NAPOLI – “E’ importante che ci sia un limite all’esposizione mediatica e in alcuni casi particolarmente delicati bisogna scindere il proprio operato professionale dalle proprie opinioni”. Il presidente di Magistratura democratica, Luigi Marini, ribadisce la sua posizione sul caso Ingroia a margine della tavola rotonda promossa a Napoli da Md su ‘Magistratura, politica e media’. “In casi di eccessiva esposizione mediatica – dice Marini, rispondendo ai cronisti – il proprio lavoro finisce per coincidere con la propria immagine ed è sbagliato”.
E alla domanda di un’eventuale discesa in campo del magistrato siciliano, Marini si limita a commentare che “si tratta di scelte personali” e che esistono tempi e regole per chi vuole compiere questa scelta che vanno rispettati”. Il convegno è stato dedicato a questi temi, in particolare al rapporto dei magistrati con il dibattito politico e con i media. “Ribadiamo con chiarezza – dice Marini – che un magistrato buono è quello che si interessa alla vita pubblica del proprio Paese e che interviene per dare un contributo di qualità al dibattito”. Ma a questa libertà, spiega Marini, devono esserci due tipi di limiti. “Il primo è quello di non parlare dei propri casi o di quelli di cui si occupa il suo ufficio. Il secondo è che l’intervento del magistrato deve sempre costituire un valore aggiunto per la discussione e non deve essere un semplice giudizio”.