Lupara bianca e vendette |Nizza e Magrì alla sbarra - Live Sicilia

Lupara bianca e vendette |Nizza e Magrì alla sbarra

Il controesame dei pentiti Davide Seminara e Giuseppe Mirabile.

CATANIA – Fabrizio Nizza avrebbe voluto pentirsi già nel 2012 e questo avrebbe creato nervosismo nell’animo del fratello Andrea. E’ l’ex soldato di Librino Davide Seminara a raccontare quel particolare periodo travagliato all’interno del clan. Si viveva nel timore di quello che avrebbe potuto raccontare. “Mio fratello non c’è più con la testa, mi consuma pure a me” – avrebbe confessato Andrea Nizza a Seminara dopo un colloquio in carcere con Fabrizio. “Erano cose che si potevano sbrigare loro e non coinvolgere me che sono il più piccolo”. Così si sarebbe lamentato più volte Andrea Nizza con il collaboratore di giustizia. Quella “cosa da sbrigare” sarebbe l’omicidio di Lorenzo Saitta, delitto che è costato al latitante una condanna in primo grado a 30 anni di carcere. Davide Seminara è uno dei testi chiave del processo che vede imputati Orazio Magrì e Daniele Nizza, due delle teste di serie del clan Santapaola degli ultimi anni. I due uomini d’onore sono accusati dell’omicidio di Lorenzo Saitta (omonimo del boss denominato “Scheletro”), ucciso nel 2006, di Francesco Palermo, boss dei Cursoti, freddato nel 2009 e di Giuseppe Antonino Rizzotto, crivellato nel 2011.

Il difensore di Nizza e Magrì, Salvo Pace ha chiesto di controesaminare Seminara per alcuni chiarimenti. Daniele Nizza è considerato – secondo le ipotesi dell’accusa rappresentata dal pm Rocco Liguori – il mandante dell’omicidio di Saitta mentre Andrea sarebbe stato l’esecutore materiale. Davide Seminara ricostruisce il clima di tensione causato dalla decisione di Fabrizio Nizza di entrare nel programma dei collaboratori di giustizia, volontà che sarebbe stata manifestata anche attraverso una lettera consegnata a un avvocato di Messina, che avrebbe raccontato alla presenza di Seminara, Giovanni Privitera (altro soldato dei Nizza) e dello stesso capomafia Andrea di aver strappato la missiva. In quell’occasione il latitante, secondo il racconto del pentito, avrebbe consegnato al legale 2000 euro in contanti. In realtà Fabrizio Nizza farà il salto del fosso solo 3 anni dopo, all’inizio del 2015.

Giuseppe Rizzotto, capo storico del Villaggio Sant’Agata, sarebbe stato freddato da Orazio Magrì durante un incontro in campagna organizzato da Fabrizio Nizza. “L’ho saputo dopo che era stato compiuto l’omicidio, non prima” – risponde Seminara alla domanda precisa dell’avvocato Salvo Pace. “Rizzotto era un uomo d’onore. Non conosco chi è il suo padrino, ma so che è diventato uomo d’onore per volontà di Daniele e Fabrizio Nizza e anche di Orazio Magrì” – racconta il pentito. In quel periodo era necessario riorganizzare i vertici. L’arresto di Santo La Causa nel 2009 durante un summit di mafia a Belpasso aveva causato un vuoto di potere. Giuseppe Rizzotto sarebbe stato operativo al Villaggio Sant’Agata. Ma nel 2011 Rizzotto avrebbe avuto dei contatti diretti con Aldo Ercolano, e avrebbe “seguito più la sua linea” che quella dei Nizza. Ad un certo punto avrebbe anche contattato il figlio della compagna di Seminara “per offrirgli della cocaina”. Questo avrebbe fatto montare su tutte le furie i Nizza. A quel punto sarebbe stato organizzato un vero e proprio appuntamento con la morte. Fabrizio Nizza, anche lui imputato nel procedimento, è stato molto dettagliato su quanto accaduto. Il corpo di Rizzotto non è mai stato ritrovato. Nonostante Salvatore Cristaudo, che si sarebbe occupato della soppressione del cadavere, ha indicato agli inquirenti il luogo dove sarebbe stato seppellito.

A parlare davanti alla Corte d’Assise è anche Giuseppe Mirabile che – rispondendo alle domande dell’avvocato Salvo Pace – conferma le “tensioni tra i Mirabile, e la compagine composta da Cocimano, Magrì e i fratelli Daniele e Fabrizio Nizza”. Giuseppe Mirabile sapeva che al Villaggio comandava “Rizzotto con un altro, di cui non ricordo il nome”, e tramite suo fratello era venuto a conoscenza “di alcune tensioni in quel quartiere”.

Negli atti del processo potrebbero entrare le dichiariazioni di Angelo Bombace, collaboratore “dell’ultima ora”, così lo ha definito la Presidente della Corte d’Assise questa mattina durante l’udienza che si è svolta in aula Famà. Il pm Rocco Liguori ha depositato in cancelleria i verbali del pentito dello scorso settembre in modo che possano essere visionati e valutati dai difensori che si esprimeranno nella prossima udienza fissata per il 30 gennaio. In quella data saranno esaminati i collaboratori di giustizia Salvatore Cristaudo e Giuseppe Scollo.

 

 

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