Licata, famiglia sterminata: funerali vietati, ceriminonia blindata

Strage di Licata: dolore e tensioni, cerimonia blindata

In corso solo una benedizione delle salme al cimitero. Funerali pubblici vietati
IN PROVINCIA DI AGRIGENTO
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PALERMO – Ci sarebbero state centinaia di persone per l’ultimo saluto. Ed invece è stato vietato il funerale pubblico per le vittime della strage di Licata. Solo una semplice benedizione delle salme in corso al cimitero della cittadina in provincia di Agrigento, sotto il rigido controllo delle forze dell’ordine.

Questioni di ordine pubblico, ha stabilito il questore di Agrigento Rosa Maria Iraci. Alla cerimonia assistono pochissimi familiari, tra cui il padre e le sorelle dei fratelli Tardino. Una decina di persone al massimo o poco più, inserite in un elenco autorizzato dalle forze dell’ordine, partecipano al rito del dolore per la famiglia sterminata.

Il cimitero di Marianello è presidiato da poliziotti, carabinieri e finanzieri. A benedire le salme è l’arcivescovo di Agrigento, Alessandro Damiano. I familiari hanno voluto che presenziasse anche padre Pino Agozzino, parroco della chiesa frequentata dai Tardino.

Mercoledì scorso in contrada Safarello Angelo Tardino ha prima ucciso il fratello Diego, 44 anni, fuori dall’abitazione di via Riesi. Non si è fermato. Ha deciso che doveva scaricare la sua rabbia contro la cognata, Alessandra Ballacchino, 30 anni, sorpresa nel sonno, e i due figli della coppia, i suoi nipoti Alessia di 15 anni e Vincenzo di 11.

Alessia è stata raggiunta dai colpi di pistola mentre tentava di scappare in cucina. Il fratellino era a letto nella sua cameretta. Tardino aveva portato con se due pistole. Dopo la carneficina è salito in auto, si è fermato sotto un ponte e si è sparato un colpo alla testa.

Questioni di eredità e terreni contesi, beghe per il parcheggio e l’acqua. Nessun movente giustifica simili atrocità, men che meno arcaiche questioni legate alla ‘roba’.

Era tutto pronto a Licata. Il sindaco Pino Galanti, una volta completate le autopsie e concesso il nulla osta per la sepoltura, stava già pensando in quale piazza sistemare le bare per la celebrazione religiosa. Aveva percepito il sentimento della comunità che avrebbe voluto stringersi attorno ai familiari. Ma ci sono anche sentimenti contrastanti nella cittadina. Voci fuori dal coro della solidarietà collettiva, sintomo di una tensione che neppure il sangue degli innocenti avrebbe spento.

E così è arrivato lo stop ai funerali pubblici nel corso del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica presieduto dal prefetto di Agrigento, Maria Rita Cocciufa. “Abbiamo voluto evitare problemi di ordine pubblico ed eventuali rischi”, ha confermato il questore Rosa Maria Iraci. Un fratello che massacra i parenti.

Due famiglie coinvolte, una tensione difficile da placare e gestire. Niente funerali pubblici, solo una cerimonia riservata al cimitero sotto il controllo delle forze dell’ordine. Le esequie dell’assassino saranno celebrate domani.


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