Le sentenze della Corte dei conti | e la doppia morale di Crocetta - Live Sicilia

Le sentenze della Corte dei conti | e la doppia morale di Crocetta

Condannati Cracolici e l'uomo scelto dal presidente al Cga. Per il governatore e Ingroia il processo. Quella contabile è o non è una magistratura?

PALERMO – C’è etica ed etica, forse. Morale e morale. Nei giorni in cui il presidente della Regione – giustamente – puntava il dito contro i Forestali accusati di reati gravi e ne sanciva l’espulsione dagli elenchi regionali, la Corte dei conti, nell’ordine, condannava il consigliere del Cga nominato da Crocetta, un assessore del suo governo e addirittura riapriva il processo contabile per lo stesso governatore, il fedelissimo Ingroia e metà della sua “ex giunta”.

Su queste condanne, che si aggiungono ad altre pronunce delle varie magistrature, su politici o burocrati vicini al presidente, però, è calato un silenzio imbarazzante. Come se Crocetta, con quelle nomine non c’entrasse nulla. O come se, in fondo, i giudici contabili fossero giudici “di serie b”, le cui pronunce valgono poco o nulla.

L’assessore all’Agricoltura Antonello Cracolici, che fa parte tra l’altro dello stesso partito del presidente, cioè il Pd, è stato condannato, è bene ricordarlo, alla restituzione di 346 mila euro per le spese “allegre” compiute in qualità di capogruppo Dem all’Ars nella scorsa legislatura. Per gli stessi motivi, Titti Bufardeci, consigliere del Cga di nomina governativa, dovrà restituirne 65 mila. Risarcimenti che non hanno a che vedere con l’attività compiuta in rapporto al governo Crocetta, è bene dirlo. Ma resta il fatto che quelle sentenze sono arrivate. E sono state serenamente ignorate dal presidente della Regione. Lo stesso, per intenderci, pronto a saltare sulla sedia, a convocare conferenze stampa e a “trasmettere gli atti in Procura” di fronte al venticello del sospetto, del semplice avviso di garanzia. E a volte anche senza quello.

Basti ricordare il modo col quale fu cacciata dalla giunta l’ex assessore Mariarita Sgarlata: non c’era ancora nemmeno una indagine, sull’ex assessore “colpevole” di aver costruito una piscina non abusiva. E si può pensare anche allo “scandalicchio” del presunto viaggio in Canada di Angelo Pizzuto, presidente del Parco delle Madonie. Dopo la convocazione dei giornalisti, le facce allegramente contrite di governatore e assessori, ecco la “cacciata” del burocrate. Poi considerata illegittima dai tribunali amministrativi.

E invece, su Cracolici e Bufardeci il silenzio. Un assessore di questo governo e un consigliere del Cga scelto dallo stesso presidente. E il silenzio del presidente ha anche accompagnato la notizia dell’accoglimento dell’appello dei pm contabili contro la sentenza che aveva sancito il difetto di giurisdizione della Corte dei conti sul caso delle assunzioni a Sicilia e-servizi. I giudici, insomma, hanno detto: “Crocetta e Ingroia vanno processati”. E insieme a loro, il processo continuerà per gli ex assessori Antonino Bartolotta, Ester Bonafede, Dario Cartabellotta, Nelli Scilabra, Michela Stancheris, Patrizia Valenti.

Eppure nei giorni in cui la Rima pronuncia dei giudici sembrava andare a suo favore, il presidente si lanciava persino in accorate recriminazioni: “Ho sempre avuto fiducia nella giustizia con la consapevolezza che sia il governo sia Antonio Ingroia avessero operato nell’interesse pubblico. Sono state mosse accuse ingiuste nei confronti del nostro governo”. Una fiducia nella giustizia di cui però non si trova traccia, almeno nei comunicati e nelle dichiarazioni ufficiali, nel giorno in cui la stessa magistratura ha deciso in senso opposto, riaffermando la necessità di andare avanti col procedimento a carico del presidente e dell’ex pm.

Magari qualcuno potrebbe pensare, sulla scorta di qualche dichiarazione passata del presidente, che in fondo per Crocetta il giudizio contabile sia cosa da poco. Come se la gestione dei soldi dei cittadini e il rispetto delle norme alla base della vita delle pubbliche amministrazioni fossero un aspetto secondario per chi amministra la cosa pubblica, su “delega” dei cittadini stessi. Basti pensare, ad esempio, alle frasi con cui Crocetta “bollò” la condanna a oltre 1,4 milioni di euro piovuta sul capo del Segretario generale di Palazzo d’Orleans, Patrizia Monterosso. Una burocrate – esterna per altro – difesa con vigore dal governatore in tutte le sedi possibili, compresa l’Assemblea regionale.

Agli occhi di Crocetta quella condanna era poco più di una multa. Una posizione che innescò la reazione piccata della presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei conti Luciana Savagnone. “Lascia perplessi – mise nero su bianco il magistrato nella sua relazione – la sottovalutazione” della portata di quella condanna “proprio da parte di chi – proseguiva – non solo dovrebbe curarne l’esecuzione, ma anche mettere ordine in un settore martoriato da scelte improvvide. L’affermazione resa agli organi di stampa, secondo cui ‘le sentenze della Corte dei conti hanno lo stesso valore di una sanzione amministrativa’, trascura di considerare che, chi emette sentenze e condanna, è un giudice e ciò fa solo dopo un’attenta valutazione dell’elemento soggettivo della responsabilità”. E il punto è proprio quello. E trascina con sé alcun domande. Quello della Corte dei conti è un tribunale oppure no? Crocetta ha avviato il recupero dei soldi dei siciliani che i burocrati regionali hanno sperperato? E il rispetto di quelle norme, violate da burocrati e politici e – secondo i pm contabli – anche dallo stesso governatore, rientra nel concetto di ‘legalità? E infine: non esisterà mica, per il presidente che ha puntato il dito contro Forestali, Pip, burocrati (solo alcuni) e politici (non tutti), una legalità di serie A e una di serie B?


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI