La "bella avventura" sotto accusa| Faccia a faccia sulle 'firme false' - Live Sicilia

La “bella avventura” sotto accusa| Faccia a faccia sulle ‘firme false’

Dalle email di quattro anni fa al confronto tra attivisti e deputati grillini.

MOVIMENTO 5 STELLE
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PALERMO – “Ognuno partecipa a questa bella avventura… l’importante è crederci fino in fondo, per festeggiare io aspetto l’11 aprile, non per scaramanzia, ma voglio aspettare l’ufficialità”. Col senno di poi, alla luce dello scandalo, le parole di Samanta Busalacchi hanno il sapore della beffa. L’attivista predicava prudenza fra chi proponeva di “brindare, ubriacarci” per festeggiare la raccolta delle firme. Era stata una lunga notte piena di tensioni, nel corso della quale qualcuno scriveva nel “carteggio” incrociato di e mail perché mai ci fosse “tutta questa urgenza” di raccogliere di nuovo le firme. Fu una chiamata a raccolta in via Sampolo, una corsa contro il tempo.

Il 4 aprile del 2012 Busalacchi, ora indagata assieme ad altre dodici persone, scriveva via e mail agli attivisti del Movimento 5 Stelle. Erano le ore successive alla ricopiatura delle firme per la presentazione delle liste alle elezioni comunali di Palermo. Quattro anni dopo “la bella avventura” è finita in Procura.

Quali saranno i prossimi passaggi? Innanzitutto, gli interrogatori degli ultimi due indagati – il deputato nazionale Giulia Di Vita e l’attivista Riccardo Ricciardi – ancora non convocati dal procuratore aggiunto Bernardo Petralia e dal sostituto Claudia Ferrari.

Poi, l’acquisizione di documenti da cui estrapolare tracce della grafia di tutti coloro che si sono rifiutati di sottoporsi alla perizia per capire se abbiano partecipato o meno alla presunta falsificazione. Infine si valuta l’opportunità di organizzare dei confronti. Primo fra tutti quello fra Alice Pantalone e le due persone, una è la deputata regionale Claudia La Rocca, che hanno ricostruito il suo contributo alla ricopiatura.

“Ho chiarito, sono più serena. Ho detto ai pm che non ero neppure presente”, aveva dichiarato Pantaleone nei giorni scorsi, al termine del’interrogatorio. È stata l’unica ad avere risposto alle domande dei magistrati. Si era detta meravigliata e amareggiata che qualcuno l’avesse chiamasse in causa, dicendo bugie. “Non può avere copiato le firme perché non si trovava lì: quindi ha respinto ogni accusa”, aveva aggiunto il suo legale, l’avvocato Gianluca Calafiore all’uscita dalla stanza dei pm. Il confronto servirà a capire chi fra accusata e accusatori abbia detto la verità sulla notte del 3 aprile.

Fu Busalacchi alle 2.25 a lanciare l’allarme alla mailing list: “Vi sto inoltrando il modello del fogli raccolta firme… rischiamo di non poterci candidare, non è uno scherzo, datevi una mossa”. E La Rocca aggiunse: “fate compliare bene i moduli… è davvero importante come scritto da Sami. E’ un’urgenza”. L’attivista Marco Negri chiese “ma qualche spiegazione?”. Gli rispose Pietro Salvino, marito della Mannino e pure lui indagato: “Durante la riunione Claudia con Alice hanno controllato le firme facendo una stima di quelle che sono assolutamente perfette… e sono circa 850… ma consideriamo che di quese alcune potrebbero essere non valide perché già magari avevano firmato… su 12 presenti… in tre eravamo a conoscenza di tre firme non valide tanto per fare un esempio”. Poi, la corsa contro il tempo nel caos. Non era certo neppure il numero di firme che servisse per dare il via libera alla lista. Fino all’esultanza. “Festeggiamo tutti insieme?”, scriveva Mannino. Secondo l’accusa, quella notte furono fatte carte false. E la lista per le comunali fu presentata con il bollo del cancelliere del Tribunale, Giovanni Scarpello, pure lui finito sotto inchiesta.


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