"Le mie aziende sono fallite |L'Amg mi ha rovinato la vita" - Live Sicilia

“Le mie aziende sono fallite |L’Amg mi ha rovinato la vita”

Il geometra Pietro Ciulla

Lo scorso luglio l'Amg è stata condannata a pagare venti milioni di euro alle imprese incaricate negli anni Novanta della metanizzazione di Palermo. Ma Pietro Ciulla, socio di due delle quattro imprese coinvolte, punta il dito contro l'Amg e il Comune: "Le mie aziende sono fallite per questo, mi hanno rovinato la vita".

la disperazione di un imprenditore
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PALERMO – “Il comune di Palermo mi ha rovinato la vita”. Ha la voce rotta dall’emozione Pietro Ciulla, di professione geometra, mentre racconta del fallimento delle aziende di cui era socio, la Mediterranea costruzioni srl e la Cogepa, della causa vinta contro l’Amg e di tutte le conseguenze di una vicenda che lo ha visto perfino finire in manette.

Tutto inizia nella seconda metá degli anni Novanta, quando a Palermo si affidano i lavori di metanizzazione della cittá: appalti milionari che l’amministrazione guidata dall’allora sindaco Leoluca Orlando affida a un’associazione temporanea di imprese formata dal colosso Saipem, dalla Bonatti e per l’appunto dalla Mediterranea e dalla Cogepa. “Non era certo la prima volta che lavoravamo con enti pubblici – racconta Ciulla – siamo stati noi a realizzare molti lavori per la pubblica amministrazione, non ultimo quello di costruzione di piazza Alcide De Gasperi in vista dei Mondiali. La Saipem, capogruppo dell’associazione temporanea di imprese per i lavori di metanizzazione, si occupava solamente di fornire i materiali e le altre imprese realizzavano gli scavi fino a collocare il contatore all’utente, mentre l’Amg, per conto del Comune, ci andava pagando le fasi di avanzamento dei lavori che ammontavano a ottanta miliardi di lire”.

Ma nel 1998, al momento di pagare l’ultima tranche di venti miliardi, sorgono i primi problemi e lievitano soprattutto i costi inizialmente previsti. “Ci capitava per esempio- spiega Ciulla – di perdere ore e ore per far rimuovere le auto parcheggiate di fronte al cantiere e che impedivano l’accesso agli operai, che comunque andavano pagati anche se non lavoravano, oppure di avere altri contrattempi che comunque non mancavamo di comunicare al Comune”. Contrattempi che, a conti fatti, valgono altri 60 miliardi di lire, anche se l’Amg contesta queste somme e accuse le imprese di un ritardo di 18 mesi nella consegna dei lavori, con tanto di penale di circa da 20 miliardi di lire che annulla i 20 miliardi dell’ultima tranche mai pagata. Tesi poi rigettata dalla sentenza dei giudici.

“Ma era assolutamente falso – si difende Ciulla – nonostante questo, l’Amg si rifiutò di pagare venti miliardi, oltre ai 60 aggiuntisi man mano. Una decisione assurda che ci ha costretto a fare causa”. Causa che va avanti per le lunghe, almeno fino a quando la scorsa estate il giudice non condanna l’amministrazione a pagare i 20 miliardi di lire, nel frattempo divenuti dieci milioni di euro, piu’ altri dieci di interessi sulle opere pubbliche per un totale di oltre venti. E le motivazioni della sentenza sono tanto convincenti che l’Amg rinuncia perfino a ricorrere in appello, preferendo avviare una transazione.

“Ma nel frattempo le mie aziende sono fallite – continua Ciulla – e sono stato perfino arrestato con l’accusa di bancarotta fraudolenta: sostenevano che avevo scritto in bilancio somme in entrata inesistenti, ma erano quelle che mi doveva il Comune. Mi sono visto sbattere in galera come il peggiore dei delinquenti, la mia vita è stata distrutta”. Ciulla viene anche accusato da alcuni pentiti di aver pagato il pizzo, anche se l’aggravante mafiosa viene subito esclusa dal tribunale della libertà. Il primo grado di giudizio si conclude con una condanna a otto anni, mentre tra poco comincerà il processo d’appello. I giudici hanno infatti negato le attenuanti generiche per aver inserito nei bilanci “fittizie riserve contabili”. “Non c’è mai stata prova del pagamento del pizzo – dice l’avvocato di Ciulla, Ugo Castagna – non a caso questa ipotesi di reato è caduta sia davanti al tribunale della libertà che in primo grado. La sentenza civile che riconosce il danno subìto dalla Mediterranea conferma che il dissesto finanziario della stessa impresa fu provocato dal mancato pagamento delle riserve contabili. Contiamo di far valere le nostre tesi nel processo di appello”.

“Io ho scritto al sindaco Orlando – dice il geometra – sono stato anche ascoltato dalla Terza commissione consiliare e ho mandato lettere a tutti: al Capo dello Stato, ai vari presidenti della Regione che si sono succeduti in questi anni, avrei scritto perfino a Benedetto XVI se non si fosse dimesso. Io chiedo solo una cosa: che qualcuno ammetta di aver sbagliato e mi chieda scusa”.

Intanto, però, la vita di Ciulla è stata irrimediabilmente compromessa. “La mia casa verrà messa all’asta fra poco, non posso avere un conto corrente o comprare una televisione a rate – racconta con gli occhi lucidi il geometra – sopravvivo grazie alla pensione di mia moglie. Dopo anni di sacrifici per aprire una mia azienda, sono tornato a fare le perizie come quando avevo vent’anni. E con le imprese ho chiuso, perché venivo intercettato e seguito anche se andavo a fare un semplice sopralluogo da qualche parte. Perfino i miei familiari ci sono andati di mezzo, visto che avevano garantito con le banche per me, e sto valutando anche un’eventuale richiesta di risarcimento danni”.

“La sentenza è arrivata poco dopo il mio insediamento – commenta l’attuale presidente dell’Amg, Emilio Arcuri – e ho deciso che era meglio non ricorrere in appello. Le cose però non stanno come dice Ciulla: di quei dieci milioni, alle sue aziende sarebbe toccata una minima parte, non è certo per questo che le ditte sono fallite”.

Twitter: @robertoimmesi


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