Un paio di mesi fa hanno rivolto una lettera aperta al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al premier Mario Monti e al ministro degli Interni Anna Maria Cancellieri per un appello al voto pulito. Oggi, dopo una settimana intensa che ha portato con sé gli strascichi delle primarie, la sentenza di Cassazione su Marcello Dell’Utri e la richiesta di archiviazione dell’inchiesta su Raffaele Lombardo, i ragazzi di Addiopizzo tornano all’attacco: l’associazione che lavora al fianco degli imprenditori antiracket di Palermo chiede un passo indietro al presidente della Regione e al senatore del Pdl, ma non risparmia bacchettate al centrosinistra alle prese con le polemiche dopo il voto del 4 marzo. “La nostra linea – dice Daniele Marannano, uno degli uomini-immagine del Comitato – è molto chiara. La politica deve evitare la pratica del voto di scambio e deve portare avanti gli strumenti che favoriscono la libera partecipazione ai cittadini. Nel documento di inizio gennaio c’è un riferimento diretto alle primarie”.
Già, le primarie. Che però, col senno di poi, non sono sembrate una grande festa democratica.
“Pur rimanendo al di fuori delle querelle e delle dispute partitico-elettorali abbiamo sempre auspicato che centrodestra e centrosinistra celebrassero le primarie proprio per permettere ai cittadini di partecipare. Quel che è successo è sotto gli occhi di tutti: il centrodestra ha rinunciato, il centrosinistra sembra non aver centrato a pieno il senso di questo strumento”.
Ma come? L’hanno inventato loro.
“Stando a quel che raccontano i media emergono fatti poco chiari e trasparenti. Se le vicende di cui è accusato Faraone fossero confermate e se i fatti finiti al centro di un’inchiesta della magistratura fossero veri sarebbe una situazione grave. In una parola sarebbero vanificati i risultati delle primarie. Ovviamente diciamo questo guardandoci bene dall’entrare nel merito dell’attività svolta dall’autorità giudiziaria”.
A proposito dell’autorità giudiziaria: la Procura di Catania ha ribadito la richiesta di archiviazione nei confronti di Raffaele Lombardo, sostenendo che però i contatti con Cosa nostra ci sarebbero effettivamente stati. Insomma: la sentenza Mannino impedisce di contestare il concorso esterno, ma per la Procura i rapporti c’erano.
“Al di là delle valutazioni strettamente processuali, emergono, per citare la Procura di Catania, ‘dei contatti elettorali fra Raffaele Lombardo e pezzi di Cosa nostra’. Emerge, insomma, un giudizio di inopportunità politica che va oltre le questioni processuali. Borsellino, in uno dei suoi incontri con gli studenti, a Chianciano, disse che ‘vi sono, oltre ai giudizi dei giudici, i giudizi politici’. Insomma, la politica deve trarre conclusioni che non vanno necessariamente di pari passo con la valutazione processuale”.
Quali dovrebbero essere, queste conclusioni?
“Non voglio necessariamente entrare nel merito di singoli casi personali. Però da parte di chiunque si ritrovi coinvolto in vicende così gravi, che indipendentemente dalle responsabilità penali fanno emergere responsabilità politiche, mi aspetterei un passo indietro”.
C’è la presunzione di innocenza.
“Oggi come oggi abbiamo serie difficoltà a convincere i commercianti e gli imprenditori a denunciare quando dall’alto non vengono esempi di comportamento specchiato”.
Di concorso esterno, del resto, nell’ultima settimana si è parlato tanto. C’è stata la sentenza su Dell’Utri…
“Su quel giudizio vale ciò che riguarda il governatore della Regione Siciliana. Al di là della contestabilità tecnico-giuridica del reato di concorso esterno in associazione mafiosa, dal processo Dell’Utri sono emersi fatti che segnalano pesanti responsabilità politiche rispetto alle quali tutta la classe dirigente del Paese deve trarre le conseguenze”.
Eppure, ancora ieri, Berlusconi parlava di una “gogna lunga 19 anni” per Dell’Utri.
“Sono affermazioni che si commentano da sole”.
Passi indietro in caso di inchieste è la prima richiesta. C’è anche una richiesta “preventiva” alla classe politica?
“Ci aspetteremmo una maggiore attenzione nella selezione della classe dirigente”.
Chiederete ai candidati di sottoscrivere il vostro appello?
“Stiamo ragionando su un impegno più articolato. Poi decideremo se sottoporlo ai singoli candidati o ai partiti. Ma indipendentemente dal nostro appello sarebbe importante per la politica fare da sé”.
Un impegno più articolato. Ad esempio?
“Ad esempio abbiamo proposto la centralizzazione del seggio di spoglio in modo da limitare il rischio del controllo del voto. Sarebbe un primo segnale importante. Perché è dalla politica che deve arrivare il buon esempio”.