PALERMO – Sarà la cattedrale di Palermo ad accogliere domani, alle 18, la celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo Corrado Lorefice per l’inizio del nuovo anno pastorale nella memoria del martirio del beato Giuseppe Puglisi, ucciso dalla mafia il 15 settembre del 1993 nel quartiere palermitano di Brancaccio. Nel corso della celebrazione (animata dagli insegnanti di religione e delle altre discipline delle scuole dell’arcidiocesi e dai docenti della Scuola teologica di base) sarà consegnata alla Chiesa di Palermo la lettera dell’arcivescovo “Fino al compimento dell’amore”, con la quale viene aperto l’itinerario lungo il XXX anniversario dell’uccisione di don Puglisi.
“Care sorelle e cari fratelli – scrive l’arcivescovo – mi rivolgo a voi, grande comunità di uomini e donne che la storia ha posto sui solchi dolorosi ma fecondi scavati dalle orme di decine di martiri, i martiri della spietata violenza generata dalla sopraffazione della cultura mafiosa. Oggi varchiamo insieme la soglia del trentesimo anno dall’uccisione del Beato Padre Pino Puglisi e camminando ancora lungo quei solchi che il tempo non ha eroso né inaridito, ne ammiriamo i frutti, che siamo noi stessi, noi che tanto desideriamo vivere nel mondo come umili testimoni dell’esempio che abbiamo ricevuto e abbiamo accolto. Trent’anni dopo, il martire Giuseppe Puglisi continua ad accompagnare la sua e nostra Chiesa. Dentro questo mistero è il ministero del nostro Padre Pino: lui che accoglie il martirio perché la città diventi più umana, il quartiere diventi più umano, ogni strada e il nostro modo di viverci, il nostro stile del convivere, diventino più umani. Non posso non ricordare a me stesso e a tutti noi che in questo stesso giorno, quattro anni fa, Papa Francesco è venuto a inaugurare idealmente il nostro metterci in cammino sui passi di Padre Pino. Lo ha fatto venendo a visitare le case di Brancaccio e indicandoci subito la sedia rotta nella saletta del nostro Beato: continua a dirci, Padre Pino, che il luogo in cui dobbiamo collocarci non è una poltrona, non è una stanza chiusa, ma è fuori, tra le strade, là dove gli uomini costruiscono la storia, affinché sia una storia pienamente umana, secondo il desiderio di Dio”.