“E cosa cambia?”, così il presidente Raffaele Lombardo ha commentato la notizia della fissazione dell’udienza preliminare per il processo su concorso esterno in mafia. Nei corridoi dell’Ars, doves’è recato per discutere col presidente Cascio su bilancio e Finanziaria, il governatore ha aggiunto: “L’udienza poteva essere fissata a giugno, a luglio, ma è stata fissata a maggio. Cambia poco”. Ma già domani, Lombardo incontrerà i suoi legali “per concordare la strategia difensiva. Voglio partecipare in prima persona alle udienze, voglio guardare in faccia i pentiti, anche per capire se li ho incontrati in passato, anche per sbaglio”. Sulla possibilità di chiedere il rito abbreviato, Lombardo precisa: “Non preferisco una soluzione rispetto a un’altra. Vedremo. Che differenza c’è tra essere rinviato a giudizio e andare a processo con l’abbreviato? Quest’ultima soluzione è certamente più veloce, credo che in un mese si potrà arrivare a sentenza”.
Intanto, anche la politica si interroga sulla “tempestività” dell’udienza preliminare che, secondo molti deputati, potrebbe “accelerare il processo che porterà Lombardo a rassegnare le proprie dimissioni”. Ma non tutti la pensano allo stesso modo. E gli alleati all’Ars si dividono tra chi considera questa fissazione dell’udienza “del tutto ininfluente” e chi pensa, invece, che finirà per aggiungere fibrillazioni in un panorama politico già molto frammentato e incerto.
“Io credo – dice ad esempio Nicola D’Agostino, uno dei deputati Mpa più vicini a Lombardo – che il presidente non dovrebbe dimettersi nemmeno se fosse rinviato a giudizio. È una questione di cultura giuridica. L’ho sempre pensata così e continuo a pensarla in questo modo: la decisione, semmai, dovrebbe arrivare in caso di sentenza di condanna. Ma la decisione già annunciata da Lombardo – aggiunge – di dimettersi ancora prima della decisione del giudice, la considero ammirevole, coraggiosa e disinteressata. Io gli consiglierei, comunque – conclude D’Agostino – di ragionare sì come Presidente della Regione, ma anche di pensare un po’ a se stesso”.
Il capogruppo dell’Mpa Francesco Musotto, invece, conferma la sua idea, già manifestata altre volte: “Continuo a pensare che Lombardo non si dimetterà. A meno che…”. Il dubbio di Musotto ricade sulle possibili pressioni degli alleati: “So ad esempio che nel Pd si discute molto. E certo, la fissazione della data potrebbe accelerare tutto”.
E tra gli alleati del Pd, il vicepresidente della commissione Attività produttive Pino Apprendi dice: “Io penso che il presidente potrebbe decidere di dimettersi comunque dopo le elezioni amministrative. Ritengo per nulla improbabile il ricorso alle elezioni anticipate a ottobre. E la fissazione dell’udienza preliminare in una data così vicina potrebbe essere un motivo in più per pensarlo”.
“Sapremo qualcosa di più – dice Paolo Ruggirello, neo capogruppo di Mps ed ex deputato autonomista – nella seduta del 24 aprile, quando il presidente Lombardo riferirà in Aula sulla sua situazione giudiziaria. Certo, questa udienza preliminare aggiunge un elemento di fibrillazione in un momento politico per nulla sereno. È una data molto infelice. E spero che le decisioni della magistratura non influenzino in nessun modo le elezioni. A questo punto – considera Ruggirello – ritengo le elezioni anticipate un po’ più vicine, anche basandomi sulle parole del governatore, al quale va riconosciuto di non essere uno di quelli che si attacca alla poltrona, e di essersi speso in questi giorni, venendo in prima persona in Aula e in Commissione, seppur in un momento personale difficile, per trovare una soluzione a bilancio e Finanziaria”.
ENRICO LETTA (PD)
“Credo non ci siano alternative al voto anticipato, aspettiamo la linearità di un percorso, la decisione del gup e di Lombardo. Palermo è la patria di tutte le battaglie elettorali”. Lo ha detto il vicesegretario del Pd, Enrico Letta, a margine di un incontro elettorale a Palermo, rispondendo a chi gli chiedeva un commento sulla vicenda giudiziaria che coinvolge il governatore siciliano Raffaele Lombardo.