'Le grandi stragi, tra Stato e Mafia': "Uomini, non vittime"

‘Le grandi stragi, tra Stato e Mafia’: “Uomini, non vittime”

La prefazione del libro di Fabio Granata e Penne Nanni è firmata dal magistrato catanese Sebastiano Ardita

Questa non è una storia di vittime. Protagonisti, sì: non altro. Con Trentanni e un giorno. Le grandi stragi, tra stato e mafia (Algra Editore), Fabio Granata e Peppe Nanni riavvolgono il nastro di un film e mettono ordine a vicende umane di uomini – di caduti – che meritano di essere raccontati in maniera diversa: mettendo al centro il loro dinamismo e la loro volontà. Restituendoli al ruolo di attori, non di santini. “La differenza – spiegano – è importante per non cadere nella spirale di depressione, retorica e impotenza che minaccia di travolgere chi voglia ricostruire le vicende tragiche e spesso incredibili che ruotano intorno a Cosa Nostra e ai tanti segreti di Stato. ‘Per non dimenticare’ è la scolastica ingiunzione di una retorica che neutralizza la carica energetica di biografie esemplari, confinandole nel rituale delle commemorazioni ufficiali: ‘Giornate della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafia è, dove, anche aldilà delle intenzioni, lo spreco di maiuscole serve in fondo a nascondere che non chi non ricorda ma chi non capisce il passato è condannato a ripeterlo, isolando gli eventi dalla catena del loro accadere”.

Il presente storico  

Un testo scritto, dunque, per “capire in quale prospettiva Falcone e Borsellino hanno agito, e prolungare la gittata del loro sguardo fino al nostro presente, significa corrispondere alle intenzioni dei protagonisti, restituendogli quel ruolo attivo nel provocare i cambiamenti che hanno incarnato, dilatando così il loro tempo e il loro operato, anziché rinchiudersi nell’indignazione sterile dello stereotipo di un ricordo che sottintende rassegnazione”.

Il magistrato

L’introduzione è affidata a Sebastiano Ardita, magistrato siciliano già membro del Csm e saggista. “Quelli descritti da Fabio Granata e Peppe Nanni – scrive – sono Uomini che non vogliono piegarsi alla paura di morire e al quieto vivere; che si passano un testimone di mano in mano, di funerale in funerale, dentro un patto di fedeltà ai propri valori suggellato dal sangue di chi lo ha passato e di molti di coloro che lo hanno raccolto”. 

E ancora: “Ma non illudetevi sul fatto che questa raccolta di storie sia solamente un omaggio al passato – ammonisce Ardita – una celebrazione di eroi di un mondo distante in cui si narra di una tirannide oramai sconfitta. Non poteva essere questo lo scopo degli autori e non può questa narrazione che puntare a un obiettivo opposto. Essa ci riporta infatti alla ciclicità delle cose umane e ci spinge a interrogarci su cosa accadrà quando l’atteggiamento di noncuranza rispetto alla organizzazione degli interessi di mafia consentirà la ricostituzione di un apparato militare e di relazioni capace di rimettere in campo una opzione violenta. A chiederci cosa accadrebbe se la società civile politica e giudiziaria continuasse a retrocedere alla condizione di trent’anni fa e tornasse l’atteggiamento molle delle istituzioni a far da cornice alla ritrovata libertà dei mafiosi dell’era stragista”.

Orientamenti 

Chi sono le firme di questo volume? Che storia hanno? Ce lo dice, tra i margini di un testo implicito, lo storico e curatore della collana Interim Marco Iacona: “Gli autori, Fabio Granata e Peppe Nanni – peraltro studiosi affermati – da decenni svolgono opera di intellettualizzazione di uno spazio politico nel quale crisi e rovine non possono costituire un alibi per un’ancor più rovinosa cultura o etica del non-fare”.


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