Leoluca Orlando, dallo scempio delle bare alla rinascita in Europa

Dallo scempio delle bare alla rinascita in Europa, il ritorno di Orlando

Non è mai andato via. E adesso spera in un altro posto al sole che...

Avevamo lasciato Leoluca Orlando impigliato nelle cronache misere di una Palermo in declino. Fotogrammi più o meno disastrosi: il ciaffico, la munnizza. Con un picco del dramma: le bare accatastate al cimitero dei Rotoli. Le cartoline di una città penosa.

Avevamo lasciato Leoluca Orlando ai margini della politica, convinti che la sua storia pubblica fosse ormai giunta al capitolo finale. Un libro, ecco. Denso di protagonisti, di episodi memorabili e di una carriera ragguardevole per sé e per gli altri. Piaccia o non piaccia, ‘Luca’ è ormai incasellato – nel bene e nel male – nella galleria delle personalità.

Infatti, un libro concreto, non simbolico, era pure arrivato. Una narrazione suddivisa tra il ‘giallo’, l’immancabile compiacimento e le puntualizzazioni della giornalista Constanze Reuscher che aveva firmato con il Professore. Titolo (“Enigma Palermo) e contenuto assai accattivanti.

Lo avevamo lasciato lì, Leoluca Orlando, tra quelle pagine semi-definitive. Convinti di partecipare a un festival di letteratura contemporanea. Invece era già un programma politico.

E quando il protagonista, sciogliendo le vele dei tentennamenti, si era imbarcato nella candidatura alle Europee, sotto le insegne di Avs, dopo avere a lungo bussato alla porta di un indifferente Pd, molti avevano scosso il capo.

Ancora Orlando? – quei molti pensavano, non senza logica -, ancora lui? Ma non lo avevamo lasciato ai margini? Non ha avuto e dato tutto? Perché si ripresenta? Perché vuole fare malafiura? Così mormoravano coloro che tutto sanno.

E lui, nel frattempo, era già in campo. Girava per i mercatini, partecipava alla presentazione di libri altrui, rilasciava interviste. A LiveSicilia.it, per esempio, dichiarava: “Mi auguro di riuscire a portare al Parlamento Europeo le ragioni della mia candidatura. Sono ottimista, devo dire”.

Lui scendeva in campo, ancora una volta, con la sua monumentale retorica, solo un po’ più trafelata. Con quel suo mulinare e additare complotti, furfanterie, presunti imbrogli.

Qualcuno guardava e sorrideva. Come avrebbe fatto Luca, il Professore, il SinnacOllanno, a uscire dalla palude di Palermo degli ultimi anni, per convincere qualcuno a votarlo?

Eppure, Leoluca Orlando ce l’ha fatta, a dispetto delle premonizioni, dando un segnale forte, da rabdomante dell’acqua corrente del consenso. Piaccia o non piaccia, nel bene e nel male, ha racimolato quasi diciannovemila preferenze ed è lì – dove non lo avevamo lasciato – in attesa che si apra una strada, grazie al gioco delle scelte incrociate. Oggi o domani dovremmo saperne di più.

Ragionandoci, l’approdo al Parlamento europeo appare uno scenario non inverosimile. In ogni caso, “Il ritorno di Luca” potrebbe essere il titolo del prossimo libro, specialmente se l’oroscopo si allineerà con un nuovo ciclo politico. Ma forse Leoluca Orlando non era mai andato via.


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