Le dichiarazioni di Tranchina - Live Sicilia

Le dichiarazioni di Tranchina

Sabato scorso Fabio Tranchina aveva già riempito le pagine di un verbale. Vi proponiamo i passaggi principali delle dichiarazioni rese ai magistrati di Firenze.

Così inizia il rapporto con Giuseppe Graviano

“Mio Cognato Cesare Lupo aveva dei cantieri edili e mi disse che aveva un amico latitante e mi chiese se volevo conoscerlo per assisterlo. Accettati e conobbi Giuseppe Graviano. .Era il 1991. Con Graviano non c’erano colloqui, non avevo capito la reale importanza del soggetto, a me interessavano i soldi che mi consentivano di vivere.

La stagione delle stragi

“Una settimana prima della strage di Capaci Giuseppe Graviano mi disse di non passare dall’autostrada e poi compresi l’avvertimento dopo che avvenne l’attentato. Lo stesso per la morte del dottor Borsellino. Più vole prima mi fece passare da via D’Amelio riaccompagnandolo e io non capivo cosa dovesse vedere. Poi, mi chiese di trovargli un appartamento in via D’Amelio, ed infine, visto che non l’avevo trovato, ebbe a dirmi che allora si sarebbe messo comodo in giardino. In via D’Amelio dove è avvenuta la strage in effetti c’è un muro ed un giardino”.

Il mistero dei telecomandi

“Dopo la strage di Capaci e prima, o subito dopo, la strage di via D’Amelio, ma mi sembra dopo, Giuseppe Graviano mi chiese di comprargli un telecomando Uht che gli serviva, mi disse, per un cancello. Mi mandò da Pavan a Palermo e costò un milione e 400 mila lire o un milione e 600 mila lire. Mi disse di non dare il mio nome e infatti dissi al negozio che mi chiamavo Terrano o simile. Prima me ne chise uno e poi un altro. Questo fatto dell’acquisto dei telecomandi lo sappiamo solo io e Giuseppe Graviano. Mi disse di non aprirli che dovevano essere modificati e che erano ottimi finché non li trovavano ed io chiesi come fosse possibile che qualcuno li trovasse se li consegnavo a lui e lui rispose che magari potevano non funzionare e quindi essere ritrovati se non scoppiavano. Di qui ho capito che servivano per gli attentati”.

Un uomo al servizio dei boss

“Io non ho prestato rituale giuramento di adesione a Cosa nostra, e Giuseppe Graviano infatti mi diceva che non doveva farmi conoscere nessuno, ma in realtà di persone ne ho conosciuto tante. Dopo l’arresto dei Graviano ho curato la latitanza di Fifetto Cannella. Poi ebbi a sapere che stavano per catturarmi e in effetti poi venni arrestato”.

Il fallito attentato al commissario Rino Germanà

“Sono inoltre a conoscenza dei fatti dell’attentato al dottore Germanà. Un giorno Giuseppe Graviano mi disse di andare ad un villino di Triscina e venne Matteo Messina Denaro a prenderlo. Io rimasi con la fidanzata di Graviano, ora sua moglie. Dopo un paio d’ore li vidi tornare e mi dissero che era andata male e che il tizio era ancora vivo. Io non sapevo di cosa si trattava. Poi vedo sul giornale dell’attentato e chiesi a Graviano cosa era successo e mi disse delle tre armi usate e che due si erano inceppate”.

Il pentito Giovanni Drago condannato a morte

“Una volta fui invitato nel paese di Omegna perché pensavamo che lì potesse trovarsi il collaboratore Drago. Il luogo mi fu indicato da omissis. Poi io ci andai insieme con due persone come indicatomi da Graviano. Li incontrai sul traghetto, un era Gioacchino Calabrò.

Il riciclaggio dei soldi dei Graviano

“A omissis portai 10 o 20 milioni di lire per conto di Graviano. Era un riciclatore, mise su una gelateria con la novità dell’epoca, il gelato allo Yogurt. Lo conobbi a casa dei miei suoceri, ora deceduti. Omissis è parente di mio cognato, credo tramite la moglie. Graviano però mi diceva di avere dato a omissis tutti i soldi che erano serviti per impiantare la gelateria”.

Il mancato arresto del boss di Brancaccio

“Nel 1992 fui fermato per un controllo a Borgo Ulivia a Palermo ed avevo in auto Giuseppe Graviano al quale però non chiesero i documenti. Forse si trattava di carabinieri. Avevamo la radio per sentire le comunicazioni dei posti di controllo ma forse era sintonizzata sulla frequenza della polizia. All’epoca Graviano aveva un documento intestato a Tommaso Militello”.

I viaggi e le stragi in continente

“Nei viaggi con me venivano Giorgio Pizzo, Cosimo Lo Nigro, io generalmente portavo i soldi ai Graviano. Ricordo che avevano una villa in Verisilia, bellissima. Ricordo che era in affitto e che in precedenza era stata di un importante calciatore”.

La potenza economica del clan

“Da Palermo Giuseppe Graviano partiva sempre con me e lo portavo alla stazione di Messina. Poi, io gli portavo i soldi dove si trovavano. La potenza economica dei Graviano è più importante di quanto si possa pensare. All’epoca molti affari glieli curava Cesare Lupo. Successivamente li curava la sorella Nunzia Graviano, quando uscita dal carcere”.

Ecco chi comanda oggi a Brancaccio

“Attuale capo mandamento di Brancaccio è omissis (il nome sarebbe quello di Giuseppe Arduino ndr) con una specie di triumvirato con mio cognato Cesare Lupo e omissis (ruolo di primo piano avrebbero anche Giuseppe Faraone e Antonino Sacco ndr). I Graviano decidono ancora chi deve essere il capomandamento.

Gli imprenditori collusi con i boss

(in un paragrafo pieno di omissis si fa riferimento a una serie di imprenditori che ripiulirebbero i soldi dei fratelli Graviano ndr)

Omissis è un riciclatore di denaro dei Graviano, come mio cognato. Omissis ha omissis all’amministrazione, come pure Marcello Tutino, il fratello di Vittorio che lavora in un magazzino”.

I summit della morte

“Dopo l’arreso dei Graviano si facevano appuntamenti senza particolari precauzioni. Accompagnai Fifetto Cannella a casa credo di Francesco Giuliano, detto Olivetti, e stranamente mi disse di entrare, io non entravo e non partecipavo mai alle riunioni. Ed in quell’occasione decidevano di andare a uccidere a Roma Contorno e Lo Nigro ne mostrava la foto. Poi parlavano di uccidere tale Casella, Giorgio Pizzo poi si accorse che ero presente e mi fece allontanare. Il motivo dei movimenti dei Graviano del ’93 nel centro e nord Italia era anche per sfuggire alla pressione su Palermo che dopo le stragi siciliane del 1992 era particolarmente forte”.

Gli insospettabili amici del capomafia

“Poi c’erano due ragazzi di Roma, una coppia, che ho visto, avevano due o tre anni più di me, avevano un bambino. Erano il punto di appoggio a Roma di Giuseppe Graviano. E nell’estate vennero a Palermo ospiti al mare dei Graviano”.

I Graviano e le stragi

“I Graviano dopo l’arresto di Riina hanno portato avanti le stragi per trovare una trattativa con lo Stato. Giuseppe Graviano adorava Riina, ebbe a dirmi che eravamo tutti figli suoi . Il giorno dell’arresto di Riina Graviano mi disse che ci sarebbe stata una guerra, nel senso che come fare le leggi glielo dovevano fare capire loro, anche se avevano le loro assicurazioni. Ricordo che alle elezioni venivano indicazioni di voto per Forza Italia. Graviano non mi ha mai fatto il nome di Dell’Utri, però con frasi del tipo noialtri le persone le abbiamo, o fanno quello che gli diciamo o gli rompiamo le corna”, mi faceva comprendere”.


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