Mafia, arresti a Niscemi: scattano 29 misure su input della Dda - Live Sicilia

Mafia, arresti a Niscemi: scattano 29 misure su input della Dda

Blitz dei carabinieri
CALTANISSETTA
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PALERMO – Blitz antimafia a Niscemi, in provincia di Caltanissetta. I carabinieri stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 29 persone accusate di appartenere alla famiglia mafiosa locale.

Bloccato un omicidio

L’operazione è coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta. Gli indagati sono accusati di reati contro la persona e contro il patrimonio, nonché di detenzione di armi da sparo. Nel corso delle indagini preliminari è emerso anche il tentativo di omicidio di un imprenditore che anni prima aveva denunciato un tentativo di estorsione. Omicidio che è stato evitato grazie anche al monitoraggio da parte dei carabinieri coordinati dalla Dda.

I nomi degli arrestati

In carcere sono finiti Alberto Musto, 37 anni, Sergio Musto, 35 anni, Andrea Abaco, 27 anni, Francesco Amato, 53 anni, Giuseppe Auteri, 42 anni, Emanuele Burgio, 51 anni, Luigi Cannizzaro, 59 anni, Vincenzo Cannizzaro, 35 anni, Francesco Cantaro, 47 anni, Francesco Cona, 26 anni, Davide Cusa, 30 anni, Renè Salvatore Di Stefano, 33 anni, Alessandro Fausciana, 45 anni, Gaetano Fausciana, 54 anni, Salvatore Fausciana, 24 anni, Gianni Ferranti, 64 anni, Giovanni Ferranti, 40 anni, Salvatore Giugno, 55 anni, Giuseppe Manduca, 57 anni, Francesco Piazza, 59 anni, Antonio Pittalà, 32 anni, Salvatore Signorino Pittalà, 61 anni, Carmelo Raniolo, 49 anni, Paolo Rizzo, 69 anni, Francesco Alessio Torre, 46 anni, Carlo Zanti, 69 anni. Ai domiciliari il poliziotto in pensione, Salvatore Giugno, 55 anni, e due donne di cui non sono stati resi noti i nomi.

La violenza

Un contesto territoriale caratterizzato da uno spietato ricorso alla violenza – hanno ricostruito gli inquirenti – e all’imposizione del pizzo a commercianti ed imprenditori che venivano costantemente minacciati. Una delle vittime aveva osato ribellarsi 10 anni prima e così il capo mandamento – Alberto Musto secondo gli investigatori – aveva deciso che doveva morire. Nel corso delle indagini sono emerse anche minacce e intimidazioni dirette ad appartenenti delle forze di polizia.

Gli indagati avevano lasciato una testa di maiale davanti al portone di ingresso dell’abitazione di un poliziotto e avevano anche progettato, ma non sono a riusciti a portarli a termine, l’incendio di un’autovettura e colpi di arma da fuoco contro le abitazioni di altri esponenti delle forze dell’ordine. Tentativi che sono stati sempre anticipanti e sventati dai carabinieri. 

Il commento

Alla Dda, ai Carabinieri di Gela e al tenente colonnello Marco Montemagno sono arrivati i complimenti del senatore di Fratelli d’Italia Salvo Sallemi, componente della Commissione Antimafia.  Secondo Sallemi, “si tratta di una brillante operazione che afferma l’azione netta e forte dello Stato contro la mafia”. “La denuncia – conclude – è sempre l’unica strada per liberarsi dalla piovra e oggi possiamo segnare un giorno di ulteriore riscatto per la Sicilia”.

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