PALERMO – L’accordo ha vacillato. Ma alla fine, la linea rappresentata dal segretario del Pd Giuseppe Lupo e dal deputato Udc Lino Leanza, per il momento, è quella vincente. Nessun allargamento della maggioranza verso gli autonomisti. Un’apertura richiesta a gran voce dai deputati “crocettiani”, che avevano già manifestato il proprio malcontento, nel segreto del voto che ha consentito comunque a Giovanni Ardizzone di diventare il nuovo presidente dell’Ars. Oggi, faccia a faccia tra gli esponenti della maggioranza, a Palazzo d’Orleans. Presenti il segretario del Pd Giuseppe Lupo, Lino Leanza per l’Udc, i “crocettiani” Nino Oddo, Antonio Malafarina, Giovanni Di Giacinto e Alice Anselmo (quest’ultima in rappresentanza del gruppo “Territorio”). Un faccia a faccia dal quale è emersa la volontà dei deputati riferibili alle lista “Crocetta presidente” di non escludere l’apertura al Partito dei siciliani e Grande Sud. Ma che significa “aprire” a quei partiti?
Il “nodo” sta tutto nella distribuzione delle cariche istituzionali all’interno dell’Assemblea. Nessuno, infatti, fa più mistero dell’esistenza di un accordo tra i partiti di maggioranza e le “opposizioni responsabili”. Per intenderci, il “polo” che fa capo a Pdl, Cantiere popolare e Lista Musumeci. Un accordo che prevede la “cessione” ai partiti di minoranza di ruoli importanti come quelli del vicepresidente dell’Ars (Salvo Pogliese?), di un questore (pottrebbe essere Salvatore Cascio del Cantiere popolare) e di due presidenti di Commissione (entrambi probabilmente del Pdl: Formica e Fontana i più quotati). L’accordo entra nell’ottica di quella “pax” richiesta dalle stesse forze di maggioranza. Una maggioranza solo politica, ma non numerica. E che ha già trovato la prima “sponda” l’altro giorno all’Ars, con i voti necessari per l’elezione di Ardizzone, appunto. Un’elezione per la quale è stato decisivo il ruolo “strategico” proprio del segretario dei democratici Giuseppe Lupo e di Lino Leanza, che hanno vestito il ruolo di “garanti” di un’intesa che non va vista come un’alleanza. “Siamo e restiamo su fronti diversi” ha precisato infatti ieri a Live Sicilia il segretario regionale dell’Udc Gianpiero D’Alia. E anche il co-coordinatore del Pdl Giuseppe Castiglione tiene a puntualizzare che il suo partito non “ha alcuna intenzione di entrare nella maggioranza. La nostra adesione alla proposta di Ardizzone – ha proseguito – è stata dettata esclusivamente dal buon senso e dall’interesse per i siciliani, in maniera del tutto trasparente e senza pensare a nessun rendiconto personale. Il gruppo del Pdl – ha concluso Castiglione – è stato già vittima in passato di un grave e imperdonabile ribaltone e ciononostante ha sempre dimostrato coerenza. Non siamo noi quelli avvezzi a queste pratiche”.
Ma l’accordo c’è. Ed è proprio quell’intesa che non piace ad alcuni deputati riferibili al presidente della Regione Crocetta. Quelli che fanno capo, per intenderci al gruppo che rispecchierà il nuovo movimento politico del governatore, e al gruppo “Territorio”. La distribuzione delle cariche, coinvolgendo anche il centrodestra, infatti, ha tolto spazi ambiti, da un lato. Dall’altro, i crocettiani sarebbero più orientati ad aprire verso il polo autonomista piuttosto che verso l’area che ha sostenuto Nello Musumeci. Un’idea in qualche modo rivelata oggi da Crocetta: “Dobbiamo chiarire bene come stanno le cose – ha detto – non possiamo pensare che la nostra maggioranza si regga sul Pdl”. Ma al momento, è proprio così. Perché da Pd e Udc (Lupo e Leanza, oggi) è arrivato un secco “no” all’argamento verso gli ex lombardiani e ai deputati di Micciché. E che l’ipotesi di quell’allargamento fosse davvero concreta, si legge anche nelle parole del capogruppo del Cantiere popolare Toto Cordaro, che oggi parla di una certa nostalgia, se non di riconoscenza, di Crocetta nei confronti di Lombardo.
Ma c’è di più. Oggi nel vertice, si sarebbe assistito alla rappresentazione “plastica” delle divisioni del Pd. E in questo caso, fatte le debite proporzioni, sembra essere cambiato poco rispetto ai mesi scorsi, in cui il partito dibatteva in maniera accesa attorno alla necessità di abbandonare la giunta di Lombardo, se non persino a quella di presentare una mozione di sfiducia nei confronti del governatore. Al vertice, infatti, sarebbe intervenuto, in un secondo momento anche Antonello Cracolici. Che, stando al racconto di alcuni presenti, avrebbe manifestato un’idea diversa da quella del segretario Lupo: quella, insomma, di “riaprire” ai lombardiani, appunto.
E che il clima nel Pd sia molto caldo, lo dimostra una dichiarazione di Tonino Russo, vicino all’area di Mirello Crisafulli: “Legittimamente – dice Russo – il presidente Crocetta ha chiesto chiarimenti ai vertici dei partiti che l’hanno candidato e, per mano, condotto alla vittoria. Altrettanto legittimo, visto che ci apprestiamo alle elezioni politiche – prosegue l’esponente del Pd – è chiedere al Presidente se si considera ancora un iscritto e un dirigente del Pd o di un partito-movimento parallelo e concorrente rispetto al Partito Democratico”. E l’idea di Tonino russo trova “sostenitori” anche dentro l’Assemblea: anche Giovanni Panepinto, infatti, ha sollevato la medesima questione. Insomma, dentro il Pd in tanti iniziano a chiedersi: “Da che parte sta Crocetta?”.