L'operaio Gesip morto per incidente | Lo strazio dei parenti in ospedale - Live Sicilia

L’operaio Gesip morto per incidente | Lo strazio dei parenti in ospedale

Irene Fanale, unica figlia del dipendente Gesip deceduto dopo un mese di agonia, racconta quel terribile 7 agosto: "Ho chiamato mio padre, ma mi ha risposto un'infermiera. Poi sono corsa in ospedale e da allora mi sono aggrappata alla speranza. Ora voglio sapere cosa è successo".

PALERMO – Colleghi della Gesip, amici e parenti in lacrime davanti alla camera mortuaria dell’ospedale Villa Sofia, dove stamattina è morto Calogero Fanale, l’operaio di 60 anni rimasto gravemente ferito nell’incidente avvenuto il 7 agosto alla Favorita. L’operaio che lavorava per il settore Ville e Giardini del Comune di Palermo, aveva perso la moglie soltanto un anno fa e adesso i familiari si sono stretti attorno alla sua unica figlia, Irene, la prima quel giorno, a venire a conoscenza di quello che era successo in viale Diana: “Ho saputo tutto intorno alle 13,30. A quell’ora – aggiunge – mio padre doveva già essere a casa, quindi mi sono preoccupata. E’ stato terribile comporre il suo numero e sentire la voce di una sconosciuta. Era un’infermiera di Villa Sofia. Mi ha detto che mio padre era ricoverato, niente di più. Sono corsa in ospedale e l’ho trovato in condizioni gravissime”.

Da quel momento in poi, a dare forza ad Irene è stata soltanto la speranza. “Il racconto del collega di mio padre, con cui sia io che i miei parenti abbiamo parlato, mi aveva confortato. Puccio, che quel giorno si trovava sul furgone con lui, ci ha detto che mio padre stava guidando, che era tranquillo. Stavano scambiando qualche parola mentre tornavano in ufficio, a Casa Natura, dove papà lavorava da quando era ripartita la cassa integrazione. Voglio sapere cosa è successo di preciso, come sia stato possibile che mio padre abbia perso la vita dove già altre due persone sono morte. In quel tratto di strada è presente una falsa curva, è necessario che si faccia chiarezza sulla dinamica e si prendano dei provvedimenti per evitare altri incidenti”.

E in effetti, dal comando di via Dogali precisano che gli accertamenti sono tuttora in corso per ricostruire con esattezza la dinamica del terribile scontro. Lo schianto ha ridotto il Daily Iveco guidato da Fanale ad un ammasso di lamiere nel quale i due operai sono rimasti incastrati, e il 60enne aveva riportato traumi e ferite interne gravissime.

“Prima dell’intervento chirurgico – prosegue Irene Fanale – sono riuscita un po’ a comunicare con lui. A gesti mi aveva fatto capire che avvertiva forti dolori in tutto il corpo. Ho sperato e pregato durante queste settimane perché non mi lasciasse da sola, ma stamattina mi è crollato il mondo addosso”. “Soltanto una settimana fa è stata celebrata la messa per l’anniversario della morte della madre – dice un nipote dell’operaio, Giuseppe Muratore – e nonostante noi tutti staremo vicini ad Irene, speriamo che il Comune non la abbandoni. Mio zio quel giorno stava lavorando, era ancora in pieno orario di servizio. E’ assurdo perdere la vita mentre si compie il proprio dovere”.

“Già – aggiunge Irene Fanale – spero in un passo da parte dell’Amministrazione, mio padre aveva sofferto tanto per non affogare nel mare di difficoltà in cui naviga la Gesip”. Fanale viene descritto da chi lo conosceva come un uomo allegro, sempre con la battuta pronta. “Nonostante la perdita di mia sorella – aggiunge la cognata, Concetta Muratore – aveva sempre il sorriso sulle labbra. Di certo la sua vita era stata stravolta dalla morte della moglie, ma sua figlia gli dava la forza di andare avanti senza abbattersi”.

“Confermo – sottolinea Sonia Muratore – era sempre un piacere stare con lui. Ci mancherà tantissimo, sentiremo profondamente l’assenza della sua voce e della sua ironia. Ma soprattutto sarà straziante non incontrarlo più vicino casa: abitavamo a pochi metri l’uno dall’altra e scambiare due chiacchiere, ogni giorno, era ormai diventata una bellissima abitudine”.


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