L'omicidio del giardiniere: confermato l'ergastolo al musicista- Live Sicilia

L’omicidio del giardiniere: confermato l’ergastolo al musicista

La sentenza della Corte d'Assise d'Appello. La difesa ricorrerà per Cassazione.

CATANIA – Conferma della condanna all’ergastolo per il musicista Giulio Arena accusato dell’omicidio di Natale Pedalino, ucciso con decine di coltellate nel dicembre 2015. Questa la decisione della Corte d’Assise d’Appello di Catania al termine del processo di secondo grado, che ha visto la riapertura della fase istruttoria soprattutto per l’aspetto scientifico dell’apparato probatorio. Infatti è stato nominato un consulente che ha avuto il compito di analizzare le immagini video dei sistemi di alcuni esercizi commerciali che sono ubicati nel tragitto che l’imputato avrebbe compiuto il pomeriggio dell’uccisione a seguito dell’incontro tra Arena e il giardiniere Natale Pedalino. Incontro confermato dallo stesso musicista, che però ha sempre affermato essersi protratto un paio di minuti.

Il processo d’appello

Il tragitto incriminato è quello dalla piazza Purgatorio (luogo dell’appuntamento) a Paternò in contrada Cotoniera dove è stato trovato il cadavere del giardiniere. Il movente sarebbe stato quello di un litigio causato dalla spartizione di alcuni fusti d’olio. Anche la Pg Iole Boscarino ha nominato un perito di parte. E le due consulenze hanno portato ad avviso del sostituto procuratore a blindare ancor di più l’impianto accusatorio. I periti sono arrivati a identificare la presenza di una sagoma nel posto passeggeri della Subaru di Arena nei frame estrapolati da una sola telecamera. Oltre a questo si è aggiunta la relazione del consulente della Procura Generale che ha rilevato un errore nel calcolo dei tempi di percorrenza. E quindi anche dei minuti in cui sarebbe stato commesso l’omicidio. Elementi che la pg ha evidenziato nel corso della requisitoria. La Corte d’Assise, presidente Elisabetta Messina, ha confermato la sentenza all’ergastolo dei giudici di primo grado. Questo significa che è ha condannato il musicista anche per il tentato omicidio degli ambulanti avvenuto l’estate del 2014. 

La difesa

Gli avvocati Vittorio Basile e Giovanni Avila sono profondamente convinti dell’estraneità del loro assistito nell’omicidio di Natale Pedalino. In due lunghe udienze hanno affrontato i dubbi di un’indagine secondo i legali “superficiale”, che si è indirizzata solamente sulla figura di Giulio Arena non prendendo in considerazione alcuna tesi alternativa. Anche se per la difesa le strade (almeno) da approfondire sarebbero state diverse. Dalle relazioni extraconiugali ai rapporti con certo idilliaci con il figliastro della vittima. Ma mettendo da parte questo, per i difensori gli indizi (anche scientifici) del processo ed emersi nel dibattimento non sono idonei a provare la colpevolezza dell’imputato. Imputato, che nel corso della penultima udienza ha fatto dichiarazioni spontanee riaffermando la sua ‘innocenza’. Nell’appello sono emersi nuovi dalle consulenze dei periti della Corte d’Assise e della Procura Generale: il fatto che una delle telecamere mostrasse che accanto ad Arena, durante il suo passaggio in auto, la sagoma di un passeggero. e l’errore di calcolo del passaggio della macchina da una telecamera a un’altra che porta ad un estensione temporale. Ma per i penalisti si tratta di un “travisamento degli elementi probatori”. La difesa mette in fila ogni indizio: le tracce di dna nell’auto e nella scaletta della casa di campagna di Ragalna, l’analisi delle telecamere, il calcolo temporale. Natale Paladino è stato massacrato a coltellate. Eppure – come dimostrano le immagini di videosorveglianza – Giulio Arena  il giorno dell’omicidio esce e rientra con gli stessi indumenti. Per la difesa è impossibile che non chi ha ucciso Pedalino non si sia macchiato di sangue: invece Arena continua le sue commissioni per tutto il pomeriggio. Per Avila e Basile i carabinieri avrebbero dovuto trovare l’auto sporca di sostanza ematica e non una gocciolina sul freno a mano. E dai test si evince che non è stata pulita. Inoltre avanzano il dubbio che siano stati gli stessi militari, senza calzari e guanti durante la perquisizione a casa di Arena, quel piccolo residuo repertato sulla scalette.  Il consulente della difesa smentisce che dalle telecamere – con più tecniche forensi (e secondo gli avvocati più sofisticate del semplice photoshop utilizzato dagli altri periti) – si veda una persona sul lato passeggeri. Infine, per i penalisti il movente non regge.

Verso il ricorso per Cassazione

Un quadro difensivo che però non ha convinto la Corte d’Assise d’appello che ha confermato la sentenza di primo grado.  Tra 60 giorni ci saranno le motivazioni. Gli avvocati Giovanni Avila e Vittorio Basile a quel punto prepareranno il ricorso per Cassazione. 

(nella foto, da sinistra l’imputato Arena, la vittima Pedalino e sotto un frame del tragitto della Subaru)


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