Il più impresentabile? | Crocetta Rosario da Gela - Live Sicilia

Il più impresentabile? | Crocetta Rosario da Gela

Il governatore ha puntato l'indice contro chi ha sposato la sua "rivoluzione" proveniendo dal centrodestra o dalle esperienze dei governi Cuffaro e Lombardo. Peccato che sia stato proprio lui a circondarsi di questi politici e questi burocrati. Pur di rimanere in sella.

PALERMO – Anche grazie al loro consenso è diventato presidente della Regione. E grazie ai loro voti in Aula, è riuscito a tenersi stretta finora la prima poltrona di Palazzo d’Orleans. Eppure, per Rosario Crocetta, quei politici sono dei reietti. Degli impresentabili. Su cui piazzare la lettera scarlatta dell’ignominia politica e personale. Un rito che ha bisogno di una buona dose di distrazione. Anzi, di una improvvisa e profonda amnesia. Quella utile a cancellare il giudizio di chi, da Nicolò Marino a Lucia Borsellino, da Nino Caleca agli ex amici di Confindustria lo hanno considerato, con gradazioni, toni e parole differenti, un impresentabile, appunto. Anzi, “l’impresentabile”: Crocetta Rosario, da Gela.

Il governatore si è accorto improvvisamente che pezzi di ciò che fu il centrodestra si erano intrufolati nella sua maggioranza. No, non nel buio di una notte in cui lasciarono aperti i portoni di Palazzo dei Normanni, ma tramite accordi e patti siglati attorno alle orate dei ristoranti di Mondello, dove Crocetta sedeva volentieri, o nelle convention che gasavano il governatore al punto da fargli credere di poter essere un novello Pio La Torre: “Qui c’è qualcuno che non deve stare”, disse cacciando, di fatto, un deputato incensurato come Riccardo Savona dalla kermesse del Pdr. Era un impresentabile. Come? E gli altri?

Amnesie, piroette e distrazioni. Perché adesso Crocetta ha scoperto l’importanza strategica dell’alleanza col Nuovo centrodestra di Alfano. Un partito passato, nei giudizi del governatore, dall’inferno al Paradiso. “Volete farmi alleare con quelli di Mafia capitale?” disse un giorno. Adesso, però, si può. L’importante è gridare: “No agli impresentabili”, mentre imbarchi quelli che tu stesso avevi considerato tali fino a pochi giorni prima.

E l’improvviso asse con Ncd, assolto dai suoi peccati dalla mano benevola del governatore gelese, ha finito per togliere un po’ di centralità a quelle forze che in questi mesi hanno tenuto in piedi lo stesso Crocetta. Tra questi, gli uomini di Totò Cardinale. Impresentabili, all’Improvviso. Anche per quel passato nel centrodestra di cui Crocetta si è accorto praticamente l’altroieri. Quando, forse, qualcuno gli avrà ricordato ad esempio che Michele Cimino, passato nella sua maggioranza praticamente un quarto d’ora dopo l’elezione avvenuta con Grande Sud di Micciché, era stato persino assessore di Raffaele Lombardo. In una giunta nella quale era presente Titti Bufardeci. Sì, esattamente l’uomo che Crocetta in persona ha indicato per un ruolo di prestigio nel Cga. Quando erano ancora presentabili, ovviamente.

Mesi in cui, ad esempio, a Crocetta – nonostante l’elezione del governatore sia diretta – tornava buono il sostegno di uomini come Franco Rinaldi, il più votato all’Ars o di Nino Dina, esponente di vertice dell’Udc, partito che lanciò per primo, cioè prima ancora del suo partito, il Pd, l’ex sindaco di Gela verso Palazzo d’Orleans.

Già, il suo partito. Non imbarchi chiunque, ha tuonato Crocetta. Svegliandosi come la bella addormentata nel bosco della politica siciliana. Da mesi il Pd imbarca chiunque (nel senso di politici con esperienze di vario tipo), ma fa comunque poca differenza. Perché ad esempio l’ex cuffariana Valeria Sudano o l’ex lombardiano Paolo Ruggirello, giusto per fare i primi nomi, erano già passati dall’opposizione alla maggioranza (la sua maggioranza) nel corso della legislatura tramite “gruppi intermedi” di avvicinamento al Pd. In quel gruppone a sostegno del governatore dove trovavano posto ex Mpa come Pippo Nicotra, l’ex Pid (cioè i cuffariani scissi dall’Udc) Totò Cascio, e gli ex miccicheiani Edy Tamajo e Luisa Lantieri. Ma il governatore se ne è accorto solo adesso.

E dire che invece, qualche mese fa, tra gli impresentabili figurava persino Antonello Cracolici, a causa di una inchiesta sulle spese dei gruppi parlamentari che si è risolta, per lui, in una assoluzione piena. Caso sufficiente per rilanciare il mantra degli impresentabili in giunta, dai quali guardarsi bene. Un esercizio di ipocrisia senza precedenti, visto che, ad esempio, mentre si lanciavano anatemi contro Francantonio Genovese e Franco Rinaldi per le inchieste sulla Formazione, restava in giunta, alle Infrastrutture, Nino Bartolotta che proprio di quel mondo politico era espressione.

Ma il presidente si è svegliato. E adesso il rischio è che si svegli del tutto. E che si accorga, ad esempio, che tra quelli che sostennero, fino al punto da litigare furiosamente con i vertici nazionali del partito, Raffaele Lombardo, governatore condannato per mafia e già allora indagato, c’era soprattutto Beppe Lumia, vero sponsor di Crocetta e grande manovratore anche di questa esperienza di governo: un consigliere e un suggeritore così vicino al governatore da essere chiamato addirittura “il senatore della porta accanto”. E al fianco di Lumia c’era Antonello Cracolici, che del suo partito, il Pd, è tornato a ricoprire il ruolo di capogruppo ed è oggi in grado di indicare anche un paio di assessori in giunta. Una giunta nella quale siede una sorta di “Bignami” dei governi passati. Di quelle esperienze che Crocetta indica col dito accusatore per dividere i buoni dagli impresentabili: Giovanni Pistorio fu l’assessore alla Sanità (alla Sanità…) con Totò Cuffaro e fu il braccio destro, con tanto di ruolo di segretario regionale dell’Mpa, di Raffaele Lombardo. Ma anche in questo caso, forse, nessuno l’aveva detto a Crocetta. O forse, semplicemente, il rivoluzionario governatore di Gela si è piegato alle esigenze dei partiti e del passato, inserendo addirittura un politico (fatto escluso dal primo giorno, proprio per non trovarsi in giunta degli “impresentabili”) all’interno di una teoria di facce e storie giunta alla quarantesima “icona” di quello che è un fallimento amministrativo. E al quale adesso Crocetta vorrebbe provare a mettere la nuova pezza con un rimpasto politico, accettato stavolta di buon grado, anche per ricevere i margini per piazzare nell’esecutivo qualche uomo-chiave, uomo di fiducia, tra i pochi ormai rimasti al governatore come Antonio Fiumefreddo. Del quale non si deve ricordare l’esperienza da Sovrintendente del Bellini di Catania proprio con Raffaele Lombardo (dal quale poi si separerà, come hanno fatto tanti da un certo momento in poi).

Se si svegliasse davvero, infatti, il governatore si renderebbe conto forse che quelli che, stando ai suoi criteri, possono essere inseriti nel girone degli impresentabili, abitano nelle camere attigue alla sua. In quella delle Segreteria generale, ad esempio, dove Patrizia Monterosso incarna il ruolo della sacerdotessa della continuità. Con quel passato che al governatore, a giorni alterni, appare inaccettabile. Ma la burocrate stranamente ai suoi occhi non ha alcun peccato da farsi perdonare, nonostante una condanna da oltre un milione di euro per danno all’erario.

Il presidente si è svegliato, insomma, ma non del tutto. Perché se il risveglio fosse completo, forse si accorgerebbe che quelli che lui considerava gli argini contro il passato impresentabile, la garanzia di quella rottura, lo hanno scaricato. Prima Nicolò Marino che ha parlato per primo di “antimafia fasulla” nel caso del governatore. Poi Nino Caleca che ha parlato dei pericoli – guarda un po’ – proprio del ritorno di quel passato. E ovviamente Lucia Borsellino, che ha tagliato la corda dopo l’imbarazzante caso – e l’intercettazione fantasma non c’entra nulla – che ha investito la Sanità siciliana, il medico personale di Crocetta Matteo Tutino e qualche manager che il presidente continua a frequentare, come se nulla fosse successo. Come se in quel caso, Crocetta si fosse assopito di nuovo, in una narcolessia selettiva. Quella che non gli consente di vedere che forse, tra amnesie, piroette e distrazioni, il vero impresentabile è proprio lui.

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