MaCS, vernissage |del catanese Alfio Giurato - Live Sicilia

MaCS, vernissage |del catanese Alfio Giurato

Livesiciliacatania ha intervistato Alberto Agazzani (nella foto), curatore d’arte MACS.

MONASTERO SAN BENEDETTO
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CATANIA – E’stata presentata all’interno dell’antico parlatoio del Monastero di San Benedetto, sito in via Crociferi, la mostra del pittore trentacinquenne Alfio Giurato, alla presenza del direttore del museo, Giuseppina Napoli e del curatore-critico d’arte, Alberto Agazzani. Nella sala in cui un tempo era possibile colloquiare con le monache, nella rispettosa distanza rappresentata dalle grate, si è tenuta la conferenza stampa di presentazione della prima mostra che occupa alcune delle sale del complesso architettonico tra i più belli e fecondi di storia catanese ed esattamente quelle della Badia piccola del Monastero di San Benedetto.

Una delle opere esposte

Il vernissage inaugurale del museo d’arte contemporanea catanese che apre le porte questa sera alle ore 20, darà la possibilità di godere dei dipinti raffiguranti il tema del corpo umano realizzati dall’artista catanese Alfio Giurato, pittore dalla grandissima carica etica, come è stato definito dal critico d’arte Agazzani. Dal Maxx romano al MacS catanese. Almeno la pronuncia è uguale. Ma il MacS nasce all’interno di uno dei più incredibili luoghi della Sicilia e del mondo: un monastero di clausura nel quale da secoli si compie il mistero della contemplazione, della preghiera e della meditazione e dove la Bellezza, nella sua massima espressione, si manifesta come un’emendazione dello spirito.

“Attraverso il MacS – dichiara Giuseppina Napoli – si tende alla valorizzazione dei beni culturali del patrimonio siciliano ed alla promozione dell’arte contemporanea italiana e internazionale; ed è così facendo – prosegue – che si instaura un dialogo tra l’arte del passato e l’arte contemporanea, appannaggio di riflessione e meditazione continua”. L’arte vista nel suo percorso vitale, articolato, intriso di storia, di passato ed in sé portatrice di nuovo. Si parla di <tradizione del nuovo>, intesa come uso di forme della realtà note a tutti che vengono trasfigurate per mano degli artisti, con il risultato di immagini espressione di pulsioni ed emozioni sempre nuove.

Livesiciliacatania ha intervistato Alberto Agazzani, curatore d’arte MACS.

Lodevole il tentativo di portare una ventata di contemporaneità a Catania. Crede che questa città sia pronta?

“Io penso di si; sono stato tra i consiglieri degli assessori alla cultura, Fatuzzo e Ferrera, ma non siamo riusciti a fare nulla perché le istituzioni non hanno sensibilità verso le arti contemporanee. Il limite non è dei cittadini quanto dell’amministrazione. Cosa ha fatto questa per educare e far sì che l’arte diventi un linguaggio comprensibile agli uomini? Non dimentichiamo, infatti, che stiamo operando all’interno di una struttura privata”.

Qual è l’obiettivo che, attraverso lo strumento privato, vuole raggiungere?

“Rappresentare un’arte che abbia un valore estetico; un’arte che sia bella da vedere, che comunichi emozioni, ispiri domande e magari aiuti a fornire risposte. Non opere che provengono dalla fama, dalla gloria, dall’art system che ben sappiamo essere dominato da logiche puramente commerciali. D’altronde si parla di valore commerciale non più di quello estetico: il primo ha una performance molto più veloce perché chi specula sull’arte deve poter guadagnare in poco tempo. E per valore estetico non intendo la bellezza fine a se stessa, ma che esprime un valore etico, il famoso kalos kai agathos dei Greci. Qui esporremo opere belle che valgono per il loro valore etico, da quelle compiute dal più celebrato pittore a quelle di giovani capaci, e non a caso degno di nota è Giulio”.

Come si spiega l’attenzione verso il corpo umano, tema delle opere di Giurato?

“E’un po’ il riflesso del nostro tempo; il corpo umano da sempre, ancorché stilizzato, è stato al centro dell’attenzione; si pensi alla stilizzazione geometrica degli egizi. Nel ‘900 succede qualcosa. Per la verità, un accenno di cambiamento si coglie con la rivoluzione francese, quando, venendo a mancare l’ancien regime che utilizzava l’arte solo per glorificare il potere, gli occhi dell’artista si abbassano e si inizia a raccontare ciò che prima non era raccontato. Il corpo non è più portatore di un egoismo, della santità o del dolore (si pensi alla crocifissione). Caravaggio lo fece già nel ‘600 prendendo come spunto, escamotage il tema religioso. Nel ‘900 poi, complici la psicanalisi e la prima guerra mondiale, in contemporanea al divulgarsi della fotografia, la gente ha cognizione del corpo mutilato, sofferente, espressione di dolore. Insomma si assiste al cambiamento dell’idea del corpo con conseguente abbassamento della barretta del senso del pudore. Non dimentichiamo, infatti che tra 500 e 600 le donne non portavano i mariti in chiesa perché questi si turbavano dinnanzi ai seni in mostra di sant’Agata.

C’è una ragione nella scelta dei colori?

“Alfio non è un manierista e la scelta di questi colori non è un’imposizione. Durante la preparazione della tavolozza li impasta tutti ma al momento di lavorare usa sempre gli stessi. Di certi, i toni innaturali scelti accentuano la drammaticità e tolgono qualsiasi tentazione naturalistica”.

E il risultato?

“Il risultato è l’incredibile l’uso della materia. Si tratta di un talento naturale che nessun pittore può conquistare. E’ la capacità infallibile dei colpi di pennello sapientemente compiuti”.

Siamo di fronte ad un artista quotato nel borsino?

“Certamente. E’un giovane alla sua prima esposizione, ma, appunto è un giovane talentuoso. La critica d’arte non è una scienza esatta ma la funzione del critico d’arte è quella di aprire la strada proponendo l’artista al pubblico, unico in grado di esprimersi. Giulio non si è proposto ma siamo andati a scovarlo; siamo dinnanzi ad un pittore originale, pieno di talento, con una grandissima carica etica”.

Pensa che Giurato non abbia ancora preso coscienza di questa capacità artistica?

“Si, esatto ed è bene che non ce l’abbia perché riesce a lavorare meglio. E’un artista molto strutturato con un’etica granitica”.

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