CATANIA – L’omicidio di Daniele Di Pietro aveva scosso Catania un anno fa. Il delitto poi aveva fatto scattare un’escalation di violenza con vendette e ritorsioni da parte della famiglia della vittima contro i presunti autori dell’agguato che aveva seminato terrore al Viale Bummacaro e in tutta Librino. Braccati dai carabinieri i tre fratelli Davide, Michele e Antonino Celso si presentano uno alla volta in Caserma poche ore dopo il fatto di sangue e scatta il programma di protezione. Coinvolto anche un minore nell’agguato del settembre 2014: dietro la scelta di ricorrere alle pallottole la spartizione di una piazza di spaccio ma anche antichi rancori e dissidi tra la vittima e i fratelli Celso. L’indagine si è chiusa in pochi giorni e oggi si è aperto il processo davanti alla Corte d’Assise per Antonino e Michele Celso, il fratello Davide ha infatti scelto di essere giudicato con il rito abbreviato. Il minore, appena sedicenne, è stato condannato dal Tribunale dei Minorenni a 16 anni di reclusione. Si tratta della sentenza di primo grado.
Il processo in Corte d’Assise ha subito una battuta d’arresto, i difensori, tra cui l’avvocato Vito Perrone, hanno presentato ai giudici diverse eccezioni e hanno chiesto che si ritorni in sede di udienza preliminare. Per gli avvocati della difesa sarebbe nulla la notifica dell’avviso di conclusione indagini che è stata inviata tramite Pec (Posta Elettronica Certificata). Leso secondo gli avvocati anche il diritto di difesa visto che non sono stati resi fruibili gli oltre 40 file audio e video delle intercettazioni: il consulente informatico della difesa ha verificato che alcuni di questi supporti informatici non erano visionabili. Eccezione è stata sollevata anche per la procedura con cui è stato gestito il deposito del fascicolo della difesa durante l’udienza preliminare. Il pm Monia Di Marco si è opposta integralmente a tutte le eccezioni e ha ricordato alla Corte come queste stesse fossero già state rigettate dal Gup. Anche i legali delle parti civile ha chiesto alla Corte di non accogliere le richieste dei legali della difesa e di procedere con il dibattimento. I giudici si sono riservati di decidere nel corso della prossima udienza.
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