Le miscrospie inchiodano i boss |Il summit e le regole della mafia - Live Sicilia

Le miscrospie inchiodano i boss |Il summit e le regole della mafia

I retroscena dell'operazione dei carabinieri che ha azzerato i referenti dei Santapaola a Giarre.

CATANIA – Il rombo del motore disturba le intercettazioni. Ma anche le mezze parole pronunciate da Andrea Leonardi e Giuseppe Andò, due degli indagati ammanettati questa notte nel blitz Jungo contro il clan Brunetto di Giarre, fanno capire ai carabinieri che è in corso una sorta di ‘incontro’ con pezzi grossi di Cosa nostra. Ed infatti qualche minuto dopo si sente il rumore di un’altra moto. È appena arrivato Melo Salemi, testa di serie del gruppo Santapaola di Picanello. Ci sono questioni scottanti da risolvere. Sullo sfondo, è il 29 maggio 2018, c’è l’incendio di una barca dei fratelli Giovanni e Cateno Musumeci. I due non avrebbero voluto pagare il pizzo. Ma quel rogo avrebbe scatenato un tentato omicidio, ma fuori dai confini jonici. Le pallottole arrivano a Picanello, terra di Salemi.

Giuseppe Andò, ‘u cinisi, non si lascia pregare e vomita tutto al boss santapaoliano. Ad appiccare il fuoco (e quindi autore dell’atto intimidatorio) sarebbe stato Giuseppe Cateno Russo, figlio di ‘Saro’ (storico esponente dei Brunetto di Giarre) che inoltre avrebbe tenuto i soldi dell’estorsione per sé, senza versarli nella cassa comune. Melo Salemi sembra conoscere bene la “discussione”: “Ma questa estorsione, già ne abbiamo discusso tre volte, Pippo”. E parlando viene fuori anche il nome di “Graziano”, ossia Orazio Di Grazia (arrestato nel blitz Chaos nel 2017), uomo di fiducia di Carmeluccio Oliveri, anche lui tra i 46 destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita oggi dai carabinieri.

Il confronto mafioso va avanti. E così viene fuori che in quell’estorsione c’è di mezzo un esponente del clan Laudani (in gergo mafioso i Mussi i ficurinia, ndr). Quindi per trovare la quadra, forse, sarebbe stato necessario discutere con il capo dei ‘Mussi’ di Giarre. E cioè Davide Indelicato (non indagato in questo procedimento, ndr).

Il summit diventa un abbecedario delle regole mafiose. Partendo dalla titolarità delle estorsioni.

”E che vuoi se si è fatto la società che vuoi il pizzo da quel caruso??? Non sto capendo!! Mpare che è mussu o non è mussu. La stessa cosa mi faccio un’attività c’è un’estorsione, è amico di iddu e mi chiede l’estorsione a mia. Che spacchio na a fare? Lassulu ire!!”

E poi chiariscono il “codice” sulla “territorialità” delle estorsioni.

“Ma alla fine l’ha abbandonata o non l’ha abbandonata è giusto che gli si devono dare ai paesi. ” (…) “U paese è stato sempre del paesano non ce lo dimentichiamo” (…) “Io Melo Salemi, io Melo Salemi allora estorsioni non ne posso fare, ma non perchè non voglio farle, perchè non posso!! “Cà è Brunetto” e iddu u sape, vero è? ine… e vengo qui magari a farmi la villeggiatura…Inc…io qui estorsioni non ne faccio, non posso insultare a nessuno. La strada è questa…inc”, (…)”

Su questa scia Giuseppe Andò commenta: “Infatti io questo ci dissi, ci dissi se io vengo a Picanello, ci dissi, e vengo a fare estorsioni lì, dopo come la pensi? (…) E..mi “assicuti” a colpi di pistola”.

Il tema centrale del rendez-vous torna ad essere Cateno Russo che per il “caratteraccio” è rimasto vittima di pistolettate nel tratto della Circonvallazione di Catania proprio vicino a Picanello e alla casa di Salemi. Secondo il boss quell’agguato fallito avrebbe portato a installare alcune telecamere proprio in quella zona. Un occhio elettronico che preoccupa il santapaoliano. Certo non può sapere che a inchiodarlo sarebbe stata proprio quella trasferta giarrese.


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