PALERMO – Il clamore è stato notevole. E non poteva essere diversamente, visto che di mezzo c’era Lampedusa. L’isola che negli ultimi anni è diventata più che un simbolo, quasi un luogo metafisico. Ma anche un brand vincente per politici e creativi d’ogni genere, un po’ come l’antimafia delle origini. Un moloch che nel weekend ha subito una sorta di sfrontato “attentato” dal sindaco Totò Martello. Non esattamente un salviniano, ma la faccia storica della sinistra nell’isola pelagica. Martello alle recenti amministrative ha fatto un sol boccone della sindaca superstar Giusi Nicolini, icona dell’accoglienza ricevuta alla Casa Bianca da Obama e lodata dagli U2, finita addirittura terza alle urne e bocciata da tre quarti dei suoi compaesani, a conferma dell’evangelico adagio per cui nessuno è profeta in casa propria.
La querelle Martello-Nicolini ha trovato ospitalità sulle pagine dei quotidiani nazionali ed è stata ripresa dai principali network. Riproducendo a livello mignon la dicotomia nella sinistra tra i puristi dell’accoglienza e la linea law and order del ministro dell’Interno Minniti.
Martello aveva parlato di un’isola “al collasso”, chiedendo la chiusura dell’hot spot e lamentando i fastidi arrecati dai migranti che “bivaccano”, “si ubriacano e molestano le donne” e che sarebbero responsabili di furti ai danni dei commercianti. Un grido d’allarme abbastanza vago. A cui Nicolini risponde così in un’intervista a Repubblica: “Ma vi pare che un tunisino che ruba un’anguria, dopo vent’anni di sbarchi, possa costituire un’emergenza? Non mi sembra ci siano altre denunce, e io a Lampedusa ci vivo”. Anguria o non anguria, il sindaco Martello ha ridimensionato il suo allarme, spiegando che bisognava “alzare la voce” per farsi sentire. “Se qualcuno vuole speculare sulle mie parole è libero di farlo, ma qui il tema non è né il razzismo né l’intolleranza: il punto è il rispetto dell’ordine pubblico e delle regole”, dice Martello, con piglio “minnitiano”. Con tanto di risposta all’ex sindaca-icona: “Purtroppo devo constatare che chiedere che anche i migranti rispettino le stesse regole che valgono per i lampedusani e per gli altri cittadini italiani, secondo qualcuno significa essere ‘razzista’ se non addirittura ‘terrorista’ (Nicolini ha accusato Martello di voler fare “terrorismo”, ndr). Chi parla così vive in un mondo capovolto: un terrorista è colui il quale sovverte l’ordine pubblico, non chi chiede che venga rispettato. Lampedusa è stata, è, ed intende continuare ad essere un’isola di accoglienza”.
Alla fine, poche ore dopo aver sollevato il caso, Martello ha detto che l’emergenza è rientrata. Beccandosi un’altra reprimenda dalla Nicolini che su facebook scrive: “Dopo tutta questa vergognosa farsa inscenata sul nulla, arriva un comunicato dell’attuale Sindaco/terrorista con il quale si afferma che l’emergenza è rientrata. La verità è una: l’emergenza non c’era”. Di certo sembra solo esserci che i nervi lampedusani sono alquanto scoperti. Come quelli della sinistra tutta su un tema in cui si scoprono crepe nascoste troppo a lungo.