Mafia a Catania, i Cursoti Milanesi tra estorsioni e droga

Mafia a Catania, i Cursoti Milanesi e il giro d’affari tra estorsioni e droga

I retroscena del blitz eseguito dai carabinieri

CATANIA – I Cursoti milanesi, uno dei clan relativamente recenti attivi a Catania – diversi ma al tempo stesso ‘tollerati’ dai Santapaola – alla Vecchia Dogana avevano messo praticamente radici. Il gruppetto che faceva capo a Melo ‘pasta ca sassa’, al secolo Carmelo Di Stefano, praticamente entrava gratis in discoteca, consumava gratis e si faceva pure pagare la “protezione”.

Ne sono convinti i carabinieri – e dello stesso avviso è pure la Dda – che hanno messo a segno un’importante operazione antimafia, ieri, arrestando 21 persone al termine di un’indagine durata tre anni, dal 2021 al 2024. Le squadre dei Cursoti, tuttavia, sarebbero state due: una facente capo a Di Stefano, l’altra ai fratelli Alfio Cristian e Giuseppe Licciardello.

L’accusa di associazione mafiosa per i “Cursoti”

Tra le ipotesi di reato c’è per l’appunto quella di associazione a delinquere di stampo mafioso. Ritenuti parte di un’organizzazione facente capo – tra gli altri – a tale “Saretto u Furasteri”, morto nel dicembre del 2020, e suddivisa, come detto, in due squadre.

Ma c’è poi anche l’ipotesi di estorsione prolungata, reiterata e continuata ai danni di un locale, il cui titolare sarebbe stato letteralmente “assediato” dai mafiosi e dai loro amici.

Quel locale “assediato” dai ragazzi del clan

Giuseppe Ardizzone e il 25enne Giuseppe Piterà, due degli arrestati, a capo di un gruppo di circa quindici persone, avrebbe aggredito con una stampella gli addetti allo staff di sicurezza del locale.

Altri due, Pietro Gagliano e Giuseppe Santo Patanè, il 2 aprile di tre anni fa, avrebbero detto al proprietario: “Non è la polizia che ti risolve tutti questi problemi, i problemi possiamo risolverteli solo noi e sai come… dove è la polizia che ti aiuta”. Poi, mentre un gruppo di circa 50 persone cercavano di forzare l’ingresso al locale, avrebbero aggiunto: “Ci vogliono i soldi”.

Seicento persone a forzare l’ingresso

Un’altra notte, Ardizzone, Patanè e Gagliano avrebbero guidato un gruppo di circa 600 persone e forzato l’ingresso al locale. A quel punto avrebbero minacciato i barman per ottenere consumazioni e bottiglie a titolo gratuito.

Ardizzone, Gagliano, Piterà e Patanè (e un quinto indagato per cui non è scattato l’arresto) sono accusati di estorsione in concorso tra loro e con l’aggravante di aver favorito la mafia, avrebbero ottenuto varie cose. L’accesso reiterato e gratuito al locale, consumazioni gratuite e sconti nell’acquisto di bevande e bottiglie. E avrebbero pure chiesto 1.600 euro a settimana a titolo di protezione. Ma non è andata come speravano, perchè la vittima si è opposta.

Il traffico di droga

Secondo l’accusa, Giuseppe Agatino Ardizzone, Giuseppe Licciardello e Gabriele Giuseppe Piterà sarebbero stati i capi e gli organizzatori di un gruppo di trafficanti di droga. I tre avrebbero impartito direttive e assunto decisioni di rilievo per il sodalizio.

Avrebbero coordinato l’attività di acquisto dello stupefacente e l’attività poi svolta dagli altri, gestendo altresì la “cassa comune” alimentata dagli introiti dell’attività di traffico di stupefacenti. L’organizzazione avrebbe trafficato cocaina e marijuana da dicembre 2021 a ottobre 2022.


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