Lo spaccio sotto casa del boss: ecco le condanne in appello - Live Sicilia

Lo spaccio sotto casa del boss: ecco le condanne in appello

In viale Biagio Pecorino si facevano affari di droga. La sentenza di secondo grado.
Operazione Km Zero
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CATANIA – Quasi tutte le pene sono state riformate rispetto alla sentenza del gup. La Corte d’Appello, infatti, ha riconosciuto alla stragrande maggioranza degli imputati del processo (stralcio abbreviato) denominato ‘Chilometro Zero’ le attenuanti generiche equivalenti alle aggravante. E così molte condanne sono state ridotte. Anche se per i ‘vertici’ della piazza di spaccio di viale Biagio Pecorino dovranno scontare diversi anni di reclusione.

Lo spaccio sotto casa del boss

Il processo prende corpo dall’operazione che alcuni anni fa ha fotografato gli affari criminali legati allo smercio di droga che avveniva sotto alcuni palazzoni di San Giorgio. E a gestire erano alcuni abitanti di quel lembo di cemento, dove ha avuto la residenza fino a qualche anno fa l’uomo d’onore Rosario Lombardo. Quindi ‘casa’ e a pochi metri “la putia” dello spaccio. Da qui il nome dell’operazione Km Zero. E dove aveva la residenza l’uomo d’onore di Cosa nostra Rosario Lombardo. Tradizionale l’organizzazione della piazza di viale Biagio Pecorino: responsabili, gestori, vedette e pusher. Ognuno aveva un preciso ruolo.

Il bimbo e lo spaccio: il video dello scandalo

Il blitz, quando è scattato nel 2017, ha fatto molto discutere per alcuni filmati registrati dai carabinieri dove si vedeva un piccolo bimbo in compagnia di un indagato mentre spacciava. Quel video ha riaperto il dibattito – ancora attualissimo – dell’abbandono delle istituzioni e del mancato recupero sociali in alcuni quartieri a rischio di Catania. 

I vertici del gruppo criminale

Ai vertici del gruppo criminale Gabriele Strazzeri che – secondo gli inquirenti – sarebbe stato molto legato a Saru U Rossu. La condanna è stata riformata a 11 anni. Nella lista degli imputati, anche Carlo Burrello (pena ridotta a 8 anni), genero di Marcello Magrì, reggente della famiglia catanese di Cosa nostra fino al suo arresto nel 2016.

Le condanne in appello

Ecco la sentenza della seconda sezione penale della Corte d’Appello di Catania: Ivan Battaglia, 8 anni, Giuseppe Brigante, 7 ani e 4 mesi di recluslone, Carlo Burrelo, 8 anni, Giovanni Coco, 8 anni, 10 mesi e 20 giorni, Antonio Di Mauro, 1 anno 8 mesi e 5 mila euro di multa (continuazione con altra sentenza), Vito Gardali, 7 anni e 6 mesi (continuazione con altra sentenza), Danilo Alessandro Giammona, 7 anni e 4 mesi,  Fernando Giarratano, 3 anni, 10 mesi e 10 gironi e 10 mila euro (continuazione con altre sentenze), Daniele Maggiore, 8 anni, 10 mesi e 20 giorni (incluso titolo aumento con altra sentenza), Antonio Marsengo, 3 anni e 6.600 euro di multa (confermata condanna primo grado), Giuseppe Marsengo, 2 amo, sei mesi e 5 mila euro di multa, Italo Carmelo Marsengo, 4 anni, 4 mesi e 20 mila euro di multa, Francesco Meo, 7 anni e 2 mesi, Carmelo Nicotra, 7 anni e 4 mesi (continuazione con altra sentenza), Giovanni Palazzolo, 7 anni, 5 mesi e 10 giorni (continuazione con altra sentenza), Giuseppe Pulvirenti, 1 anno e 10 giorni (accordo delle parti), Roberto Savasta, 10 anni e 2 mesi (incluso titolo aumento per altra sentenza), Francesco Strano, 6 anni, Gioacchino Junior Strano (classe 1995), 7 anni e 4 mesi, Gioacchino Strano (classe 1993), 7 anni e 4 mesi,  Cristian Strazzeri, 5 anni e due mesi e 20 mila euro di multa, Gabriele Agatino Strazzeri,  11 anni e 4 mesi, Salvatore Agatino Ternullo, 9 ani, 9 mesi e 10 giorni, Gianluca Torrisi, 7 anni e 10 mesi (incluso titolo aumento con altre sentenze), Francesco Zuccaro, 8 anni, 10 mesi e 20 giorni. 

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