L'ultimo giro di giostra - Live Sicilia

L’ultimo giro di giostra

Rosario Crocetta

La nuova rotazione di dirigenti generali ridisegna ancora una volta la mappa della burocrazia regionale. Con Lombardo, i continui cambi ai vertici della pubblica amministrazione portarono allo stallo della Regione. Un lusso che oggi la Sicilia, tra le bacchettate di Moody's e le giustificate proteste di imprese e lavoratori, non può permettersi. È ora di aprire una fase due

PALERMO – La giostra dei dirigenti generali della Regione continua a girare. Mercoledì sera il governo ha varato una nuova rotazione, che premia per lo più superburocrati sponsorizzati dal Partito democratico (come Arnone, Gullo e Lo Monaco), ridisegnando ancora una volta la mappa dei vertici della pubblica amministrazione. Rotazione che segue ad altre rotazioni, non solo quelle dei supermanager ma anche quelle di dirigenti e funzionari, fatti girare nei mesi scorsi da Crocetta. Ora, che le rotazioni nella pubblica amministrazione siano prassi auspicabile e in linea di principio benefica, è dato abbastanza assodato. E questo giornale, pur con qualche riserva sul metodo, ha salutato positivamente, nel merito le prime rotazioni di personale annunciate da Crocetta.

È anche vero che nel momento in cui queste si trasformano in una giostra in moto perpetuo in cui direttori, dirigenti e funzionari non si fermano più, ecco che questo può ingenerare qualche problema al buon andamento della pubblica amministrazione. Il precedente è molto fresco ed è quello del governo Lombardo. “Regnante” il predecessore di Crocetta, ai vertici della burocrazia si susseguirono, senza pace, una serie di avvicendamenti (con tanto di complicazioni giuridiche legate alla nota vicenda degli esterni), che pregiudicarono l’azione di governo, contribuendo a creare una situazione di stallo che per un certo periodo paralizzò la Regione. Un lusso, che oggi più che mai, una Sicilia al tracollo declassata da Moody’s a “spazzatura” (“junk” si dice nell’inglese delle società di rating), non può permettersi.

E pertanto, archiviata l’ultima maxirotazione crocettiana, sperando che finalmente il governo abbia trovato la quadra definitva nel risiko dei dirigenti, adesso non rimane che da augurarsi di vedere cominciare una fase due del governo regionale. Una fase che guardi a sviluppo e lavoro, come richiedono a una sola voce imprese e sindacati. Una “inversione di rotta”, come ha detto fino all’altroeri Confindustria. Venerdì, tanto per fare un esempio, Palermo è stata invasa dai fantasmi dell’edilizia, il comparto simbolo del massacro dell’economia siciliana, che non sono riusciti nemmeno a incontrare il governo. Fantasmi li chiamiamo, perché le migliaia e migliaia di operai rimasti senza lavoro in Sicilia sono spariti senza bruciare un cassonetto, bloccare una strada o ingaggiare uno scontro con uomini in divisa. Dimenticati e abbandonati a se stessi, come buona parte del mondo produttivo della Sicilia, sacrificato sull’altare del mantenimento della spesa clientelare e assistita degli intoccabili posti di lavoro pagati coi soldi pubblici e distribuiti per amicizia e appartenenza.

Qualche giorno fa, alla conferenza della Uil siciliana, Crocetta ha ammesso le sue colpe nel mancato confronto con le parti sociali, davanti al leader di Confindustria Antonello Montante e al segretario della Uil Claudio Barone. “Mi prendo il 90 per cento di responsabilità, il 10 è vostro per non avermi tirato abbastanza la giacchetta”, ha detto il governatore. Che in quella stessa sede aveva rivendicato le azioni a suo dire propedeutiche a una politica di sviluppo, ossia quelle mirate al contenimento della spesa e alla fine della “manciugghia”, per usare le sue parole, sottolineando: “Abbiamo evitato il declassamento del rating”. Solo due giorni dopo, però, Moody’s l’ha smentito. Per fortuna, si fa per dire, che a pungolare il governo ci pensano i partiti della maggioranza, che tra un discorso di principio e un altro sul bene della Sicilia, battono i pugni sul tavolo chiedendo un rimpasto, pretesa che rischia di far passare tutto il dibattito politico per una triste faccenda di poltrone.

I dati da cui giovedì mattina sono partiti i confederali nell’annunciare la loro manifestazione unitaria del 6 giugno non necessitano commenti. In un anno la Sicilia s’è giocata migliaia di imprese. Numeri da brividi che celano altre migliaia di vite travolte. Le parti sociali chiedono con insistenza un cambio di passo al governo. È indubbio che in una Regione al verde, inventarsi politiche di crescita e di sviluppo non è compito semplice. Ma diventa proibitivo per un governo assorbito perennemente dalla gestione delle emergenze e dall’impegno nello sventare disordini di piazza. Una delle poche carte da giocare per Crocetta è quella dei fondi europei e dei Fas. Il segretario della Cisl Maurizio Bernava, il più critico verso la giunta, ha commentato favorevolmente la notizia dell’avvicendamento alla programmazione, dove esce di scena Felice Bonanno (“E’ giusto cambiare un dirigente che non ha raggiunto l’obiettivo”, ha detto Bernava). Concetto confermato dallo stesso Croceta (“Come facevamo a tenerlo lì?”, ha detto, dopo avercelo lasciato sei mesi), affermando la necessità di un “rilancio” dei fondi europei:“Vogliamo dare un colpo di reni per rimettere in moto al meglio la macchina burocratica”, ha detto il governatore. L’auspicio è che non servano altri pit stop per rimettersi in moto. E che la giostra dei dirigenti adesso, raggiunto un auspicabile equilibrio, possa trovare pace. Di tempo, rammentano Moody’s e le folle che ormai quotidianamente invadono le vie del centro di Palermo, ne è rimasto davvero poco.

twitter @salvotoscano1


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