Lo strano caso | degli assessori fantasma - Live Sicilia

Lo strano caso | degli assessori fantasma

Il Pd tre settimane fa ha chiesto agli assessori Lo Bello, Scilabra, Bartolotta e Bianchi di uscire dalla giunta. Gli ultimi due hanno rassegnato le loro dimissioni. Ma da allora, continuano a lavorare, a far parte a tutti gli effetti del governo. Vi raccontiamo perché.

Bartolotta e Bianchi
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PALERMO – Un po’ ostaggi, un po’ partigiani. Di una Resistenza paradossale, sospesa per aria. Un po’ precari, un po’ “raccomandati”. Dalle parole di un governatore disposto ad aprire una crisi di governo, pur di non schiodarne nemmeno uno dalla poltrona di assessore. A dire il vero, sul tavolo del presidente Crocetta, le loro dimissioni ci sono già. Formalizzate con lettere apparentemente chiare. Ma Luca Bianchi e Nino Bartolotta sono sempre lì. Da tre settimane. Da quando, insomma, il Pd, in direzione, ha deciso di uscire fuori dal governo, invitando i “propri” assessori a fare lo stesso. E invece, nel frattempo loro lavorano. Partecipano alle giunte. E alle conferenze stampa post-giunta, dove annunciano variazioni di bilancio e progetti imminenti. Come se niente fosse.

Messi in mezzo. Perché se una cosa appare certa, è che questa situazione, frutto dei litigi tra i dirigenti regionali del Pd e il presidente della Regione, a loro non sta bene. “Si lavora – ammette Nino Bartolotta – non certo con la serenità necessaria”. Mentre Luca Bianchi fino a pochi giorni fa attendeva un chiarimento, mai giunto: “A questo punto sono pronto ad andare via anche domattina” aveva annunciato. Ma è stato ancora una volta “stoppato” da Crocetta, che gli ha ricordato la delicatezza del momento, e l’urgenza di lavorare ai documenti finanziari. Un’esigenza avvertita un po’ ovunque. Sia in parlamento, sia tra i rappresentanti delle parti sociali.

Eppure, restano quelle dimissioni. E a dire il vero, tra i due “assessori fantasma” quello che pare vivere con maggior disagio questa situazione è l’assessore all’Economia. Luca Bianchi, durante l’ultima conferenza stampa del governo a Palazzo d’Orleans, ha scelto di non tornare sull’argomento. Per lui, la situazione è sempre quella: senza il Pd in maggioranza, non ha senso proseguire questa avventura in giunta. Ma il Pd, quello siciliano, attraverso le parole del segretario Lupo, ha prima accolto con gelida soddisfazione la notizia delle dimissioni di Bianchi. Quindi ha ribadito, fino a pochi giorni fa: “Siamo fuori dalla maggioranza”.

E allora? Bianchi è sempre lì. E l’attesa inizia ad apparire snervante. L’assessore all’Economia ha ricordato a più riprese “di essere arrivato in Sicilia da Roma proprio perché il Pd ha chiesto di dare una mano al governo Crocetta”, e “di non comprendere fino in fondo le dinamiche della politica siciliana”. Ma Bianchi ha finito per spostare di giorno in giorno sempre più in là la dead line. Dapprima, ha atteso un chiarimento che coinvolgesse il partito nazionale, quindi le comunicazioni in Aula del presidente della Regione (poi annullate), quindi il vertice tra Lupo, Gucciardi e Crocetta a Palazzo d’Orleans (che ha finito per innescare nuove polemiche). Adesso, la linea dell’addio potrebbe coincidere con un altro appuntamento, ancora senza una data. La commissione regionale di garanzia del Pd, infatti, ha deciso di convocare i quattro assessori “dissidenti”. Potrebbe essere quella la sede per l’ultimo tentativo di chiarimento?

Nelle mani del segretario regionale del partito, a differenza di Luca Bianchi, a dire il vero, Nino Bartolotta ha rassegnato il proprio incarico. Nelle mani di Lupo, e ovviamente, anche di Rosario Crocetta. Che le ha respinte. “Le mie dimissioni – spiega Bartolotta – sono state formalizzate attraverso una lettera che ho inviato al mio governatore e al mio segretario. Ma Crocetta le ha respinte perché ritiene sia più importante non fermare il lavoro di questi giorni, che porterà ad atti e risultati importanti”. Ma non solo. Bartolotta ammette che alla dimissioni non è giunta una effettiva fuoriuscita dalla giunta per… mancanza di una strategia alternativa: “Da allora – dice infatti – non mi sembra che il Pd abbia proposto dei nomi al posto del mio, o che davvero si sia aperto ad avvicendamenti in giunta. Per come lo vedo io, – aggiunge Bartolotta – la risoluzione approvata dal Pd chiedeva agli assessori un passo indietro per far sì che si aprisse un nuovo percorso. Io il passo indietro l’ho fatto”. Manca il “nuovo percorso”. “Il tema è questo: si è capito come si andrà avanti? Si vuole rafforzare il governo? Il Pd vuole uscirne? Vuole riaprire un dialogo? Io auspico – spiega Bartolotta – quest’ultima possibilità. Ma si faccia presto”.

Secondo Bartolotta, insomma, ci sono ancora i margini per la ricomposizione della frattura: “Il fatto che la commissione regionale di garanzia – dice – abbia chiesto di sentirci, invece di ribadire quanto detto in direzione, forse è la dimostrazione che nel partito c’è voglia di approfondire anche questo punto”. Ma l’attesa non sarà infinita: “Stiamo lavorando ad alcuni importanti programmi e accordi che imprimeranno un’accelerazione nei lavori per le infrastrutture siciliane. Completato questo iter, che potrebbe chiudersi prima della fine dell’anno, se la situazione non si sarà chiarita, uscirò comunque dalla giunta”. Ma l’addio, come detto, potrebbe arrivare anche prima: “Questa condizione non si vive bene. Si lavora con poca tranquillità con una forte sensazione di precarietà. Se il mio partito ha un programma chiaro e un mio sostituto, però, – conclude Bartolotta – lo confermo: andrò via, senza nessun problema”

La commissione di garanzia, come detto, ascolterà Bianchi e Bartolotta. Ma non solo. Tra gli assessori “fantasma” ecco anche Nelli Scilabra e Mariella Lo Bello. Presenti, loro, all’ultima direzione regionale del partito. Loro. Le uniche a infischiarsene delle decisioni della penultima direzione del Pd. “Il nostro partito”, ripetono, al partito che le ha ripudiate. Da loro, nessuna disponibilità alle dimissioni. Le donne “del Pd” hanno deciso chiaramente da che parte stare. Dalla parte del presidente.


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