PALERMO- Arriva anche a Palermo il vento della protesta di quell’esercito di fantasmi che si aggira nei Tribunali italiani. Sono figli minori di quella Dea bendata che regge le sorti della Giustizia nel Belpaese. Il loro lavoro si riassume con due acronimi: Got e Vop, termini che definiscono rispettivamente i Giudici onorari di tribunale e i Vice procuratore onorari. E da lunedì prossimo, per cinque giorni, promettono di entrare in stato di agitazione, in tutta Italia, rischiando di inceppare il meccanismo della Giustizia.
Quando emettono sentenza lo fanno “in nome del popolo italiano”. Si occupano di ogni ramo della giustizia, dal civile al penale, e in Italia sono poco più di 3700 tra uomini e donne. Alla fine di ogni anno, con il loro contributo portano a casa più del 50 per cento delle sentenze emesse ogni anno in Italia. E’ una mole di lavoro che confluisce nei dati raccolti ogni anno dal Csm. Un dato che coincide con quanto accade nel distretto giudiziario del capoluogo siciliano. Lo dimostra a chiare lettera la “relazione annuale sull’andamento del servizio svolto dai giudici onorari per l’anno 2013”, redatta dal presidente del Tribunale di Palermo, Leonardo Guarnotta. Nella sua relazione, Guarnotta – che si riferisce soltanto all’attività dei giudici onorari – ricorda che l’organico del distretto palermitano è composto da 63 Got e che quei giudici il loro lavoro l’hanno svolto bene: “alla luce della pluriennale esperienza maturata presso questo ufficio giudiziario, e dai confortanti dati di produttività accertati nell’anno 2013, appare ormai irrinunciabile l’ausilio dei Got”.
Anche nel 2014 la tendenza è la stessa. Nel primo semestre giudiziario, al Tribunale di Palermo, sulle 3342 sentenze emesse in primo grado con il rito monocratico, 1508 sono frutto del lavoro dei giudici onorari “precari”. Ma perché ora hanno deciso di scioperare? Dal 1998, i Magistrati onorari attendono una risposta dalla politica. Che non arriva mai. Sono stati selezionati e nominati per concorso e la loro attività non è mai stata oggetto di una norma organica, ma si è sempre andati avanti con deroghe, proroghe e norme spot. Sono fantasmi che non hanno diritto a una copertura previdenziale, e nonostante i risultati ottenuti – in grado di alleviare e non di poco quelle statistiche della Giustizia italiana tanto contestate dal consesso europeo – vengono pagati una miseria e non hanno diritto a ferie, permessi e garanzie.
E se il conto complessivo della macchina della Giustizia in Italia rappresenta l’0,19 del Pil, con una somma spesa di quasi 4 miliardi l’anno, il costo della Magistratura onoraria italiana pesa come una piuma nei solchi del bilancio dello Stato. Per i loro stipendi – che in realtà stipendi non sono – si spendono ogni anno non più di 40 milioni di euro. Il lavoro di Got e Vop viene pagato a cottimo: 98 euro lordi per ogni udienza sostenuta, dove il termine udienza rappresenta una giornata di lavoro piena con la presenza – in media – ad almeno quindici processi diversi. Lo studio dei fascicoli, la stesura delle sentenze e ogni altro impegno non viene retribuito in alcun modo. Così, alla fine del mese, se tutto va bene, il magistrato onorario porta a casa un gettone di 1200 euro lordi. Si lavora al massimo per dieci mesi e le ferie non sono pagate.
Anche le linee guida della riforma della Giustizia annunciata dal governo Renzi lasciano l’amaro in bocca ai magistrati onorari, che sono sul punto di incrociare le braccia e annunciano uno sciopero dal 20 al 24 ottobre. A metà settembre, le organizzazioni sindacali dei magistrati onorari hanno incontrato il Ministro Andrea Orlando. I contenuti del ddl approvato dal governo più che venire incontro al lavoro dei magistrati onorari, suona come l’ennesima strettoia per chi di quel lavoro vive. Le linee guida per definire il futuro della magistratura onoraria italiana prevedono una maxi-proroga, l’ennesima. Di stabilizzazioni non se ne parla. La riforma prevede un meccanismo di conferma per scaglioni di età.
Chi tra i magistrati onorari ha un’età compresa tra i 40 e i 50 anni di età potrà essere prorogato in servizio per un massimo di sedici anni, per tutti gli altri la timeline della proroga si fermerà a dodici anni (prescindendo dagli anni di servizio di ciascuno). Nella riforma si parla al condizionale di un regime previdenziale prossimo venturo (riconosciuto eventualmente ai soli magistrati onorari attualmente in servizio). Anche per i compensi, fermi da oltre dieci anni, la riforma è declinata al condizionale. Tutto dipende da una ricognizione che gli uffici di Via Arenula promettono di compiere confrontandosi con il Ministero dell’Economia e delle Finanze. La riforma prevede anche di ampliare i regimi di incompatibilità per l’accesso alla magistratura onoraria. La nuova disciplina prevede che non potranno esercitare più le funzioni onorarie i dipendenti pubblici, mentre gli avvocati potranno continuare a esercitare la professione in circondario diverso da quello in cui svolgono le funzioni onorarie (con esclusione dei procedimenti presso il Tribunale dei Minori, con riferimento ai quali non sarà previsto alcun vincolo). Il regime di incompatibilità subirà altre restrizioni, vietando agli avvocati lo svolgimento delle funzioni onorarie nel circondario del tribunale dove esercitino la professione forense gli associati di studio, o, comunque, il coniuge o il convivente, i parenti fino al secondo grado o gli affini entro il primo grado. Ma in realtà quel divieto suona come una beffa per i Magistrati onorari. Impegnati nell’esercizio delle funzioni giurisdizionali, per loro è quasi impossibile riuscire a svolgere simultaneamente anche la professione di avvocato, essendo totalmente assorbiti nell’adempimento delle incombenze istituzionali.
Così, è cominciata la corsa a restituire il tesserino professionale da avvocato. “Quando ho consegnato la tessera – racconta a Livesicilia S. A. (Got al Tribunale di Palermo – è come se si fosse spenta per sempre una parte di me, della mia storia personale. Ma d’altronde non c’erano alternative. E non solo per le incompatibilità tra la professione forense e il ruolo di giudice onorario, ma per il semplice e incontestabile fatto che per i magistrati onorari è impossibile far fronte ai costi previdenziali della cassa forense. Per essere in regola dovremmo versare quasi quattromila euro l’anno alla Cassa Forense, in pratica un terzo di quello che è il nostro reddito lordo”. Cosa ha fatto di male quel giudice per trovarsi costretta a restituire la tessera professionale?: lo spiegano le statistiche del Tribunale di Palermo per il 2013 che vedono il Got onorario S.A. portare a casa 300 sentenze per 149 giornate di udienza.
Le vecchie polemiche tra magistrati di ruolo e onorari vengono per il momento messe da parte. Lo dimostra la presa di posizione di Armando Spataro. Per il Procuratore di Torino: “E’ arrivato il momento per l’Associazione nazionale magistrati di scendere decisamente in campo al fianco della magistratura onoraria. I magistrati onorari hanno deciso di proclamare lo stato di agitazione in vista di una astensione dalle udienze dal 20 al 24 ottobre: lo farei anche io se fossi uno di loro”.