PALERMO – Un po’ alla Regione, un po’ al Ministero. Un po’ da entrambe le parti. Un po’ da nessuna. Quello di Marco Lupo appare un balletto. Una samba, per usare la suggestione richiamata dallo stesso Crocetta, pochi giorni fa. “Se i dirigenti sono quasi duemila non è mica colpa mia”. Il presidente della Regione su questo ha certamente ragione. Al punto da prevedere, in vista della prossima, fantomatica finanziaria, la riduzione delle postazioni dirigenziali: “Dobbiamo dimezzarle”. Buone intenzioni, che anche in questo caso vengono contraddette dalla realtà dei fatti. Lupo torna alla Regione: sarà il capodipartimento all’Ambiente, dopo essere stato dirigente generale ai rifiuti. Sempre da esterno.
Crocetta ha deciso di (ri)chiamarlo. Di richiamare un dirigente che di ruolo non è. Un esterno da tempo molto “interno”, a dire il vero. Che costerà un po’ di soldi in più alle casse disastrate della Regione. Marco Lupo torna dopo aver lasciato, come detto, il dipartimento Acque e rifiuti che aveva retto prima con Raffaele Lombardo, poi con Crocetta. E con Nicolò Marino, l’assessore uscito polemicamente dalla giunta, al culmine di scontri violentissimi persino sulla “cifra” dell’antimafia crocettiana.
Siracusano, Marco Lupo è storicamente vicino all’ex ministro Stefania Prestigiacomo, anche lei originaria del capoluogo aretuseo. E al fianco della ministra berlusconiana, il dirigente iniziò, tra il 2003 e il 2004 il suo cammino nei palazzi del potere romano, dopo una breve esperienza come esperto della presidenza del Consiglio dei ministri. Un ruolo, quello di esperto di Palazzo Chigi che proseguirà negli anni successivi, e in parte si trasformerà, prima nella carica di direttore generale al Ministero dell’Ambiente poi come soggetto attuatore per l’emergenza “in materia di bonifica e risanamento ambientale dei suoli” della Regione siciliana. Anche in quei casi, il “suo” ministro sarà la Prestigiacomo.
Proprio in quella veste, però, Lupo incorrerà in una disavventura. Sarà indagato, infatti, per disastro ambientale colposo, per la creazione di una discarica abusiva e danni ambientali nell’inchiesta della procura di Enna che ha portato al sequestro dell’area mineraria di Bosco Palo. Oltre a lui, indago anche un “simbolo” dell’era Cuffaro come Felice Crosta e l’altro dirigente Dario Ticali.
Nel luglio del 2012, arriva invece l’incarico all’interno dei dipartimenti regionali. Marco Lupo, infatti, è uno degli esterni voluti da Raffaele Lombardo nel delicato settore dei rifiuti. Sembrava un’esperienza di breve durata. Perché con l’arrivo di Crocetta, le prime teste a “saltare” sono proprio quelle di alcuni direttori esterni: è il caso ad esempio del ragioniere generale Biagio Bossone o del capodipartimento alla Formazione, il torinese Ludovico Albert. Ma Lupo resiste. Insieme a pochi “superstiti” alla fatwa “anti-esterni”. “Costano troppo”, per Crocetta. Ma non tutti. Nel 2014 infatti rimangono in tre: il segretario generale Patrizia Monterosso, il dirigente generale dell’Ufficio legislativo e legale Romeo Palma e, appunto, Lupo. Che nel frattempo aveva anche ricevuto l’incarico di sub-commissario all’emergenza rifiuti. Un ruolo che il dirigente ha ricoperto fino al dicembre del 2013, quando il governo centrale ha disposto la cessazione della proroga dell’incarico del commissario (ruolo rivestito da Crocetta, di cui Lupo era il delegato).
Così, per qualche mese Lupo ha continuato rivestire il ruolo di dirigente generale “semplice” ai rifiuti. Ma in quel periodo, il burocrate avrebbe iniziato ad avvertire un po’ di insofferenza. Al punto da “suggerire” a Crocetta la rimozione dell’esterno, con la nomina contestuale di Domenico Armenio. Storia finita? Macché. Per Lupo da tempo si parlava di una nuova poltrona. Si è accennato a lungo a un incarico all’Autorità portuale di Palermo. Quindi a quello di nuovo commissario per il dissesto idrogeologico. Al posto del commissario uscente: quel Maurizio Croce nominato nuovo assessore all’Ambiente. L’assessorato per il quale l’esterno Lupo torna a lavorare. Primo passo, magari, proprio per la nomina a successore di Croce.
Lupo va, Lupo viene. Ma non è il solo. La (ri)nomina del dirigente è l’ennesima puntata di un film fatto di scelte e ripensamenti. Promozioni e desfenestrazioni. Basti pensare all’imbarazzante gestione del ruolo di ragioniere generale. Dopo aver cacciato, come abbiamo detto, l’esterno Bossone, Crocetta si è affidato a Mariano Pisciotta. Ma il dirigente negli ultimi mesi non godeva più della simpatia del Palazzo. Così, via Pisciotta e nomina “ad interim” per Giovanni Bologna in quel momento dirigente generale alle Finanze. Siamo in piena sessione di bilancio. In pieno caos-conti. E Bologna, all’Ars proprio per discutere di emergenza e documenti contabili, apprende solo dalla stampa online di essere stato appena sostituito: arriva Salvatore Sammartano. Giri vorticosi. Che non risparmiano nessun ramo dell’amministrazione. Essiccandoli. Costingendo uffici e funzionari a continui e dannosi “stop and go”. Una abitudine censurata a più riprese dalla Corte dei conti, in occasione del giudizio di parifica: “La Commissione Europea – si legge nell’ultimo – ha stigmatizzato le continue “rotazioni” dei vertici amministrativi dei dipartimenti regionali”. Un caos che rallenterebbe, secondo l’Europa e i magistrati contabili, anche la spesa dei Fondi comunitari. Ma nonostante le rassicurazioni dell’assessore Baccei: “Tradurremo in atti ogni invito della Corte dei conti”, il governo va in direzione opposta. Nella giornata di oggi, infatti, la giunta, per far posto a Lupo, ha deciso di “trasferire” Gaetano Gullo al Corpo Forestale (lo guiderà insieme al dipartimento urbanistica), mentre Sergio Gelardi viene confermato al Turismo, dove pochi giorni fa aveva dovuto fare le valigie Alessandro Rais. Per il quale il governo ha deciso di invetarsi persino un nuovo ufficio speciale per il cinema. Rais, quantomeno, però, è un dirigente di ruolo. A differenza di Lupo, il più interno degli esterni. Richiamato da Crocetta, negli stessi minuti in cui assicura: “Dimezzerò il numero dei dirigenti”.