PALERMO – La sua vicenda è da primato. Francesco Balsano è stato capomafia di Monreale per appena dieci giorni. Al potere c’era arrivato il 25 febbraio scorso, forte anche di una parentele eccellente. È, infatti, nipote di Giuseppe Balsano, boss storico della mafia monrealese, morto suicida in carcere nel 2005. Era stato arrestato due anni prima dopo una latitanza di dieci anni. I carabinieri lo scovarono in una casa di Aquino, frazione di Monreale. E per lui si spalancarono le porte del carcere duro dove probabilmente sarebbe rimasto per sempre visto che veniva ritenuto responsabile di una serie di omicidi. Il suo suicidio nel carcere di Novara provocò parecchie polemiche. Una perizia aveva stabilito che le sue condizioni di salute erano compatibili con il carcere dopo che i legali avevano lanciato l’allarme suicidio.
Il 25 febbraio scorso il nipote, Francesco Balsano, 40 anni, riceveva l’investitura di capo in un casolare nelle campagne di Poggio San Francesco, frazione di Monreale. I carabinieri lo descrivono come uno spavaldo e pronto a tutto. Anche a puntare la pistola contro la faccia di un nemico per intimidirlo o, addirittura, a programmare un quadruplice omicidio.
Non ha fatto in tempo ad esercitare il suo potere di capo visto che è finito in cella il 6 marzo, dieci giorni dopo la sua nomina. “Senti, io con questi non ci voglio andare più avanti”, aveva detto prendendo le distanze da Giovan Battista Ciulla e Onofrio Buzzetta. Lo avevano accontentato, solo che agli inizi di marzo i carabinieri andarono a bussare alla porta di casa sua. Gli notificarono un ordine di carcerazione perché doveva scontare cinque mesi e pochi giorni agli arresti domiciliari per una precedente condanna. Durante la perquisizione i carabinieri trovarono una pistola automatica calibro 7.65. Probabilmente si trattava della stessa arma utilizzata per minacciare Buzzetta. E la carriera del nipote d’arte fu stroncata sul nascere.


