L'antimafia di Lombardo - Live Sicilia

L’antimafia di Lombardo

La polemica sulle intercettazioni
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“Semmai va rimarcato che il sentimento contro il Presidente dei vari soggetti presunti malavitosi, le cui propalazioni sono state acquisite agli atti di cui indiscrezioni giornalistiche riportano solo frasi intercettate, viene reso solamente in termini di disprezzo, rancore e odio sino all’auspicio di una mozione di sfiducia, ipotesi peraltro tante volte riecheggiata più o meno palesemente, negli ambienti politici che avversano il governo in carica”. E’ una nota degli avvocati di Raffaele Lombardo. L’accostamento è finissimo e si basa sulle suggestioni del non detto. In ballo la mozione di sfiducia auspicata dai “presunti malavitosi” e “tante volte riecheggiata” dagli avversari del governatore. Sottile vena da legulei. Mica si scrive chiaramente che i nemici del Lombardo Quater lavorano per trame oscure nell’ombre, a petto del fulgore angelico del presidente. Si mettono, casualmente, una accanto all’altro, le parole dei boss e i giudizi della politica, come per pesarli distrattamente sulla stessa bilancia. E chi legge – se vorrà – si prenderà la briga di muovere, secondo la logica tratteggiata, il passettino finale. Chi si oppone a Lombardo è un frequentatore di porti delle nebbie e del malaffare.

Forse, allora, è utile riascoltare le intercettazioni. Eccone una.  “Ho rischiato di dare la vita e la galera per lui” è “venuto da me di notte, è stato due ore e mezza” ma “ora neanche se viene il Padre eterno lo aiuto”. Così il boss presunto di Ramacca, Rosario Di Dio, parla a un amico dei suoi presunti contatti con il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, in un’intercettazione compiuta da carabinieri Ros nell’inchiesta Iblis. Ancora. “Questo bastardo – esplode Di Dio la sera del 19 dicembre del 2009 mentre davanti la Tv vede Lombardo – e’ un pezzo di m…”, è “munnizza”, un “gesuita” è un “gran cornuto” che ci cercava quando non era nessuno”, e arrabbiato aggiunge: “sono dovuto andare al voto” ma la mia famiglia voti al presidente non gliene ha dati”.

Appresso. “Ma perché non gli fanno una mozione di sfiducia e lo mandano a casa?”. E’ l’auspicio nei confronti del presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, espresso durante un colloquio al quale è presente il presunto boss Rosario Di Dio Intercettato da carabinieri del Ros nell’indagine Iblis, che si lascia andare a una previsione: “questo dura cinque anni, te lo dico io….”. Sono diverse le lamentele di esponenti della cosca, che emergono dalle intercettazioni. Come quella del rappresentante provinciale di Cosa nostra, Enzo Aiello, che al geologo Giovanni Barbagallo dice che “un messaggio a Raffaele Lombardo gli si deve fare arrivare…”. “Non solo – aggiunge – non scordatevelo, gli ho dato i soldi nostri! Del Pigno… glieli ho dati a lui per la campagna elettorale…’”.

Un’altra parte di discorso. Lo stesso Aiello si lamenta per la decisione di Raffaele Lombardo di mettere dei magistrati nel suo governo: “Questo è un cornuto che non ce n’é! …, come gli ha messo due della Dda nella giunta regionale?”. Secondo il presunto boss “se ti conservi la vipera nella tasca, prima o poi ti morde!”. “Ma scusa – dice rivolgendosi a un suo affiliato – ma allora questi voti perché glieli abbiamo dati?” Aiello, in altre circostanze, citando l’atteggiamento di ‘chiusura’ adottato da Raffaele Lombardo, ai suoi sodali spiega che occorre puntare sempre sulla Regione perché, spiega, “é lì che a noi ci interessa….”.

Sono voci da maneggiare con prudenza. Raccontano il disprezzo per Raffaele Lombardo, è evidente. Ma è un sentimento di odio e rancore che parrebbe sgorgare da un presunto tradimento subito – non reale magari, ma percepito come tale – da presunte promesse non mantenute. “Perché gli abbiamo dato i voti?”, è la domanda. E c’è un’affermazione stridente: “Ci cercava quando non era nessuno”.

Sono sicuramente millanterie di mafiosi che non vanno prese sul serio, visto che la Procura non ha ritenuto di procedere. E poi Lombardo è un uomo duro come il diamante: non ce lo vediamo in incontri confidenziali e notturni con chicchessia. Oppure, se proprio vogliamo prenderle sul serio – cari avvocati –  le chiacchiere criminali vanno assorbite e interpretate integralmente. Non solo nel segmento che fa comodo e che permette il solito, vecchio giochino politico con la bandiera dell’antimafia.


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