Mafia, 38 anni fa l'omicidio Chinnici: la commemorazione - Live Sicilia

Mafia, 38 anni fa l’omicidio Chinnici: la commemorazione

Il ricordo del sindaco Orlando alla cerimonia che si è svolta in via Pipitone Federico

PALERMO – Si è svolta a Palermo, in via Pipitone Federico, la cerimonia di commemorazione in ricordo del magistrato Rocco Chinnici, assassinato il 29 luglio del 1983. Nella strage mafiosa furono assassinati anche il maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi e l’appuntato Salvatore Bartolotta, componenti della scorta del magistrato, e il portiere dello stabile, Stefano Li Sacchi, dove fu piazzata l’autobomba piena di tritolo che fu poi fatta esplodere.

“La strage di via Pipitone Federico, con un’autobomba che segue all’eccidio di Ciaculli del 1963 e precede le terribili stragi del 1992, ha contribuito a manifestare la violenza del sistema di potere politico-affaristico-mafioso. Rocco Chinnici resta nella storia della magistratura italiana ma anche della cultura del diritto – ha affermato il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, alla commemorazione del 38esimo anniversario dell’attentato mafioso in cui persero la vita il magistrato Rocco Chinnici, il maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi, l’appuntato dell’Arma, Salvatore Bartolotta, il portiere dello stabile, Stefano Li Sacchi e rimasero ferite diverse persone, tra civili ed agenti della scorta -. La sua intuizione del lavoro in pool dei magistrati antimafia – ha aggiunto Orlando – nonostante i tanti ostacoli, e la sua frequente presenza nelle scuole costituiscono pietre miliari del cammino di resistenza anche culturale e di liberazione del nostro paese nei riguardi della mafia. Fare memoria di quella terribile strage è atto di solidarietà nei confronti dei familiari di tutte le vittime e quindi anche Mario Trapassi, Salvatore Bartolotta e Stefano Li Sacchi, ma – ha sottolineato il sindaco di Palermo – interpella anche la coscienza di tutti noi a tenere alta la guardia e a considerare sempre in agguato il pericolo che la mafia assurga a sistema dominante, infiltrandosi nel gangli vitali dello Stato, e compromettendo libertà, democrazia e valori costituzionali del nostro paese”.


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