Il sentimento comune che inevitabilmente in questi anni drammatici per la vita sociale del nostro paese si è formato avverte la politica come una cosa sporca, come un’attività quasi assimilata alla truffa e al furto. E’ sufficiente verificare questo sentimento comune guardando qualunque indagine demoscopica o in maniera più casalinga chiedendo agli avventori del bar sotto casa “che cosa ne pensa della politica?” Di questo sentire non è esente nemmeno la Chiesa italiana che probabilmente non si è ancora ripresa dall’arpionamento e uccisione della Balena Bianca che per tanto tempo ha svolto la funzione fondamentale di collegamento tra Chiesa e Politica. Così capita che a parte gli interventi dei vescovi, di Politica (sempre con la “P” maiuscola) in ambito ecclesiale si parli ben poco: preti e fedeli ne rifuggono, anatemizzano la politica e si allineano a questo sentire comune della politica sporca, non disdegnando però, come tutti gli altri, di cedere alle volte al “politico promettente” che non avrà un mirabile cursus honorum, ma è avvezzo all’attività promissoria.
Considerare la politica come una cosa sporca non è un gran contributo alla comunità civile e probabilmente la sua cattiva fama è dovuta al fatto che per troppo tempo sia la Società che la Chiesa hanno abdicato a quella fondamentale educazione alla Politica, che una volta era tipica della gioventù italiana che nelle scuole e nelle università non solo sapeva che cosa era la politica, ma ne discuteva e la faceva anche con passione. La Chiesa stessa ha formato nelle sue associazioni e nelle sue parrocchie generazioni di ottimi politici e di elettori consapevoli, perché ha instillato nei loro cuori una Politica, che come afferma il documento conciliare Gaudium et spes, è “arte nobile e difficile” ovvero una delle più alte forme di carità verso il prossimo come amava insegnare quel gigante della Politica e della fede che fu don Luigi Sturzo. Ecco che allora appare necessario per la Società ed anche per la Chiesa rivitalizzare e dare linfa nuova al rapporto con la Politica, e ciò è particolarmente necessario per la Comunità ecclesiale poiché non si può essere, come ripeteva don Bosco , dei buoni cristiani senza essere degli onesti cittadini. Così configurato il rapporto Chiesa e Politica è un binomio assolutamente fertile e capace di dare ottimi frutti non solo per la comunità ecclesiale ma anche per quella civile. Al contrario risulta assai nocivo, se non mortifero, il rapporto tra Chiesa e potere, un potere che storicamente ha sempre cercato di imbrigliare la fede per utilizzarla come instrumentum regni, ma non bisogna andare tanto lontano nel tempo poiché anche oggi assistiamo ad abili tecniche di seduzione delle gerarchie ecclesiastiche e della comunità credente da parte di chi ha bisogno di voti, ma soprattutto di una Chiesa accomodante che messo da parte il suo ruolo profetico di denuncia del male e del peccato , si adatta ad un ruolo ornamentale alla corte del potente di turno. Già sant’Ilario di Poitiers nel IV secolo metteva in guardia i cristiani dalle lusinghe dell’imperatore Costanzo: “Noi non abbiamo più un imperatore anticristiano che ci perseguita, ma dobbiamo lottare contro un persecutore ancora più insidioso, un nemico che lusinga; non ci flagella la schiena ma ci accarezza il ventre; non ci confisca i beni (dandoci così la vita), ma ci arricchisce per darci la morte; non ci spinge verso la libertà mettendoci in carcere, ma verso la schiavitù invitandoci e onorandoci nel palazzo; non ci colpisce il corpo, ma prende possesso del cuore; non ci taglia la testa con la spada, ma ci uccide l’anima con il denaro” (Ilario di Poitiers, Contro l’imperatore Costanzo 5). I tempi di Ilario non sembrano tanto lontani: oggi non c’è l’imperatore Costanzo ma c’è il politico che è pronto a garantire alla Chiesa privilegi e regalie pur di ottenere il consenso e il silenzio. La comunità dei credenti davanti a questo pericolo ha solo una difesa: la fedeltà al Vangelo che annuncia il rovesciamento dei potenti dai troni e l’esaltazione degli umili (cfr. Lc 1,52), quel Vangelo dove i protagonisti sono i poveri, che non sono solo gli indigenti ma tutti coloro che in umiltà confidano unicamente nella potenza di Dio e rifuggono da qualunque potere mondano. Nella fedeltà al Vangelo la Chiesa si libera dai lacci del potere e in questo i credenti trovano le ragioni di un impegno politico che è inteso unicamente come concretizzazione dell’amore per Dio e per i fratelli.
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