La replica non tarda ad arrivare. Dopo l’affaire Giammarinaro, Vittorio Sgarbi ci dà dentro, via comunicato stampa: “E’ una macchina del fango. Salemi con me “libera et immunis'”. La replica è appunto perentoria: “Giammarinaro mai alle mie giunte. Si fanno riemergere i fantasmi del passato per affermare l’opposto del vero. Quella di Salemi è stata ed è una grande rivoluzione, contrastata, com’era prevedibile, più dalla facile retorica dell’Antimafia che dalla effettiva capacità di condizionamento di Giammarinaro, pari a zero”.
“La recente operazione di sequestro dei beni disposta nei confronti di Pino Giammarinaro – aggiunge Sgarbi – corona un’indagine iniziata da lontano che ha accompagnato l’esistenza politica dell’esponente di una stagione democristiana sconvolta dalla fine dei partiti e dalla loro trasformazione; un’aurea sulfurea che si è tentato di usare e si userà per mettere in discussione e ostacolare qualunque processo democratico e di rinnovamento in Sicilia”. “Arrivato alla fine della sua carriera politica, – spiega – Giammarinaro ebbe l’intuizione di chiedere a me di candidarmi a sindaco, e raccolse i voti di un’area politica tradizionale legata alla cultura politica ormai inesistente, quella democristiana, insieme a quelli di cittadini desiderosi di un cambiamento che c’é stato. E potente. Ma quali condizionamenti poteva porre Giammarinaro a chi, con assoluta autonomia, fin dall’inizio aveva portato a Salemi persone che non vi erano mai passate, come Oliviero Toscani, Peter Glidwell, Graziano Cecchini, BernardoTortorici? Io sono stato pesantemente minacciato dalla mafia, – conclude Sgarbi – e non ho ovviamente pensato all’impotente Giammarinaro”.