L'ironia che lo ha salvato - Live Sicilia

L’ironia che lo ha salvato

Salvo Toscano legge il testamento

Un'orazione funebre scritta da Francesco Foresta per se stesso. Con l'ironia che è l'arma più potente contro il dolore. Con la leggerezza che libera dal male.

L'orazione funebre
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2 min di lettura

In morte di me stesso. Nella lettera autografa pensata per il suo funerale, Francesco Foresta ha scritto: “Adesso scappo. Devo capire se qui oltre al caffè Lavazza c’è qualche connessione valida. Live è stato aggiornato?”. L’ironia lo ha salvato, col profumo di un caffè paradisiaco.

“La libertà comincia dall’ironia”, annotava Victor Hugo. E chi può dargli torto? Nell’orazione funebre che Francesco ha scritto per le sue esequie si poteva leggere la chiave che gli ha consentito di rendersi libero, nonostante il male che lo ha aggredito lo avesse inesorabilmente condannato. Quell’ironia così lieve, e al tempo stesso così straziante, lo ha reso libero dalla malattia e soprattutto libero dalla paura. Perché l’ironia è lo smalto che conferisce lucentezza e lucidità all’intelligenza, dando miracolosamente all’uomo la possibilità di scavalcare ogni dolore e ogni disperazione e di sorridere anche davanti alla morte.

Sapevano che Francesco aveva una intelligenza geniale e  brillante. Ma nessuno poteva immaginare che la brillantezza della sua ironia arrivasse al punto da diventare l’arma più arrogante contro la miseria della rassegnazione e della rinuncia. L’arma che ha permesso a Francesco di disegnare – lucidamente – il proprio funerale e il futuro di tutto quello che lui aveva creato.

L’ironia riempie le cose fragili di un chiarore che le impreziosisce. Dà allo sguardo la grazia di non appannarsi, nonostante il buio. Prende la morte, per commutarla in respiro. Le lacrime per Francesco sono così diventate sorrisi, mentre Salvo Toscano dava lettura del testamento durante la cerimonia funebre. Il dolore ha assunto un calco dissimile da se stesso, per tramutarsi in dolcezza. Nella cappella a cielo aperto di Villa Filippina, i convitati della tristezza si sono sentiti come meravigliati, sopraffatti da qualcosa che ha sciolto il pianto, arricchendo l’umanità.

In morte di me stesso. L’ironia ha salvato Francesco Foresta, dando lucidità al suo sguardo, fino alla consacrazione intima e teatrale della sua gioia di esserci. E ha benedetto tutti noi. Non ci ha liberato dalle lacrime. Le ha rese bellissime, liberandoci dal male.

 


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