Le intercettazioni di Buda: i segreti del sequestro degli 'Opera Prima'

Le intercettazioni di Buda: i segreti del sequestro degli ‘Opera Prima’

L'analisi della guardia di finanza e le conversazioni registrate

CATANIA – Due bar di lusso, un incastro societario e l’ombra di relazioni pericolose. La guardia di finanza ha sequestrato gli Opera Prima di Corso Italia e piazza Umberto, sarebbero riconducibili a Orazio Buda, cugino del boss Orazio Privitera.

L’analisi societaria

La guardia di finanza ricostruisce l’assetto societario della Royal Srl, che gestisce i due noti bar Opera Prima nei salotti buoni della città. Pochi anni dopo la costituzione, la gestione delle attività commerciali – ricostruisce il tribunale etneo – transita nella Speciale Boys Srl. Ma chi c’è nella Royal? Compare Angela Privitera, moglie di Alessio Santo Buda, socio al 98% con un capitale di 882 euro versato e Vincenza Coco, la suocera di Orazio Buda, col 2% e 18 euro di capitale.

Due mesi dopo la nascita, con un capitale di 900 euro, acquisisce un ramo d’azienda col “patto di riservato dominio” da 45 mila euro: 1.800 euro al mese da versare. A questi costi si aggiunge il canone di locazione da 31.200 euro l’anno, a fronte di un contratto stipulato “addirittura” un anno prima della nascita della Srl. “Gli impegni economici assunti – si legge nel provvedimento di sequestro – appaiono sproporzionati rispetto alle ridotte capacità economiche” delle due socie.

La Privitera vende un’auto a poco meno di 20 mila euro e la Royal non si ferma. Stipula un contratto di locazione da 72 mila euro l’anno, per gestire il bar di piazza Umberto e affronta una “copiosa” ristrutturazione dei locali.

La Speciale Boys Srl

Nel 2019 nasce la Speciale Boys Srl, con sede a piazza Umberto, nel bar gestito dalla Royal. Dopo poche settimane subentra nella gestione del locale di ristorazione, con un nuovo contratto di locazione da 55 mila euro l’anno. A conti fatti, la Royal ha speso già 144 mila euro in due anni, ha eseguito la ristrutturazione e cede tutto alla nuova società.

I volumi di affari crescono continuamente, ma l’operazione per la Royal è “assoutamente antieconomica e spiegabile solo in un formale avvicendamento tra le due società nella gestione del bar Opera Prima di piazza Vittorio emanuele”, che resterebbe “di fatto nella disponibilità di Orazio Buda attraverso lo strumento dell’interposizione dei suoi familiari”.

Buda avrebbe intestato fittiziamente le quote societarie dei bar per evitare nuove confische, come avvenuto nel 2014

Il pagamento dei fornitori

La guardia di finanza intercetta Orazio Buda e registra alcune conversazioni in cui si “vanta” di essere il proprietario dei bar Opera Prima e di gestirli in prima persona, “mentre la nuora – scrivono i giudici – riveste nei fatti il ruolo di semplice impiegata addetta alla cassa”. Buda controlla le fatture dei fornitori ed esegue i pagamenti. “Te lo ha detto tuo padre – chiede un macellaio al figlio di Buda – che ancora ci sono 105 dell’altra Volta?…mi ha detto che doveva passare tuo padre e non è passato, gli ho chiamato e mi ha detto che oggi me li manda…”.

Le intercettazioni di Orazio Buda

“Io ho tre figli, ho tre figli, ho il bar, io non ci vado, che vuoi che metto tutto a rischio, mi hanno tolto quasi tutte cose, io ho il bar qua in via Umberto, neanche ci vado là sotto”. A parlare è Orazio Buda, intercettato dalla guardia di finanza mentre parla, all’interno di un ascensore, con un amico. “Che fai scherzi? – aggiunge Buda -. No, no in queste cose, io a Siracusa all’epoca gli ho fatto un anno di carcere, al carcere vecchio nell’85, ti ricordi?”.

Nel 2018, i finanzieri intercettano Buda mentre paga un caffè in un autogrill e, rivolgendosi alla banconista, si lamenta del prezzo: “Un euro? – dice Buda – mamma mia questa è estorsione, no! No! Fate estorsioni! Io signora ho due bar, ne ho due bar a Catania, parliamo di bar, qua stiamo parlando…io ho due bar importanti!”.

Il trojan nel cellulare di Buda, registra un’altra conversazione, quella con Maurizio La Rosa detto “Salvo”, su alcuni accordi commerciali per la gestione di un negozio: “Dobbiamo essere due…tre siamo troppi. Non ne devo avere…tu pensa il fatto dei miei figli…neanche si deve sapere che ci sono io…non si deve dire!”. La guardia di finanza ascoltava e adesso sono scattati i sigilli, anche grazie alle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia.

kug


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