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Lombardeconomics alla prova dei fatti

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Nel dibattito sui divari produttivi ed in termini di qualità della vita, accusati dal Mezzogiorno rispetto alle regioni del Centro-Sud, prevalgono oggi tre filoni di analisi. Il primo, ravvivato dal recente saggio di Gianfranco Viesti (Mezzogiorno a tradimento, Laterza 2009), concentra attenzione sull’efficienza delle politiche per il Mezzogiorno. Un secondo, si sforza di mettere in rilievo dinamiche, eccellenze, punti di particolare criticità del sistema socio-economico meridionale (SVIMEZ). Un terzo, infine, si veda la lucida rassegna di Vittorio Daniele apparsa sulle pagine del Corriere  Economia del 2 marzo 2009, insiste nel provare a calcolare i costi della criminalità in termini di variabili endogene con segno negativo che condizionano lo sviluppo economico del Sud. Auspicando ovviamente l’eliminazione di “pedaggi” e “zavorre” di ogni tipo.

Non c’è ancora ampia documentazione su un altro profilo pur interessante del dibattito: la “governance” delle singole regioni del Mezzogiorno. Con studi che ne evidenzino, ad esempio,  errori comuni, innovazioni singole, nuove tendenze, scelte di medio-lungo periodo.

Un caso degno di studio, in questo senso, appare la Sicilia dove si sta delineando una Lombardeconomics (come è noto, il governatore della Sicilia è Raffaele Lombardo, fondatore e presidente di un partito, il Movimento per l’Autonomia) fondata su alcune idee guida che potrebbero fornire una sorta di benchmark, positivo o negativo, con riferimento ai modelli che emergono nelle  altre regioni meridionali.

Intanto, una forte impronta “glocalistica”: rivendicazione di autonomia come risorsa da sfruttare, grazie ai saperi ed alle energie locali, in un contesto globale. Autonomia che tratta alla pari con il centralismo, ancor più se confederata ad altre autonomie. Senza lamentazioni o discriminazioni ma imponendo il rispetto di norme favorevoli per la coesione e la convergenza tra le diverse aree del paese. Alla valorizzazione dell’autonomia si accompagna una visione laica dello schema federalista. Rifiutarlo a priori, si dice, altro non sarebbe stato che una difesa pregiudiziale e ingiustificabile di parassitismi e privilegi. Accettarne la sfida significa invece poterlo utilizzare per “mettere le carte in regola” e per lottare l’inamovibile Castopoli siciliana che di centralismo, per dirla con le parole di Lombardo, “s’ingrassa”. Carte poste in regola anche attraverso la riforma di settori come quello della Sanità, riforma che va avanti in Sicilia tra mille difficoltà a dimostrazione che non un mero taglio di spesa si sta realizzando ma una vera e propria moralizzazione del settore.

La lotta alla Castopoli si concretizza, ancora, nell’elaborazione di provvedimenti che provano a sostenere l’imprenditoria onesta e a proteggere la Pubblica Amministrazione da infiltrazioni mafiose.

Relativamente generici, e non potrebbe essere altrimenti, gli obiettivi di politica economica: migliorare le condizioni di attrattività, tutelare e valorizzare l’ambiente, potenziare produttività e competitività, promuovere la crescita dell’occupazione e la qualificazione delle risorse umane.

Ma, a guardar dentro, la “scatola degli attrezzi” con cui gli obiettivi dovrebbero essere perseguiti, si percepisce una filosofia diversa dal passato. Un ambientalismo del si che punta, di fronte ad iniziative a rischio, non solo ad attenti calcoli costi-benefici ma altresì all’imposizione di consistenti risarcimenti. Con un deciso orientamento verso micro-impianti di energia alternativa piuttosto che verso mega-impianti dietro i quali spesso si nascondono solo mere speculazioni.

Poi, interesse ai rapporti con la riva Sud del Mediterraneo, una “nicchia di mercato” finora non sfiorata dalla crisi. Ed, infine, continui richiami ad una politica  che si interessa degli “ultimi”, che non trascura l’insorgenza di fenomeni di nuova povertà, che non dimentica le fasce deboli.

Attenzione. Stiamo parlando di un programma che mette insieme valori, indicazioni di priorità, riconferme di impegni già assunti (il riequilibrio finanziario del settore sanitario). Un programma fuori dal cassetto che, per certa parte, attende ancora di concretarsi. E che non sfugge a critiche per i ritardi di cui soffre la sua attuazione, per l’esitazione a produrre iniziative contro la crisi economica, per una non sempre eccellente capacità della classe dirigente cui spetta il compito di attuarlo. Sullo sfondo di un’ambiguità che però al tempo stesso potrebbe costituire un punto di forza: la Lombardeconomics, cioè, che non riesce a costringere il governo amico a costruire le reti stradali e ferroviarie  ma, al tempo stesso, non esita a denunziare, più forte di altri, questa inadempienza senza ascarismi palesi o mascherati. Con un partito, l’ M.P.A di Lombardo, che risveglia orgoglio e sicilianismo non deteriore ma costretto, per via di meccanismi adottati dalla legge elettorale, ad allearsi con la Lega Nord.

La Sicilia, sotto un aspetto  socio-economico e di deficit di democrazia, esce da un’esperienza di “cuffarismo” non esaltante. La discontinuità e la richiesta di fiducia, sulla base di una diffusa offerta politica, rappresentata dalla Lombardeconomics, produrranno recuperi ed avanzamenti?

Mario Centorrino, pubblicato sul Corriere del Mezzogiorno del 9 marzo


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