Lo spettro del grande inciucio | aleggia sull'Assemblea regionale - Live Sicilia

Lo spettro del grande inciucio | aleggia sull’Assemblea regionale

Il Megafono ieri ha aperto a un patto per le riforme. Il centrodestra non chiude. E nel Pd c'è già chi mette in guardia dalle larghe intese. Intanto, voci sempre più insistenti danno in uscita con destinazione Roma l'assessore alla Salute Lucia Borsellino

Il retroscena
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PALERMO – Lo spettro delle larghe intese aleggia sull’Ars. E già provoca qualche mal di pancia. I segnali di un dialogo aperto tra Rosario Crocetta e il centrodestra ci sono. E si inseriscono nel contesto di un governo indebolito, ormai senza maggioranza. E di un governatore che forse non si aspetta più ricomposizioni con un pezzo del suo partito. E che rischia di perdere a breve il pezzo più pregiato della sua giunta, l’assessore-simbolo della “rivoluzione”, ossia Lucia Borsellino, che rumour insistenti danno con la valigia pronta con destinazione Roma.

A parlare apertamente di larghe intese è stato ieri Antonio Malafarina, esponente del Megafono crocettiano. Che non ha usato giri di parole. “Tutte queste polemiche sottraggono energie e tempo. In questi giorni abbiamo raccolto diverse disponibilità sia dall’opposizione che da molti deputati della maggioranza, Pd compreso perché da più parti si sente l’esigenza di chiudere questa stagione e andare avanti su cose concrete”. Malafarina ha auspicato un incontro allargato anche ai partiti dell’opposizione per la metà della prossima settimana, un vertice nel quale definire le priorità dell’intesa. Che darebbe vita ad una nuova maggioranza per le riforme, una sorta di Patto del Nazareno in salsa siciliana che replicherebbe l’asse romano tra Renzi e Berlusconi a Palazzo dei Normanni.

Da destra si è udito battere un colpo. I deputati Di Mauro (Pds), Musumeci (Lista Musumeci), Cordaro (Cantiere popolare), D’Asero (Ncd), Falcone (Forza Italia), Fazio (Misto) hanno inviato un comunicato congiunto, che se da una parte spara a zero sul Pd, chiosa con un’apertura: “Di fronte a questo quadro – si legge nella nota -, l’unica vera possibilità è quella di mettere rapidamente in moto l’attività legislativa dell’Ars, al fine di approvare con urgenza alcuni provvedimenti legislativi strategici contro le emergenze della Sicilia, per passare, poi, la parola ai siciliani”.

E subito c’è chi sente puzza di inciucio. Giuseppe Lupo in serata dichiarava all’Ansa: “La Sicilia non ha bisogno di larghe intese ma di una corretta dialettica parlamentare tra la maggioranza che deve portare avanti il programma con cui ha vinto le elezioni e l’opposizione”. L’ex segretario del Pd metteva in guardia: “Ben venga il confronto parlamentare sulle riforme ma nella distinzione dei ruoli tra maggioranza e opposizione”.

Già, ma quale maggioranza? Il vertice di ieri sera nella sede del Pd è stato emblematico. Con Fausto Raciti e Baldo Gucciardi c’erano solo i vertici di Articolo 4 e Udc. I gruppi più vicini al governatore, Megafono e Patto dei Moderati, hanno declinato l’invito. Un chiaro segnale di una divergenza di visioni e strategie. Che potrebbe complicare ulteriormente lo scenario già confuso della politica regionale. A quel punto, se i rapporti con gli alleati più critici non si sanassero, a Crocetta senza più i numeri in parlamento farebbe comodo uno scenario di larghe intese, almeno con una parte del centrodestra, che garantirebbe la sopravvivenza della legislatura.

Ci si arriverà? E’ presto per dirlo. Ma i prossimi appuntamenti all’Ars saranno molto indicativi. Se per esempio maturerà un’intesa che lasci al centrodestra la vicepresidenza dell’Ars, quello potrebbe essere un primo indizio. E c’è poi la mozione di censura a Nelli Scilabra. Sarà interessante vedere se in quella sede l’opposizione andrà fino in fondo.

Intanto, ieri il governo è tornato a ranghi completi, con la nomina del giovane consigliere comunale di Rosolini Piergiorgio Gerratana ad assessore al Territorio. Nomina battezzata tra i veleni, con l’annuncio di un esposto in procura da parte di Bruno Marziano. Ma per un assessore che arriva, potrebbe essercene un altro che se ne va.

La voce ormai circola con sempre più insistenza nel Palazzo e ha già cominciato a rimbalzare sugli organi di stampa. L’esperienza di Lucia Borsellino come assessore regionale alla Salute sarebbe ormai vicina al capolinea. L’interessata mantiene il suo consueto discreto silenzio, da piazza Ottavio Ziino anzi trapela che di inviti al momento non ne siano arrivati. Conferme ufficiali, insomma, non ce ne sono, ma la notizia è nell’aria. Per la Borsellino potrebbe esserci un importante incarico romano in vista, forse un posto da sottosegretario. Secondo Repubblica a proporre il suo nome a Renzi potrebbe essere l’area Cuperlo. Circostanza che da Roma al momento non trova conferme. Ma l’incarico nella Capitale potrebbe essere anche di natura tecnica.

D’altro canto, è un fatto che è stata la stessa Borsellino in una lettera scritta a LiveSicilia lo scorso 25 agosto a parlare di un “futuro lontano dalla Sicilia”. “Prendo spunto da questa occasione – scrisse in quella lettera al direttore Francesco Foresta l’assessore, facendo riferimento alla vicenda del click day e al caso Humanitas – per esprimere il profondo rammarico di chi ha solo l’interesse di lavorare per il bene collettivo e di chi ha solo la colpa di essersi imbattuta in una strada che non è consentito attraversare da chi non ha né padrini né interessi particolari da tutelare, ma solo un cognome per il quale devo chiedere anche scusa. Comunque non si preoccupi, perché la mia esperienza, come ho già detto è a tempo e il mio futuro lontano da questa terra, perché sono convinta sempre di più che per le ragioni sopra esposte, non c’è spazio in questa Sicilia per chi decidesse di lavorare per puro spirito di servizio e nell’interesse esclusivo della collettività”.

E un’altra dichiarazione, resa alla stampa sabato scorso, si era fatta notare sabato scorso mentre infuriava il caso della piscina della collega di giunta Mariarita Sgarlata. “Non solo non ho invocato le dimissioni della collega Maria Rita Sgarlata – commentò Lucia Borsellino in quella circostanza – ma prendo le distanze dal metodo del processo di piazza, da chiunque sia usato. Anche se a usarlo è il presidente Crocetta. Porto con me un bagaglio di valori ed esperienze personali che mi impediscono di condividere qualunque processo di piazza”.

Crocetta dal canto suo solo tre giorni prima, conversando con i giornalisti a Palazzo d’Orleans, aveva escluso un’uscita dalla giunta della Borsellino, ribadendo il suo massimo apprezzamento per la donna e per l’assessore. Che è l’unico assessore che ha accompagnato Crocetta già dalla campagna elettorale, un simbolo della rivoluzione crocettiana. La sua uscita dalla giunta sarebbe insomma un passaggio con un significato politico non indifferente. E aprirebbe enormi spazi, visto il peso del suo assessorato, per ridisegnare nuovi equilibri nella giunta. Ma per il momento l’ipotesi resta confinata al rango di rumour. O poco più.


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