La trattativa è quasi conclusa, Matteo Salvini e Luigi Di Maio hanno comunicato ieri sera al Quirinale di avere praticamente terminato la stesura del programma di governo con la conseguente definizione del nuovo esecutivo. Stasera probabilmente saranno tutti e due da Mattarella a fare il punto della situazione. Dal canto suo, il Capo dello Stato ha già fatto intendere la propria intenzione di “pesare” nella scelta del nuovo premier. Una settimana di fuoco quella dei leader della nuova maggioranza, passati nell’arco di sette giorni dal ventilare nuove elezioni in tempi brevi, al navigare spediti a braccetto verso Palazzo Chigi, passando per il passo indietro (e il salto in avanti, dopo la riabilitazione giudiziaria) di Silvio Berlusconi. Nasce così il governo “giallo-verde”, dopo una serie di incontri fiume , di cui l’ultimo questa notte presso l’Hotel President di Largo Augusto, a Milano.
Obiettivo delle trattative: trovare punti d’incontro fra i due programmi (sembrerebbero essere rimasti gli “intoccabili” reddito cittadinanza e flat tax, poco si sa al momento sull’immigrazione) e scrivere una lista dei ministri condivisa, che possa piacere agli elettori – in Italia, si sa, siamo sempre in campagna elettorale – e che riesca in qualche maniera a riscontrare le simpatie del redivivo (politicamente parlando) leader di Forza Italia e della Meloni.
Da quelle parti, nelle scorse ore, è stata ribadito ancora una volta la chiusura. Ieri sera, all’interno del programma di Giletti su La 7, Augusto Minzolini (Forza Italia) giocava già nel ruolo di oppositore, facendo le pulci al collega leghista Nicola Molteni. La leader di Fratelli d’Italia, da Lucia Annunziata, confermava di non voler prender parte a cose già stabilite, dove il peso dei 5 stelle rischia di bloccare l’iniziativa politica di chiunque ne faccia parte: “Oggi la Lega è la metà del M5S. Questo significa che i grillini potrebbero non consentire l’approvazione di niente”.
Ore frenetiche, quindi, per la scelta dei ministri che andranno – presumibilmente entro questa settimana – a sedersi al tavolo di Palazzo Chigi. Si allunga continuamente la lista dei “candidati premier” dell’esecutivo di compromesso: oltre agli ex duellanti Di Maio e Salvini, al nome leghista di compromesso (Giorgetti), alla soluzione tecnica (Belloni), al premier-giurista (Bongiorno) , sembrerebbero essere ora in campo due nominativi altisonanti della “Milano da bere”. Da un lato è emerso quello del rettore dell’Università degli studi di Milano Gianluca Vago (patologo), dall’altro quello assai più noto di Giulio Tremonti. L’ex ministro berlusconiano, più volte eletto in Parlamento con Forza Italia, sarebbe oggi nuovamente vicino al partito di Matteo Salvini, dopo che la Lega lo aveva candidato con successo al Senato nel 2013. Ultimamente, Tremonti aveva aderito al manifesto di “Rinascimento”, il movimento di Vittorio Sgarbi.