L'archivio del mago del contatore | Quella pen drive con 6mila nomi - Live Sicilia

L’archivio del mago del contatore | Quella pen drive con 6mila nomi

Da sinistra Giovanni Mirabile e Lino Caruso

Il supporto informatico dell'elettricista considerato un abilissimo manipolatore dei contatori Enel è nelle mani dei poliziotti della Sezione reati contro la pubblica amministrazione. L'inchiesta approdata all'avviso di conclusione delle indagini potrebbe essere solo l'inizio.

PALERMO - LE INDAGINI SUI FURTI DI ENERGIA
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PALERMO – “Prendi la pen drive nera…che poi ci metti le canzoni di Gigi D’Alessio”, diceva Lino Caruso ad un suo presunto complice. Altro che musica, la pen drive era l’archivio contenente migliaia di nomi e numeri dell’elettricista considerato un abilissimo taroccatore di contatori Enel.

Caruso è finito sotto inchiesta per associazione a delinquere e furto aggravato di energia assieme ad altre nove persone, fra elettricisti e intermediari. Solo di furto, invece, rispondono i clienti di Caruso – titolari di note attività commerciali e proprietari di case private – che a lui si sarebbero rivolti per abbattere il costo della bolletta. Finora ne sono stati identificati 123 ma il supporto informatico – l’archivio segreto di Caruso – è nelle mani dei poliziotti della Sezione reati contro la pubblica amministrazione. L’inchiesta approdata all’avviso di conclusione delle indagini potrebbe essere solo l’inizio. Le verifiche e l’incrocio dei dati prosegue. Si parte dalla pen drive – marca Kingston – di colore nero sequestrata nel 2012 nel magazzino di Caruso, al civico 27 di via Assoro, a Borgo Nuovo. Conteneva 6.115 file corrispondenti ad oltre 1500 utenze Enel “già manipolate dal gruppo di Caruso, dicono gli investigatori, sin dal 2006 e fino al giorno della perquisizione”. Ad ogni file corrisponde il numero del contatore, la data e l’orario dell’intervento: dati che consentiranno di risalire agli utenti come già avvenuto per i clienti finiti sotto inchiesta. L’elenco dei file è stato trasmesso dai pubblici ministeri Maurizio Agnello, Renza Cescon e Gaetano Guardì all’Enel, dalla cui segnalazione è partita l’inchiesta.

Fu un anonimo a segnalare le irregolarità in un condominio di via Salvatore Cappello, a Brancaccio, dove abitavano i parenti di un dipendente Enel. Quando gli ispettori della società si presentarono nel palazzo scoprirono che i contatori erano stati taroccati con il metodo della regressione. Qualcuno era stato in grado di alterare il dato dei consumi, intervenendo elettronicamente in un modo finora sconosciuto. E così partirono le verifiche in altre zone della città. Fino a quando, e siamo all’inizio del 2012, un caso simile a quello di via Cappello fu riscontrato al bar Bristol di via Emerico Amari, dove i poliziotti i piazzarono con le telecamere. Alle 16 e 40 del 24 gennaio di tre anni fa venne filmato l’arrivo di due persone che poi sarebbero state identificate in Caruso e in Giovanni Mirabile ex dipendente Enel licenziato.

Caruso aveva un pacco sottobraccio. Si sarebbe trattato del contenitore precedentemente smontato e taroccato nel magazzino di via Assoro. A quel punto gli spostamenti dei due furono monitorati in giro per tutta la città e le loro conversazioni intercettate. Ne è venuto fuori un quadro di super lavoro. Le visite a domicilio erano continue. Il telefono di Caruso squillava in continuazione. Cosa ci avrebbe guadagnato l’elettricista? “Soldi per ogni singolo intervento”, sostiene l’accusa che sta passando al setaccio la situazione patrimoniale dell’indagato che in passato aveva già avuto guai con la giustizia, ma ne era uscito pulito.

Caruso risulta titolare di una ditta di impianti elettrici che tra il 2007 e il 2012 ha denunciato al fisco utili compresi fra 400 e 9.500 euro. Cifre considerate irrisorie e incompatibili con il suo tenore di vita. In particolare, con i soldi spesi per festeggiare le nozze d’argento, per comprare un Suv Volvo modello XC90 (del valore di circa 50mila euro), un furgone Ford Transit (del valore di oltre 15 mila euro), un motociclo Piaggio Mp3 (circa 7 mila euro) una Smart (oltre 12 mila euro). E soprattutto, per giustificare l’acquisto di una villa con terreno alle spalle della clinica La Maddalena. Prezzo pattuito con il venditore: 400 mila euro, di cui 215 mila già versati a titolo di caparra. Ecco perché, secondo l’accusa, l’attività sui contatori Enel era piuttosto redditizia.


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