Da venerdì scorso Nicolò Salto, presunto reggente del mandamento mafioso di Partinico-Borgetto, in provincia di Palermo, ha iniziato uno sciopero della fame. La protesta nasce dalle condizioni di salute addotte da Salto che, nell’ottobre 2008, è stato ferito con quattro colpi di pistola alla schiena e alle gambe in un agguato di stampo mafioso. Il presunto boss era libero dal giugno 2008 dopo aver scontato una condanna a 12 anni per associazione mafiosa. Poco tempo dopo l’agguato, però, Salto è stato arrestato nuovamente nell’operazione “Carthago” del gennaio scorso che ha decapitato la cosca di Partinico-Borgetto.
Ma le sue condizioni di salute derivanti da quell’agguato hanno indotto i giudici a concedergli gli arresti ospedalieri nell’ospedale pubblico di Partinico. Dopo gli accertamenti del caso, è risultato che Salto si sarebbe dovuto sottoporre a un intervento chirurgico. Ma il presunto boss ha rifiutato le cure e per questa ragione è stato dimesso e riportato in carcere. Poco tempo dopo riaffiorano i problemi di salute e Salto viene ricoverato questa volta alla casa di cure “Igea” di Partinico, una clinica privata, dove si trova ricoverato da un mese. Ma la struttura, secondo Salto, non sarebbe consona alle sue condizioni. Per questa ragione, tramite il suo avvocato, ha scritto al tribunale di Sorveglianza e alle forze dell’ordine per chiedere di essere trasferito in una struttura adeguata. E da allora ha cominciato lo sciopero della fame.
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