Le urla di un bambino | per un corpo che cade - Live Sicilia

Le urla di un bambino | per un corpo che cade

Sgomento in via Albricci

Un pomeriggio di festa che si è trasformato in tragedia per i vicini di casa di Francesco e Giuseppina Puccio. “Erano persone schive, riservate, lei non si vedeva mai. Non credevamo potessere accadere tutto questo”, commentano i vicini.

 

 

Il racconto dei vicini
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PALERMO – Occhi increduli, parole spezzate, stupore che si trasforma in silenzio perché “non c’è niente da dire”. Una giornata serena che per gli abitanti di via Alberico Albricci, dalle parti di via Messina Marine, si è trasformata nel giro di poche ore in tragedia. Una tragedia iniziata verso le 14.30 del pomeriggio con le urla di un bambino di nove anni, che abita nel piano terra dello stesso palazzo dove è avvenuto il dramma familiare, al civico 56. Il piccolo ha visto precipitare a pochi passi il corpo di Francesco Puccio, col suo fardello di dolore.

Un tonfo, le grida del piccolo e il terrore negli occhi della madre, una donna incinta subito condotta in ospedale per lo spavento. Un corpo inerme davanti ai loro occhi, proprio quello di Francesco Puccio, stimato funzionario dell’Unicredit, che da anni si occupava della sorella Giuseppina, affetta da gravi problemi psichici. “Mi hanno chiamato per dirmi che nel giardino c’era un uomo che si era lanciato dal bancone – racconta Emanuele Li Causi, vicino di casa dei di fratello e sorella -. Non avevamo sentito nulla dal mio appartamento. Mi sono affacciato e ho visto il cadavere per terra di un uomo, i vigili del fuoco e la polizia. Ancora non riesco a credere che lì a terra ci fosse Francesco Puccio”.

Persone per bene, molto schive, non si sentivano e non si vedevano mai”. E’ così che le raccontano i vicini. Lui era un uomo molto apprezzato da tutti nella zona. Lei è ricordata soprattutto per la sua grave disabilità psichica. Un problema non indifferente che pesava su questi due fratelli, rimasti soli dopo la morte della madre, avvenuta pochi anni fa. “Giuseppina si era laureata – racconta un vicino – e poco tempo dopo ha perso il senno”. “Era gente riservata – aggiunge Tommaso Arcana, un altro vicino dei due – lei non l’ho mai vista. Stavano sempre in casa”.

Ad ossessionarli una paura costante, quella di subire un furto. “Quando erano dentro non li sentivamo – commenta Angelo Giammanco -. Quando uscivano accendevano la televisione ad alto volume. Sapevamo che la signora stava male. Ma davvero non pensavamo che potesse accadere tutto questo”. Tra i primi ad arrivare sul posto Roberto Cardile, appuntato scelto della Guardia di Finanza. “Sono stato attirato dalle grida di persone che si erano già attivate per chiamare le autorità – spiega -. Io abito nel palazzo di fronte, ma da lì non avevo sentito nulla. L’unica cosa che posso dire è che mi dispiace per ciò che è successo perché prima di compiere questo gesto estremo Francesco ha fatto la stessa cosa con la sorella”. Un bravo bancario, una donna invisibile, di cui si sapeva a malapena che c’era. Sono loro “le persone schive” i protagonisti di questo indimenticabile giorno di novembre.


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