"L'impunità dei furbi danneggia chi lavora veramente" - Live Sicilia

“L’impunità dei furbi danneggia chi lavora veramente”

Furbetti, reddito di cittadinanza, sinistra, sindacato. Intervista ad Alfio Mannino, segretario generale Cgil Sicilia
L'INTERVISTA
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7 min di lettura

PALERMO – Ci sono decine di furbetti nella pubblica amministrazione, centinaia secondo le inchieste degli ultimi anni, di recente, non è una novità, anche a Palermo. E ci sono anche i furbetti del reddito di cittadinanza, anche in questo caso, centinaia e centinaia. Sono i paradossi di una terra senza lavoro, dove non pochi imprenditori denunciano la carenza di personale a causa del reddito mensile. E dove, spesso, gli stessi imprenditori sfruttano i lavoratori.

Alfio Mannino, segretario generale della CGIL Sicilia, risponde su questo, ma lamenta anche una “gravissima assenza delle istituzioni” nel collaborare per le riforme necessarie e per la programmazione dei fondi pubblici “sempre – affermano – fuori tempo massimo”.

Segretario, è possibile che ci sono le leggi, ci sono gli strumenti, ma per effettuare i controlli e far rispettare le regole, tutte le volte debba intervenire la magistratura?

No, infatti lo spaccato che viene fuori dagli arresti di venerdì è a dir poco inquietante, anche se non è il primo. Perché questi, comunque, sono comportamenti che per quel che leggo, sono stati reiterati nel tempo e quindi, è evidente, c’è un senso di impunità e immunità da parte di una quantità importante del mondo dei lavoratori, soprattutto in questo settore. E nel pubblico impiego, ma non solo, questi sono comportamenti che danneggiano quanti lavorano onestamente.

Ma chi controlla, evidentemente nessuno, quindi il problema è a monte?

Soprattutto nei servizi pubblici, in una fase in cui la Funzione Pubblica svolge un ruolo particolarmente importante, credo che su questi fenomeni la pubblica amministrazione ha tutti gli strumenti per poter controllare. Tra l’altro, nelle leggi, nei contratti, lì sono previsti esplicitamente degli strumenti di controllo, c’è lo strumento potentissimo della rotazione nella pubblica amministrazione per evitare incrostazioni, c’è il fatto che i dirigenti hanno una responsabilità sull’attività dei dipendenti pubblici e, inoltre, gestiscono la produttività di ognuno, hanno i mezzi adeguati a valutare l’attività dei lavoratori e delle lavoratrici.

-Ma i sindacati cosa fanno, credete di non avere nessuna responsabilità su fatti come questi?

Dal punto di vista sindacale mi corre l’obbligo di sottolineare che questi illeciti, prima di tutto, offendono il mondo del lavoro nel suo complesso e soprattutto quei lavoratori e quei dipendenti onesti che ogni giorno fanno il loro dovere. La Cgil sul terreno dei comportamenti e degli atteggiamenti illeciti e sul caso degli assenteisti, ha sempre avuto un atteggiamento duro e irreprensibile, per noi sono sempre ingiustificabili e, mai, un lavoratore che è stato scoperto a compierne, ha trovato sostegno e solidarietà da parte della nostra organizzazione. Anzi, alcune volte noi ci siamo costituiti anche parte civile contro di loro.

Quindi lo farete anche in questo caso?

Valuteremo gli elementi assieme ai compagni della Camera del Lavoro.

Non crede che la Sinistra, e in questo caso soprattutto la Cgil, il sindacato di riferimento, abbia il ruolo preciso di essere dura non solo nel condurre sacrosante battaglie ideologiche a difesa dei diritti dei lavoratori e contro le discriminazioni, ma anche nel fare rispettare le regole e le leggi. Non pensa che, altrimenti, la vostra parte politica, perda di credibilità?

Ripeto, la Cgil si è costituita spesso parte civile nei confronti di lavoratori che hanno avuto procedimenti per assenteismo o simili e mai, nessun lavoratore, di fronte a questioni di questa natura troverà tutela e sostegno da parte della nostra organizzazione.

Reddito di cittadinanza, ne vogliamo parlare?

Il reddito di cittadinanza è stato uno strumento che ha dato una risposta ai ceti e ai soggetti più deboli in una fase in cui, purtroppo, le protezioni sociali sono venute meno e questo ha consentito a migliaia e migliaia di famiglie siciliane di avere un mezzo di sostentamento. Direi che in questo senso è servito come strumento di contrasto alla povertà e va bene, purtroppo però non era lo strumento adeguato da applicare. Nell’intenzione del legislatore doveva essere un modo per doveva favorire l’incrocio tra domanda e offerta, ma così non è stato, registriamo un vero fallimento in questo senso, è stato inappropriato pensare che uno strumento del genere sarebbe potuto servire per aumentare la capacità e migliorare l’andamento del mondo del lavoro, uno straordinario mezzo che però non è servito ad aumentare l’occupazione.

Lei ha dati reali che dimostrano che sia stato un fallimento anche come strumento per far funzionare i centri per l’impiego?

Certo! Noi della Cgil, ma anche Cisl e Uil, aspettiamo ancora un confronto con il Presidente della Regione. Nel maggio del 2020 avevamo prospettato il nostro piano di azione da concordare con loro, siamo rimasti soli. Per noi il lavoro si costruisce con gli investimenti, aumentando l’occupabilità dei lavoratori e investendo nei settori strategici della nostra Regione. E queste sono cose che non si possono fare per decreto, senza investimenti, senza nuovi posti di lavoro, difficilmente si può dare una risposta alla tanta fame che c’è in Sicilia. Aggiungo, che dentro questo scenario è del tutto evidente che, piuttosto che affidarsi al reddito di cittadinanza avremmo dovuto innanzitutto fare una riforma più generale e più complessiva del ruolo e della funzione dei nostri Centri per l’Impiego, avremmo dovuto inevitabilmente puntare molto sulla formazione.

La formazione in Sicilia però è stata sempre un evidente mezzo per sprecare i fondi pubblici, tante inchieste ci danno ragione. Lei come pensa di poter rendere virtuoso questo circolo vizioso?

La formazione professionale in Sicilia non è stata adeguata ai bisogni dei siciliani, non abbiamo investito sulle nuove competenze, non abbiamo puntato sulle nuove professionalità, penso a tutti i settori produttivi più avanzati, penso a tutti i lavoratori che a seguito della transizione ecologica e energetica non sono preparati, agli informatici, penso infine a quegli operai specializzati che non si trovano neanche a peso d’oro. Chi ci doveva pensare a questo? È tutta una questione di corretta programmazione, se ci si siede a un tavolo per tempo, i fondi vengono spesi bene, altrimenti sono inutili.

Non crede che sia difficile da trovare oggi, anche i lavoratori – o lavoratrici – che hanno una bassa professionalità perché troppo spesso preferiscono ripararsi sotto l’ombrello del reddito di cittadinanza?

Sul reddito di cittadinanza si è alimentata una polemica sul fatto che le aziende che non trovano lavoratori. Ecco, io ho il mio pensiero e dico che i posti di lavoro che vengono proposti sono part-time e a poche ore giornaliere, con una paga che non supera i 300/400 euro. Le posso anche garantire che noi, da aprile a oggi, abbiamo avuto soltanto un incremento del 3 per cento di richieste effettuate attraverso i centri per l’impiego.

E i braccianti agricoli? Cosa pensa del fatto che dopo 180 giorni maturano il sussidio e poi spariscono? Lo sapete che i produttori agricoli sono in braghe di tela e, quando hanno bisogno nei campi, devono pagare in nero dal 181esimo giorno in poi?

Devo smentirvi perché ho in mano tutti gli elenchi anagrafici e le garantisco che nessun lavoratore agricolo riesce in Sicilia ad avere un’occupazione che supera i 102 giorni. Dati alla mano nessuno arriva al sussidio.

Siete sicuri che i vostri sono dati aggiornati? E i forestali? La Sicilia, come ogni anno del resto, brucia.

Le rispondo come sopra, escludendo i comportamenti illegali e illeciti che sono fuori controllo, garantisco che basta andare a vedere gli elenchi anagrafici della nostra regione e il 30 per cento dei lavoratori iscritti non maturano neanche il diritto ad avere la previdenza completa.

E i forestali?

La questione dei Forestali è diversa. La Regione non fa attività preventiva! Quello che bisognerebbe fare ogni anno entro maggio non lo fa. Per esempio, la preparazione delle fasce spezza fuoco, la rimozione della vegetazione pericolosa, il controllo sul rispetto delle ordinanze che obbligano i privati alla ripulitura dei terreni, quest’anno non è stato fatto nulla. Primo perché la Regione, l’Assessorato all’Agricoltura, ha sbagliato a programmare i fondi POC destinati ai forestali e li ha persi, secondo perché di conseguenza i lavoratori non hanno potuto prendere servizio in primavera, come dovrebbe essere. E la Sicilia brucia, brucia le opportunità attrattive del turismo, brucia i rifiuti, brucia posti di lavoro, brucia l’enorme patrimonio agricolo, brucia insomma, da tutti i punti di vista.


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