PALERMO – Condannato all’ergastolo per la strage di via D’Amelio e scagionaro, sospettato di avere ucciso l’agente Agostino e da stamani di nuovo in carcere con l’accusa di guidare la famiglia mafiosa dell’Arenella.
Si aggiunge una nuova pagina alla storia giudiziaria di Gaetano Scotto, 68 anni. Il suo nome, assieme a quelli dei fratelli Francesco Paolo e Pietro e del nipote Antonino, fa parte delle otto persone coinvolte in un blitz della Dia di Palermo. Pietro Scotto era stato condannato all’ergastolo per la strage di via D’Amelio e poi assolto in appello mentre per Gaetano l’accusa cadde quando furono smascherate le bugie del pentito Vincenzo Scarantino. Ora Gaetano Scotto è parte civile nel processo sul depistaggio.
Secondo la Direzione distrettuale antimafia, gli otto arrestati sono tutti affiliati alla famiglia mafiosa dell’Arenella, una delle più rappresentative del mandamento di Palermo-Resuttana.
Mentre la Dda indagava sui nuovi assetti mafiosi, nei giorni scorsi il procuratore generale Roberto Scarpinato ha spedito un avviso di chiusura indagine, che prelude a una richiesta di rinvio a giudizio, a Gaetano Scotto e Nino Madonia quali mandanti ed esecutori dell’omicidio di Nino Agostino e della moglie Ida Castelluccio. Un amico dell’agente è indagato per favoreggiamento.
Agostino e la moglie furono assassinati davanti alla loro casa di villeggiatura a Viallagrazia di Carini la sera del 5 agosto 1989. In questi 31 anni l’inchiesta si è dovuta confrontare con molte ombre e con tentativi di depistaggio contro i quali si è battuto il padre di Nino, Vincenzo Agostino.
In carcere finiscono Gaetano, Francesco Paolo Scotto e Pietro Scotto(di 68, 73 e 71 anni), il figlio di quest’ultimo, Antonino, di 41 anni, Vito Barbera, 58 anni, Giuseppe Costa, di 53, Paolo Galioto, di 29 anni. Ai domiciliari Antonino Rossi, 36 anni.