CATANIA – Ad un anno esatto dall’efferato delitto di Dario Chiappone, il 27enne giarrese ucciso in via Salvemini a Riposto, proseguono serrate le indagini per risalire ad autori, complici e mandante. E’ in carcere dallo scorso 23 giugno Agatino Tuccio, 50enne giarrese, ritenuto dagli inquirenti uno degli esecutori materiali dell’omicidio. I giudici del tribunale del Riesame, a cui i difensori di fiducia Enzo Iofrida e Vanessa Furnari hanno presentato istanza di scarcerazione, hanno confermato nei mesi scorsi la misura cautelare emessa dal gip Simona Ragazzi. Adesso si attende l’esito del ricorso presentato in Cassazione. Ancora nessuna traccia, invece, del secondo indagato, il 52enne ripostese Salvatore Di Mauro, proprietario della Ford Fiesta su cui gli uomini della Scientifica hanno rinvenuto diverse tracce di sangue, alcune delle quali appartenenti proprio alla vittima. Circostanza che, secondo l’accusa, collocherebbe senza alcun dubbio l’automobile sulla scena del crimine, come confermerebbero tra l’altro anche le telecamere della zona. L’uomo, poco prima di essere raggiunto dal fermo d’indiziato di delitto, è svanito nel nulla. Tra le ipotesi al vaglio degli investigatori: l’allontanamento volontario, forse fuori dai confini nazionali, oppure una sparizione forzata per eliminare un testimone scomodo. Sentiti più volte la madre, l’ex moglie e l’attuale compagna di Di Mauro.
IL DELITTO- Sono da poco passate le 20 e 30 del 31 ottobre dello scorso anno quando due uomini, entrambi con il volto nascosto da sciarpe e passamontagna, percorrono a piedi la via Salvemini a Riposto, strada senza uscita, e raggiungono un’auto, una Suzuki SX4, lì parcheggiata. All’interno della vettura ci sono Dario Chiappone ed una donna che il giovane frequenta da pochi mesi. Uno dei malviventi avrebbe intimato ai due, pistola in pugno, di consegnare tutti i contanti, così racconta ancora sotto shock la testimone oculare. Poco dopo però si sarebbero accaniti contro la vittima, colpendola prima con pugni e poi con numerose coltellate. Alla fine saranno 18 i fendenti a raggiungere il 27enne, quello mortale gli recide la vena giugulare. I due uomini fuggono via subito dopo.
LA RICOSTRUZIONE – Il tentativo di far passare l’omicidio per una rapina finita male non convince sin da subito gli inquirenti. Un’aggressione caratterizzata da “cruda e bestiale ferocia”, come la definisce il gip, che lascia presupporre in realtà un’esecuzione premeditata e studiata sin nei minimi dettagli. La pista passionale sembra quella privilegiata, l’unica a giustificare un tale accanimento. I primi sospetti cadono sull’ex compagno della donna. Una relazione interrotta dopo oltre 10 anni a causa proprio di Dario Chiappone. L’uomo, non formalmente indagato, viene sentito più volte e a lungo dagli investigatori. Nel frattempo gli esiti degli esami scientifici inchiodano Agatino Tuccio e Salvatore Di Mauro. Le impronte del primo indagato vengono rilevate su alcune buste rinvenute sul luogo dell’omicidio; sull’auto del secondo invece emergono tracce di sangue della vittima. Gli investigatori passano sotto i raggi x il telefono cellulare di Tuccio a caccia di file che lo colleghino a complici e ad un eventuale mandante. Non sarebbero emersi però elementi compromettenti. Intanto nelle scorse settimane decine di persone sarebbero state sentite dal pubblico ministero Santo Di Stefano, titolare delle indagini. Convocata nuovamente anche l’unica testimone oculare della barbara esecuzione.