PALERMO – “Procedere alla stabilizzazione del personale utilizzato nei siti culturali, che da ben 25 anni lavora senza alcun diritto riconosciuto e senza prospettive di pensionamento”. Lo afferma una nota della Fp Cgil Sicilia che torna a sollecitare la definizione della vertenza “in modo da dare certezza occupazionale a queste importanti risorse, umane professionali, che svolgono una preziosa attività, grazie alla quale le strutture dell’Isola possono essere aperte e fruite dal pubblico”.
Lo ha fatto nelle riunione svoltasi a Palermo, presso il competente Dipartimento, alla presenza dell’Assessore regionale Francesco Paolo Scarpinato: “La situazione dei lavoratori – affermano il segretario generale, Gaetano Agliozzo, e la segretaria regionale, Monica Genovese – è resa difficile anche dai ritardi che riguardano il pagamento dell’integrazione oraria del mese di dicembre 2022, che sicuramente non potrà essere pagata prima del prossimo maggio, e il pagamento da parte del Dipartimento Regionale Lavoro del sussidio del mese di marzo”.
Inoltre “i lavoratori, che subiscono questa situazione da troppo tempo, operano, spalla a spalla, con i dipendenti regionali e, grazie al loro servizio, permettono l’apertura di gran parte dei siti culturali siciliani, senza il riconoscimento di alcun diritto”. Non solo. “Si sobbarcano anche le spese di viaggio per raggiungere i siti, a volte distanti anche 40-50 km dalla loro residenza. Nonostante la Legge di Bilancio abbia riconosciuto la possibilità di integrazione oraria fino al completamento delle 36 ore per un periodo di tre anni, nessun passo in avanti ad oggi è stato compiuto”.
La Fp Cgil Sicilia ritiene che “ciò non possa più essere tollerato – concludono Agliozzo e Genovese – e chiede che vengano utilizzate le somme disponibili, sia dell’assegno di sussidio che di quelle d’integrazione oraria, per porre in essere tutti gli strumenti necessari alla stabilizzazione di questo personale e per dare finalmente la giusta attribuzione di quei diritti che ogni essere umano dovrebbe avere riconosciuti, e che sono stati e, a tutt’oggi, sono negati”.