Legge "no-comment" | Chi ha voluto la norma - Live Sicilia

Legge “no-comment” | Chi ha voluto la norma

Una settimana fa è stata approvata la legge sull'editoria che contiene la norma che esclude dai benefici le testate che pubblicheranno commenti anonimi agli articoli. Ecco chi sono i padri di quel provvedimento.

PALERMO – La norma bavaglio, adesso, ha anche una firma. Anzi, più firme. Sono stati in cinque i deputati a presentare l’emendamento che prova a “mettere a tacere” i commentatori anonimi dei giornali online. Prevedendo, addirittura, la schedatura preventiva dei lettori, pena la revoca, per la testata, dei contributi previsti dalla legge sull’editoria, approvata una settimana fa.

Sono tutti di centrodestra i deputati che hanno presentato, con maggiore o minore convinzione, quell’emendamento. Che ha, ad essere precisi, un padre, innanzitutto. Il primo firmatario (che è, per prassi, l’ispiratore stesso della norma o del provvedimento) è l’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio. Ma la sua modifica, introdotta con successo nell’articolo 4 della legge, è stata sottoscritta anche da altri quattro deputati del Pdl (in questo caso, nessuna distinzione tra ‘Forza Italia’ e ‘Nuovo centrodestra’). Si tratta di Giorgio Assenza, Giuseppe Milazzo, Vincenzo Vinciullo e il vicepresidente dell’Ars Salvo Pogliese.

L’emendamento, però, per essere approvato, ha ricevuto il via libera di almeno metà dei deputati presenti. Si tratta, insomma, di una idea “lanciata” da Francesco Cascio e dai “compagni di partito”. Ma avallata da gran parte degli inquilini di Sala d’Ercole.

Per non fare torto a nessuno, però, è bene chiarire che questo emendamento ha in realtà due padri. A sollevare per primo la questione, in Aula, era stato un ex berlusconiano, convertito alla rivoluzione di Crocetta. Michele Cimino, infatti, aveva chiesto già durante le prime battute del dibattito sulla legge, quella modifica. Una richiesta che emerge dritta dal resoconto stenografico del suo intervento in Aula, datato 27 novembre scorso. In quell’occasione, Cimino chiese una riscrittura dell’articolo 8 della norma. Quello, per intenderci, che riguarda la perdita dei benefici economici della legge. Benefici ai quali il nostro giornale ha già dichiarato di essere disposto a rinunciare, pur di salvaguardare la libertà di espressione di nostri lettori.

Ma ecco l’intervento di Cimino in Aula: “Signor Presidente, onorevoli colleghi, – disse il deputato del gruppo Misto – sull’articolo 8, non potendo presentare emendamenti, chiederei al Governo di valutare la possibile riscrittura dell’articolo inserendo un secondo comma, perché ritengo importante che l’attività di informazione e di divulgazione, così come avviene poi nei siti web e sulla rete, possa rappresentare un libero dibattito facilmente individuabile per la possibilità e l’opportunità di confrontarsi e manifestare le proprie idee. Allo stesso tempo, ritengo che la rete non debba diventare una giungla violenta e magari non dare l’opportunità e la possibilità di rispondere ed appoggiare alcune tesi”.

Al parlamentare, insomma, non piace che nella jungla del web, qualcuno possa persino pensare di “appoggiare alcune tesi”. Che qualcuno possa pensare, insomma, di esprimere liberamente una opinione. “Per questo avrei pensato – ecco l’idea di Cimino – di inserire al secondo comma che “è fatto divieto”, determinando quindi il venire meno dei requisiti di cui all’articolo 4, “di pubblicare nei siti web o comunque di immettere in rete i commenti anonimi o che non sono identificati o identificabili”. E’ importante che in una legge così seria, così serena rispetto alle iniziative che si vogliono portare avanti nell’ambito dell’informazione e della divulgazione, – proseguiva Cimino – vi sia anche la possibilità che chi scrive nel web – e commenta le iniziative del web – si possa identificare, in modo tale che le risposte possano venire da un confronto sereno e pacato”.

E le preoccupazioni di Cimino sono prese in seria considerazione, in quell’occasione, anche dal presidente dell’Ars Ardizzone. “Onorevole Cimino, – ha risposto il presidente dell’Ars – in effetti lei ha posto un problema di grande attualità che riguarda il diritto di informazione in generale, così come si può esercitare il diritto all’informazione, evidenziando anche che non sono stati presentati emendamenti. Ritengo di dare la possibilità al Governo di fare una attenta riflessione e pertanto, non sorgendo osservazioni, accantoniamo l’articolo 8 per dare la possibilità di una eventuale riscrittura”. Ma la riscrittura non servirà. Perché nel frattempo verrà approvato l’emendamento dell’altro padre della norma “no-comment”. Passa il provvedimento voluto da Francesco Cascio, controfirmato dai quattro colleghi del – ironia della sorte – “Popolo delle libertà” (esclusa quella di commentare gli articoli) e votato dalla maggioranza dell’Ars. Una storia che ha già fatto sorridere l’Italia, con tanto di paginoni sui massimi quotidiani nazionali.


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