CATANIA – Sul campo agivano i colonnelli. Gestivano le piazze di spaccio, si rifornivano di droga e soprattutto distribuivano soldi nel clan. Ma il generale era solo uno, affiancato da un’ambiziosa aiutante di campo. Giovanni Nizza, detto “Banana” ha gestito dal carcere gli affari del gruppo Nizza dal 2019 al 2022, periodo coperto dalle indagini per l’operazione “Naumachia” che ha portato in carcere 38 persone con l’accusa di associazione mafiosa.
Durante la sua carcerazione Nizza scriveva lettere in cui indicava chi dovesse gestire gli affari dei Nizza, costruendo alleanze e distribuendo il potere a seconda di come si comportavano i suoi uomini sulle diverse piazze catanesi. Accanto a lui la moglie Maria Rosari Nicolosi, che per gli investigatori faceva da perno nelle comunicazioni tra dentro e fuori il carcere e consigliava il marito sul comportamento da adottare con gli uomini del clan.
Il ruolo della moglie
Nicolosi, stando a quello che dicono i pentiti, ha sempre voluto un ruolo più operativo nel clan Nizza, affiliato ai Santapaola-Ercolano, ma è stata fermata dal marito Giovanni e dal figlio Natalino, anche lui coinvolto nell’operazione. Quando i due sono finiti entrambi in carcere lei ha cercato di prendere in mano le cose, usando proprio la sua posizione che le permetteva di parlare con il marito in carcere, e dunque di diventare il punto di riferimento per chi gestiva gli affari dei Nizza.
Dal 2018 infatti Giovanni Nizza è detenuto a Saluzzo, in provincia di Cuneo. Al contrario di altri esponenti della famiglia Nizza però non è al 41 bis e dunque può comunicare con l’esterno. È per questo che gestisce le piazze di spaccio dei Nizza a Librino, San Cristoforo e San Giovanni Galermo. Scrive lettere, o parla con la moglie. A partire dall’emergenza Covid, poi, i due iniziano a sentirsi nel corso di videochiamate, a cui a volte partecipano anche i reggenti del clan. Si scambiano cenni con Nizza, il quale dà l’indirizzo su come vadano fatte le cose.
Le diverse reggenze
In un primo periodo Nizza nomina responsabile degli affari Silvio Corra. Il quale si prende gli affari che riguardano le piazze di spaccio e soprattutto la questione degli “stipendi”. Ovvero delle somme che il clan dà ogni mese ai suoi membri, o ai familiari dei membri in carcere.
Silvio Corra però inizia a collaborare con l’autorità giudiziaria e bisogna trovare subito un altro capo. Che Giovanni Nizza indica in Salvatore Scavone, uscito di galera e pronto a riprendere in mano le piazze di spaccio, le estorsioni e gli stipendi. Nizza dice a Scavone che non vuole che suo figlio, Natale “Natalino” Nizza, abbia nessun ruolo nel gruppo, ma Scavone scopre che Natalino è già “andato avanti” nella gestione dello spaccio di droga. Lo stesso Natalino Nizza, però, consegna a Scavone il foglio degli stipendi del clan, contento di lasciargli l’incombenza.
Proprio sugli stipendi e sul modo in cui Scavone gestisce i soldi da dare al clan, però, nascono diverse incomprensioni con Giovanni Nizza, che non è per niente contento di come si comporta il suo uomo sul campo. Scavone ritarda a consegnare i soldi degli stipendi e Giovanni Nizza parla con la moglie di metterlo alla prova, chiedendogli 3 mila euro per comprare tuta e scarpe griffate da sfoggiare in carcere per provare di avere a disposizione molti soldi.
La tensione tra Nizza padre e Scavone continua a crescere, al punto che nel giugno 2021, dopo l’arresto di Natalino per l’omicidio di Vincenzo Timonieri, Nizza accusa Scavone di avere un ruolo nell’arresto e di avere fatto soldi usando il suo nome. Nizza scrive una lunga lettera in cui ricorda a Scavone di avergli promesso che avrebbe accompagnato i suoi figli in chiesa, quando si sarebbero sposati, e che era intenzionato a mantenere comunque la promessa, facendo intendere a Scavone che li avrebbe accompagnati per il loro funerale.
La piazza comune
Ancora nel 2021 esce dal carcere Orazio Finocchiaro, del clan Cappello, che va da Salvatore Scavone a chiedere informazioni sugli affari dei Nizza nelle piazze di spaccio. I Nizza sono parte dello schieramento avversario dei Cappello, i Santapaola. Ma Finocchiaro dice che comunque Giovanni Nizza è “famiglia” e accampa anche pretese su uno stipendio.
Scavone gli risponde che se vuole uno stipendio allora deve mettersi su un motorino. Fare un giro dei quartieri e raccontare a tutti che da quel momento è parte dei Nizza. Ma Finocchiaro rifiuta dicendo che continua a stare con i Cappello. Scavone gli risponde che allora lo stipendio devono darglielo i Cappello e gli dà mille euro per umiliarlo.
Poco tempo dopo però si fa vivo Giovanni Nizza con una lettera consegnata alla moglie Maria Rosaria Nicolosi. E indirizzata sia a Scavone che a Rosario Lombardo, vecchio boss che prenderà il suo posto alla testa dei Nizza. Nella lettera Giovanni Nizza scrive l’impensabile. I Nizza devono “fare una cosa sola” con i Cappello, e con Orazio Finocchiaro, nella piazza di spaccio di San Giovanni Galermo.
Giovanni Nizza prosegue specificando che se si fosse fatto vivo Ciccio Napoli, a quell’epoca reggente dei Santapaola che avrebbe potuto avere a che ridire su un’alleanza tra i Nizza e i rivali Cappello. Scavone avrebbe dovuto rispondere che la droga era il business dei Nizza e potevano farla come volevano, ma per gli affari mafiosi sarebbero rimasti sempre con la famiglia Santapaola.
La piazza comune poi non si realizza perché l’altro destinatario della lettera, Rosario Lombardo, ricorda a Finocchiaro durante un incontro che quella decisione non può essere presa da Giovanni Nizza ma da altri esponenti più in alto, come Daniele e Andrea Nizza.
La reggenza Lombardo e il ruolo di Nicolosi
A fine dicembre 2021 però Scavone riceve l’ordine di tornare in carcere e in poco tempo si dà alla latitanza. A quel punto a gestire gli affari resta solo Rosario Lombardo. Che si rende conto che Scavone nell’ultimo periodo si era intascato i soldi della cassa comune dei Nizza. Alcuni dei quali destinati al pagamento degli “stipendi”.
Lombardo parla di queste cose con Nicolosi, al quale si lamenta del fatto che le persone chiedono conto a lei degli stipendi. Come scrivono poi gli investigatori, il peggioramento delle condizioni di salute di Lombardo, colpito da ictus, fa emergere ancora di più la figura di Nicolosi. Che assume a quel punto un ruolo più operativo nel gruppo.
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