13 Giugno 2011, 14:39
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È rimasta posteggiata su quel tavolo attorniato da poltrone in pelle al primo piano del palazzo di Giustizia di Catania. La richiesta di rinvio a giudizio per i fratelli Lombardo – che era stata firmata con il pieno consenso di tutti e quattro i pm titolari dell’inchiesta, Giuseppe Gennaro, Iole Boscarino, Agata Santonocito e Antonino Fanara – è stata bloccata dall’attuale capo facente funzioni della Procura di Catania Michelangelo Patanè, che ha deciso di avocare a sé l’inchiesta stralciando le posizioni di Angelo e Raffaele Lombardo. Una decisione che era stata già inquadrata tra le possibili alternative, almeno da quando i tentennamenti sulle scelte a carico dei Lombardo rischiavano di far scadere i termini di custodia cautelare per i capi di Cosa Nostra. Insieme a quella dei fratelli Lombardo, si discute sulla possibilità di stralciare la posizione di Ferdinando Bonanno della Eurospin.
Attenzione però: stralciare non vuol dire “archiviare”, nè “chiedere l’archiviazione”. Almeno sulla carta: secondo una fonte giudiziaria citata dall’Ansa, infatti, “l’ipotesi di reato di concorso esterno” avanzato nei confronti del presidente della Regione, Raffaele Lombardo, e di suo fratello, il parlamentare nazionale del Mpa Angelo, “non avrebbe retto in sede di giudizio” perché sul concorso esterno all’associazione mafiosa “fa giurisprudenza la sentenza di assoluzione della Cassazione nei confronti di Calogero Mannino”. L’inchiesta per concorso in associazione mafiosa, però, è ancora formalmente in piedi. L’unica cosa che cambia, da un punto di vista meramente giuridico, è il titolare dell’indagine: fatto raro ma previsto dalla legge.
Ora il punto è capire chi seguirà l’indagine. I sussurri del palazzo di giustizia catanese puntano sull’assegnazione al pm Carmelo Zuccaro, molto vicino a Patanè e al predecessore D’Agata: Zuccaro è un tecnico di alto profilo che ha dedicato le proprie forze alla ricerca dei punti deboli dell’inchiesta su Lombardo, alla luce delle recenti pronunce della Cassazione. Di fatto l’indagine a carico dei fratelli Lombardo procederà su binari differenti rispetto a quella sulla cupola di Cosa Nostra. In pratica i pm titolari dell’inchiesta sono stati spogliati del fascicolo sul quale indagavano, lo stesso che conteneva 80mila pagine di atti e intercettazioni. Per i mafiosi coindagati nello stesso procedimento si procederà con la richiesta di rinvio a giudizio. Ma ogni decisione deve ancora passare da un Gip.
Di sicuro, però, i tempi per i Lombardo si allungano. L’archiviazione non è stata ancora richiesta e su Catania, intanto, incombe la nomina del nuovo procuratore capo. In corsa ci sono Giuseppe Gennaro, Giovanni Tinebra e Giovanni Salvi. Chiunque sarà scelto potrà trovare una patata bollente sul tavolo.
Aggiornamento Ansa – La Procura della Repubblica di Catania ha chiesto il rinvio a giudizio di 53 dei 56 indagati del fascicolo Iblis. La richiesta è stata formalizzata all’ufficio del Gip dal procuratore capo facenti funzioni, Michelangelo Patané, e dal coordinatore del gruppo, l’aggiunto Carmelo Zuccaro, che hanno avocato il fascicolo e coordinano direttamente l’inchiesta. I vertici della Procura, che non hanno condiviso la richiesta di rinvio a giudizio di tutti gli indagati presentata dai sostituti Giuseppe Gennaro, Antonino Fanara, Agata Santanocito e Iole Boscarino, hanno infatti stralciato la posizione di tre indagati: il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, suo fratello Angelo, che è parlamentare nazionale del Mpa, e di Ferdinando Bonanno.
(nella foto Angelo Lombardo)
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13 Giugno 2011, 14:39