Catania – Prosegue il processo d’Appello per concorso esterno in associazione mafiosa che vede imputato Raffaele Lombardo. Mario Ciancio è uno dei testi chiamati dalla difesa. L’accusa, invece, chiede di sentire altri due collaboratori: Fabrizio Nizza, del clan Santapaola, di Catania e Vito Galatolo, ex boss dell’Acquasanta di Palermo. Il pentito avrebbe saputo da Vincenzo Aiello che “i servizi segreti gli avrebbero offerto dei soldi per scagionare Lombardo”. Nel corso dell’udienza, inoltre, rispunta il certificato di matrimonio che vede il nome dell’ex Presidente della Regione accanto a quello di Giuseppe Madonia.
I difensori di Raffaele Lombardo tentano di restringere il campo incentrando tutto sulle principali contestazioni emerse durante il primo grado; mentre la Procura Generale tenterà di ampliare il contesto di riferimento, come emerge proprio dalle richieste fatte come controprova.
Le motivazioni della richiesta d’Appello ruotano attorno all’acquisizione dell’intercettazione nello studio di Mario Ciancio, giornalista ed editore del quotidiano “La Sicilia”. L’ambientale prodotta dal Gico della Finanza, è entrata a far parte del processo di primo grado durante l’ultima udienza. Questo fatto – secondo l’avvocato Benedetti, difensore di Lombardo – avrebbe leso il diritto alla difesa dell’imputato. Posizione dibattuta con il procuratore generale Gaetano Siscaro, il quale ha proprio contestato l’impianto difensivo per la parte relativa alle motivazioni. In ogni caso piena condivisione è stata espressa – dal pg – sul piano del diritto. Non sarà un processo “impacchettato” quindi.
Alle richieste del collegio difensivo – composto inoltre da Guido Ziccone in sostituzione di Franco Coppi, nominato a processo già iniziato – si sommano quelle chieste dal pm Agata Santonocito. La difesa chiama Mario Ciancio, mentre l’accusa richiama Enrico Maltauro e Rosario Di Dio. Chiede, inoltre, di poter sentire altri collaboratori. Nello specifico Fabrizio Nizza, capo cosca di Librino che ha iniziato da poco a collaborare, e Vito Galatolo, il pentito che ha riferito di aver pagato il tritolo per uccidere il pm Nino Di Matteo.
Nizza potrebbe spiegare meglio l’attivismo politico di suo fratello Daniele, mentre Galatolo potrebbe riferire sul presunto contatto tra servizi segreti e Vincenzo Aiello, i quali offrirono – sempre secondo il racconto del collaboratore – denaro al boss di cosa nostra etnea in cambio di una deposizione che avrebbe scagionato Raffaele Lombardo. Elemento indiziario – secondo l’accusa – ma che potrebbe fornire altri elementi di contesto, non pienamente considerati in primo grado.
E’ stata reiterata la richiesta di acquisizione – rigettata in primo grado – dei certificati di matrimonio di Raffaele Lombardo e di Salvatore Paternò. Tra i testimoni del giovane sposo Raffaele, figura Paolo Rizzo – amico di vecchia data di Lombardo, ex sindaco democristiano di Niscemi e cognato di Salvatore Giugno, boss della mafia nissena. La figlia di Rizzo sposerà Salvatore Paternò, figlio del boss di Niscemi, Angelo Paternò. A questo matrimonio Raffaele Lombardo partecipa invece come testimone, ruolo che condivise con Giuseppe Madonia, espone di spicco della famiglia di Caltanissetta che non ha bisogno di presentazioni.
“Abbiamo chiesto di acquisire elementi per contestare le sorprese della sentenza di primo grado – commenta Raffaele Lombardo alla fine dell’udienza – una sentenza costruita interamente sull’intercettazione nello studio di Ciancio – continua – e sull’incontro con Di Dio. Poi c’è la vicenda Safab – aggiunge Lombardo – ma non si capisce bene il mio ruolo”. Di sicuro l’accusa cercherà di estendere gli scenari, ha chiesto, infatti, la rivalutazione dell’affare “Tenutella” prendendo in considerazione tutto ciò che è contenuto in Iblis. Anche il rapporto con il “Partito Nazionale degli Autotrasportatori”- movimento dell’orbita autonomista che faceva riferimento alla famiglia Ercolano – “potrebbe essere riconsiderato”, secondo le richieste dell’accusa.