L'ultimo compleanno di Agnese - Live Sicilia

L’ultimo compleanno di Agnese

Agnese Borsellino nel suo settantunesimo compleanno

di ROBERTO PUGLISI Pubblichiamo alcune foto del settantunesimo compleanno, l'ultimo, di Agnese Borsellino. E' il nostro modo per ricordare con semplicità una piccola grande donna, che ha chiesto verità e non ha perso la speranza, fino all'ultimo respiro.

PALERMO-  E’ il regalo che ci hanno fatto e che noi facciamo ad Agnese Borsellino. Pubblichiamo alcune foto del suo ultimo compleanno, il sette febbraio scorso. E ringraziamo la famiglia che ci ha dato la possibilità di ricevere queste immagini che rappresentano un tesoro per noi e per i siciliani con il cuore al posto giusto. Sono scatti domestici che ritraggono una festa normale, tra persone normali. C’è la Signora mentre soffia sulle candeline con le guance gonfie, circondata da nipoti con lo sguardo ridente. Agnese sapeva che non avrebbe spento un’altra candelina. Eppure, se c’era turbamento, non si coglie. Si respira un clima di festa, non artefatto, non messo lì a coprire il distacco vicino.

Agnese è stata una donna forte. Non ha avuto bisogno di ricacciare indietro la sua fragilità di creatura umana, colpita duramente negli affetti, l’ha accettata e resa bellissima. La capacità di restare saldi è diventata leggerezza, ha trasformato le crepe in legami inattaccabili. Pensando alla Signora, la immaginiamo – lei, tanto minuta – come Colapesce che regge la Sicilia e che sa trovare il bello del peso che porta perché ha lo stesso nome dell’amore.

Non si comprende il mistero della Signora Agnese Borsellino, se non si entra in contatto con la dimensione di chi ama, pure quando l’altro è lontano, dissolto, scomparso, senza aspettarsi abbracci o parole, cercando una corrispondenza invisibile e reale. Non si rende omaggio ad Agnese, se non si tocca la normalità della luce che ha circondato la sua vita e che si è trasformata in eccezionalità, quando la cronaca e la storia sono esplose in via D’Amelio, proiettando una donna semplice sul palcoscenico pubblico del dolore. Ai piedi della scena, estimatori, fratelli e sorelle casuali, sostenitori. Ma pure morbosi, sarcastici, stupidi.

Una patina di volgarità ha accompagnato le vicende della famiglia Borsellino, lungo gli anni. Paolo era appena arrivato a Marsala e già malignavano che si era scelto la procura affacciata sul mare, per suo gradimento. Paolo trafitto da un articolo di Leonardo Sciascia, meritevole – e i fatti gli hanno dato ragione – nel denunciare la pervicacia di certo professionismo antimafioso e sommamente ingiusto nell’indicare, en passant, come esempio di scuola, un giudice cresciuto nel rispetto delle istituzioni, col culto della discrezione del ruolo. Un mal ripagato Servitore dello Stato, sottomesso a uno stile sobrio, infranto raramente e suo malgrado, perché sarebbe stato impossibile in tutta onestà non sottolineare clamorose storture.

La maledizione ha colpito gli eredi, considerati “privilegiati” in virtù del cognome da gente con scarsa intelligenza e molta cattiveria. Nell’ombra, con la pugnalata alla schiena, le insinuazione si sono radicate: Palermo non ti prende a cazzotti, ti avvelena. Siamo – ricordiamolo – nella città del rispetto. E come non citare, tra gli sgarbi residuali, la miopia del Consiglio regionale del Piemonte che ad Agnese non ha voluto dedicare nemmeno un minuto di cordoglio, perché “non è una figura istituzionale”. Un Paese in cui Giulio Andreotti è celebrato da una buona fetta dei cittadini alla stregua di uno statista di proporzioni gigantesche, non ha bisogno di ulteriori spiegazioni.

Agnese tutto ha visto e tutto ha sopportato, da sincera testimone dell’antimafia migliore, arricchita da (poche) parole pesanti, da parecchie azioni e da una sensibilità sociale straordinaria. Avremmo dovuto incontrarla, non c’è stato il tempo. A chi ha conservato la memoria di una piccola e infinita donna, offriamo i suoi sorrisi al traguardo. E abbracciamo i suoi figli: Fiammetta, Lucia, Manfredi. Sono nati da genitori indimenticabili. Sono riusciti a somigliare, per essere diversi. Non esiste prova d’amore più grande.


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