Mafia di Brancaccio| Carcere duro per Cesare Lupo - Live Sicilia

Mafia di Brancaccio| Carcere duro per Cesare Lupo

Applicato il regime del 41 bis al boss che avrebbe fatto parte del triumvirato che gestiva il clan dei fratelli Graviano. Arrestato nel novembre del 2011, Cesare Lupo potrebbe avere mantenuto i contatti con l'esterno durante la detenzione.

IL PROVVEDIMENTO
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Cesare Lupo

Cesare Lupo, boss di Brancaccio

PALERMO – Sono arrivati di buon mattino. Il colloquio con i detenuti è il momento più atteso dai parenti. Stavolta, però, quelli di Cesare Lupo sono stati costretti a fare marcia indietro. Da oggi il boss di Brancaccio è ristretto al 41 bis, il regime del carcere duro riservato ai capimafia. Sarà trasferito a breve dal penitenziario palermitano dei Pagliarelli ad un altro di massima sicurezza nel Nord Italia.

La decisione del ministero dell’Interno arriva a distanza di mesi dall’arresto di Lupo, finito in manette nel novembre del 2011 nel corso del blitz della polizia denominato Araba Fenice. Tempi “normali” si limitano a dire gli investigatori. Parole dietro cui potrebbe celarsi una scelta investigativa. Il carcere duro serve a recidere i contatti fra il mafioso e l’esterno. Contatti che Lupo potrebbe avere mantenuto in questi mesi di detenzione. Nessun commento da parte del difensore dell’indagato, l’avvocato Giovanni Castronovo, ma solo la conferma che sarà presentato un reclamo al Tribunale di Sorveglianza contro l’applicazione del 41 bis per cui mancherebbero i presupposti.

Il mafioso di Brancaccio, indicato come componente di un triumvirato che avrebbe raccolto l’eredità dei fratelli Graviano, mentre scontava la prima condanna per mafia a Catanzaro si era laureato in Scienze giuridiche. Titolo della tesi: “Le estorsioni”. Lupo, una volta scontata la pena, sarebbe tornato a dirigere il clan che ha nel racket una delle principali fonti di guadagni.

Le indagini della sezione Criminalità organizzata della Squadra mobile lo piazzano assieme ad Antonino Sacco e Giuseppe Faraone alle dirette dipendenze del capo mandamento Giuseppe Arduino, l’uomo incaricato di gestire il patrimonio del clan per conto di Nunzia Graviano. Quest’ultima, sorella dei capimafia Filippo e Giuseppe, da Roma avrebbe controllato che tutto andasse per il verso giusto.

La centrale operativa di Lupo si trovava nel suo luogo di lavoro, l’Az trasporti di via Cappello. Lì incontrava gli affiliati e dettava gli ordini per le estorsioni. A proposito di pizzo, nei mesi scorsi Lupo è stato protagonista di un episodio insolito per un mafioso. Il boss di Brancaccio ha rispedito al mittente le accuse, bollandole come false, mossegli contro da quello che definiva un amico. E si è pure detto pronto a querelare Luigi Chiavetta, titolare del bar all’interno dell’ospedale Buccheri La Ferla. Colui che da accusato si è trasformato in accusatore, tirando in ballo proprio Lupo.

AGGIORNAMENTO DEL 13 NOVEMBRE: su richiesta di Carmelo Lupo, figlio di Cesare, sono state rettificate due informazioni. Cesare Lupo non è mai stato al 41 bis in precedenza e non è cognato dei fratelli Graviano, come in un primo momento era stato erroneamente riportato nell’articolo. Degli errori ci scusiamo con gli interessati e con i lettori.


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